Federica Pellegrini è tornata a parlare del suo addio al nuoto. L’azzurra ha raccontato alla Gazzetta dello Sport di come l’assenza di Franziska Van Almsick e Laure Manaudou al suo ultimo saluto in vasca l’abbia fatta “rimanere male”: “Franziska aveva degli impegni, Laure ho provato a contattarla in tutti i modi ma non mi ha mai risposto. Non siamo mai state rivali dirette, c’era riverenza e sana invidia, il voler diventare come era lei. Poi le storie con Laure si sono intrecciate un po’ di più e sotto diversi aspetti. Agonisticamente le ho odiate tutte. Per me era essenziale, in finale mi faceva reagire in un altro modo. Fino alla gara io odio il mondo. Dopo, amici come prima. All’Olimpiade di Tokyo con la Ledecky fino alla finale non ci siamo mai salutate, poi ci siamo abbracciate”.
“Lo sport purtroppo in Italia c’entra sempre poco, dovrebbe essere il motore trainante della società: è una delle poche cose che funzionano” sostiene Federica, che esclude subito un futuro in politica: “Non sono fatta per la politica pura, non è semplice. La politica sportiva la posso accettare, quella parlamentare in questo momento no. Io deve essere pronta per fare le cose, devo sentirmi preparata. Se mai avessi un ruolo nello sport devo essere messa lì per meriti, non perché me lo regalano”.
“Le crisi di panico nascevano dalla pressione – racconta infine l’azzurra – Tante gare un po’ buttate per inesperienza e un po’ per la pressione che ti blocca tutto, il modo di pensare, come nuoti e tutto il resto. Ho imparato sempre di più a gestirla negli anni, ma perché col tempo me ne sono fregata di quello che diceva la gente. Fa tutto parte delle esperienze vissute”.