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“L’Olimpiade è un sogno, non ho la presunzione o ossessione della qualificazione olimpica, sono gli altri che devono. Io lo vorrei perchè sarebbe un bellissimo traguardo approdare alla quinta Olimpiade, sarebbe pazzesco, ma siamo in una nazione molto competitiva”. Queste le dichiarazioni di Filippo Magnini che a 39 anni suonati ha deciso di tornare in vasca e lavorare per raggiungere un pass per le Olimpiadi di Tokyo. “I tre anni senza gare non mi spaventano, se non fosse qualcosa di difficile non l’avrei fatta. Senza questo 2020 non lo avrei fatto più, idem senza il posticipo olimpico. L’assoluzione totale ha fatto il resto – ha raccontato a La Gazzetta dello Sport riferendosi alla squalifica per doping, in seguito cancellata – Assoluti? Ho talmente desiderio di gareggiare in questo periodo di così poche gare, che riuscirci a Milano, a Lodi e Riccione è un colpo di fortuna. Dopo 2 mesi di allenamenti non è facile fare certi tempi. Come mi sento? Con una carica infinita e la voglia di ributtarmi in acqua in una versione diversa, con una mentalità nuova. Una carica che nasce da mia figlia Mia, da Giorgia (Palmas, ndr) e dall’aver vinto la battaglia doping che mi ha liberato tantissimo. Sono l’atleta più motivato del mondo, non posso essere ora il più forte ma la testa può fare tutto”. E in merito alla tanta concorrenza, Magnini non si dà per vinto: “Miressi è la nostra punta di diamante, nei 100 sl non ha rivali; dietro ci sono tanti bei nomi, da Dotto a Vendrame, da Frigo a Zazzeri, da Orsi a giovani come Ceccon e Bori. Tutti possono puntare alla staffetta, ma i tempi sono quelli che ho lasciato 3-4 anni fa. Vorrei far vedere la mia miglior versione a 39 anni. Sfido me stesso”, ha concluso.
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