Lo spettacolo, l’avanguardia, la voglia di stupire il mondo, un gran finale. Ma anche tanta pioggia, uno sbilanciamento in favore dello show puro che ha messo troppo spesso da parte i veri protagonisti, lo sport e gli atleti, l’ego spropositato di un paese che spesso si sopravvaluta. E’ l’altra faccia della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024, l’evento che ha fermato la città come tutto il mondo, che ha fatto e farà ancora parlare di sé, e che vissuta dal vivo mette in luce certe contraddizioni tutte transalpine. Una prova di forza muscolare in salsa parigina che però si è scontrata con eventi imponderabili.
Fuori discussione: la location e la modalità scelta è semplicemente d’applausi. O meglio, era. C’era di fatto una sola controindicazione nel rinunciare al comodo e caldo stadio per trasferire il tutto all’esterno: il fattore clima, che è ormai imprevedibile persino alle soglie di agosto. Ed ecco che puntuale la pioggia è arrivata e non ha fatto sconti a nessuno: si sono bagnati gli atleti in parata sulle barche d’antan, gli artisti, gli spettatori e anche i giornalisti, e così dopo pochi minuti la tribuna stampa ben allestita era inutilizzabile ed è toccato scegliere tra prendersi l’acqua o abbandonare la postazione e smettere di seguire. Per chi è restato, comunque, le soluzioni non sono mancate: l’inventiva delle colleghe statunitensi rifugiate sotto ai tavolini, chi si è avvolto nei cellophane con cui si proteggevano le apparecchiature… Si è bagnato anche Sergio Mattarella, che strenuamente ha resistito sotto la pioggia battente prima di venire coperto alla meno peggio.
Alla fine però i computer quasi tutti spenti, gli ombrelli aperti ovunque e gli occhi sulle barche che transitavano in modo forse un po’ confuso sotto ai ponti e tra le rive della Senna. Ed è la regia televisiva a metterci del suo in negativo: atleti inquadrati per pochi istanti o non inquadrati affatto, e poi il trucchetto della luminosità sparata a mille per non far vedere al mondo intero che a Parigi c’era il maltempo. Che si è acuito mentre iniziava la parte migliore: Nadal, Serena Williams comparsi come per magia a incantare tutti, Zidane che era favorito come ultimo tedoforo e che invece è il primo. Si prendono tanta acqua loro, non chi accende il tripode per davvero: la pioggia, come fosse un segnale, cessa di colpo. Passa quasi in secondo piano il continuo vorticare delle pale degli elicotteri per controllare che tutto vada per il verso giusto e che le minacce e le preoccupazioni, Israele, l’Isis, e quant’altro non diventino realtà. E alla fine, va tutto liscio: se non fosse per quella pioggia…