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“Ho deciso di stare in altura fino all’ultimo, in modo da sfruttare l’effetto quota il più possibile. Nel fondo darò una mano alla staffetta. Era troppo impegnativo fare tutto. In altura mi sono concentrato soltanto sulla vasca. Per il momento ho tralasciato un po’ il mare. Devo dire che ci sta. Il mare mi ha aperto, mi consente di spaziare, allontanarmi dalla vasca, dove sei molto condizionato dalla ripetitività. Mi sento come in Formula 1, dove le rotte e le boe sembrano le curve di un circuito. È’ vero contano le medaglie, andrò a Parigi per riprendermi l’oro, va bene comunque qualsiasi gara. Non si può sempre preparare tutto, adesso. Il mare lo riprenderò da gennaio in avanti“. Gregorio Paltrinieri si racconta in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. L’olimpionico vuole rompere il muro dei 14 minuti nei 1500 metri, divisi in vasche da 25 metri. Da qui l’allenamento in altura. “Lo sport non è mai fine a sé stesso– dice Paltrinieri- Deve portare sempre valori al di là delle vittorie. Viviamo anche di rispetto delle regole e la sostenibilità rientra in questo ambito. Oggi non si può pensare di sprecare soldi e strutture. È funzionale a tutti agli atleti ma anche alla popolazione: vorrei portare il fondo nelle spiagge. Nelle gare in mare cerchiamo sempre di più di usare meno plastica, e creiamo attività collaterali dove gli atleti aiutano a pulire la spiaggia”.
E su Tokyo 2020: “La sveglia alle 2.30 del mattino per la 10 km. Svegliarsi a a quell’ora per una gara è stato davvero stranissimo. Ero tesissimo, non sapevo se avrei finito quella gara con tutto quel caldo. Poi vedere vincere nel Villaggio tutti insieme Tamberi e Jacobs, resta il ricordo più bello. L’atletica ci ha fatto godere ed esaltare”.
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