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“Speranza? Certo che ne ho, nella mia testa c’è sempre speranza. Il mio obiettivo era partecipare all’Olimpiadi e non è cambiato: se tutto andrà bene ci andrò. Paralimpiadi? Non ci ho pensato voglio prima pensare e vedere dove posso arrivare”. Lo ha dichiarato Manuel Bortuzzo, il nuotatore rimasto ferito nella notte tra sabato 2 e domenica 3 febbraio nell’incontro con la stampa organizzato presso il Centro Federale della Fin di Ostia. “Dove mi vedo tra dieci anni? Mi sa ancora in tv, per un motivo o per l’altro. Ma spero in piedi – ha proseguito l’azzurro nell’incontro con la stampa – A che punto sono con la riabilitazione? Rispetto all’obiettivo finale sono a bassi livelli ma il modo in cui sono arrivato qui mi dà grande fiducia di poter arrivare dove voglio in breve tempo e nel migliore dei modi”.
A chi gli chiede se ha mai pensato di incontrare chi gli ha sparato Bortuzzo risponde così: “A me non cambierebbe nulla, direi anche no. Se me li trovassi davanti forse mi metterei a ridere perché non ha senso quello che hanno fatto, ma non ci sarà modo – ha precisato il nuotatore veneto – Per guardare avanti non bisogna guardare indietro. Io un esempio? Me lo dicono in tanti, ma non ne sento il peso. Sono me stesso e continuerò a esserlo. Un messaggio ai coetanei? Non tiratevi indietro, i problemi grossi magari non sono quelli che uno pensa”.
“Come ho detto un sacco di volte, io stavo vivendo la mia vita, ero felice, felicissimo, non stavo facendo niente per andare incontro a una cosa simile. Quindi questa cosa doveva semplicemente succedere: non rimpiango di non aver fatto qualcosa di diverso, perché stavo facendo quello che mi sentivo di fare. Quindi a posto così – ha proseguito Manuel – Nessun odio da parte mia? È il mio carattere. Conosco persone che se la sono presa a morte con chi gli ha creato il danno, invece c’è gente come me che ci passa sopra e pensa a sé stesso e a recuperare in fretta, perché quello che voglio è tornare tra i miei ragazzi normalmente. Perdonare i miei aggressori? Non è un fatto di perdonare o meno. Io semplicemente non do loro nessun peso, li lascio perdere. Loro avranno le loro conseguenze e anche queste non mi interessano. Perché il problema non sono loro due, ma il genere, il tipo di persone, il contesto sociale. Come loro due ce ne sono tanti altri: quindi non serve prendere di mira loro. Piuttosto bisogna fare qualcosa per tutti gli altri”.
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