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“Mi sono ascoltata dentro a lungo, ho parlato con il mio allenatore e alla fine abbiamo capito che la causa è stata la vicinanza al ciclo. L’ho calcolato malissimo, e mi sono trovata a gareggiare nel momento per me peggiore fisicamente: mi sentivo come su un’altalena, con cali e stanchezze repentine”. Federica Pellegrini ha rilasciato un’interessante intervista al Corriere della Sera, fornendo un’insolita e curiosa spiegazione della brutta prestazione nella finale dei 200 metri stile libero di Rio.
“Quella finale è stata l’unica cosa sbagliata in un anno da incorniciare, – commenta la “Divina” – “Quel giorno ero completamente un’altra persona rispetto alla semifinale. Non voglio attaccarmi ad alibi, ma il ciclo è un aspetto che ho sottovalutato”.
I mass media hanno trovato spiegazioni differenti, alcune delle quali non sono piaciute alla Pellegrini. “Sì, perché non ammetto più che possa venirmi affibbiato il solito problema mentale. È passato il tempo in cui ero la bambina alle prima armi. Era la mia quarta finale olimpica, sapevo cosa mi giocavo. Anzi, a detta di tutti ero persino troppo tranquilla…”. Federica svela anche i retroscena del post-gara – “Quel giorno me lo porterò dietro per tutta la vita. Appena uscita dall’acqua ho detto “basta, non voglio più soffrire così”. I pianti e le facce disperate di chi mi stava intorno spero di non rivederli mai più…”.
Lo sfogo sui social, ma poi una riflessione più lucida – “Del resto sono una persona istintiva, quel giorno volevo solo tornare a casa” – seguita dal nuovo piano per i prossimi anni. “Ho un programma quadriennale. Una volta che ho deciso di continuare, era scontato guardare a lungo termine. I Mondiali di Budapest di quest’anno sono solo il primo obiettivo. Tokyo 2020? Mi piacerebbe, ma non so quanto sarò ancora competitiva a 32 anni”.