“Coi Mondiali in vasca corta si è aperto il nuovo quadriennio ed è stata l’occasione per integrare nella squadra nazionale giovani emergenti che hanno dimostrato la qualità e profondità del movimento. Pur senza nostri campioni affermati come Paltrinieri, Ceccon e Martinenghi, impegnati in una ripresa più graduale dopo le Olimpiadi di Parigi, la squadra ha dimostrato di avere le potenzialità per continuare a crescere in risultati e prestazioni”. Il presidente della Federazione Italiana Nuoto, Paolo Barelli, ha parlato, in una lunga intervista all’Italpress, dell’apertura del quadriennio verso Los Angeles 2028 con i Mondiali in vasca corta di Budapest terminati pochi giorni fa. “La formazione continua dei tecnici, l’investimento nei centri federali, che consentono agli enti locali di garantire l’accesso a piscine altrimenti destinate alla chiusura o ad attività parziali, sono ulteriori punti di forza della progettualità federale che ormai da vent’anni assicura ricambio generazionale e continuità di successi. Le Olimpiadi di Parigi hanno espresso la nostra forza; sei medaglie sono tante, nessun’altra federazione le ha conquistate. Peraltro con sette quarti posti e altre 12 presenze in finale. Sarebbero potute quindi essere ancora di più e chissà dove sarebbero potuti arrivare i nostri ragazzi della pallanuoto senza quel grossolano errore tecnico che da sportivi dobbiamo accettare, ma che non per questo riusciremo mai a giustificare. Abbiamo portato tutte le nostre discipline ai Giochi con un percorso pieno di successi; lavoriamo per confermarci, come i prestigiosi risultati delle nostre squadre nazionale giovanili dimostrano, ma anche il mondo sta crescendo. Quindi sarà sempre più difficile confermarsi dopo le otto medaglie di Rio de Janeiro 2016 e le sette di Tokyo 2021. Non desidero parlare dei singoli, ma del collettivo. I campioni sono solo la massima espressione di un movimento sostenuto dalle società. Loro sono simboli della quotidianità, dei sacrifici dei dirigenti che sono riusciti a superare uno dei periodi socioeconomici più difficili della storia sportiva del nostro paese a causa del Covid e dell’imponente aumento dei costi energetici. Primeggiare negli sport acquatici è molto difficile sia per la concorrenza mondiale, sia perché gli impianti natatori, prevalentemente mono-disciplinari, richiedono importanti risorse destinate a funzionamento e manutenzione. Per essere competitivi dobbiamo garantire l’accesso dei giovani nelle piscine. Per favorire tutto ciò bisogna abbattere i costi di gestione, sviluppando una maggiore sensibilità verso la sostenibilità ambientale e promuovendo la ricerca di soluzioni volte all’efficientamento energetico. Inoltre la Federazione sente anche di essere responsabile del benessere sociale perché sa che pratica motoria significa minore spesa sanitaria e soprattutto sa che insegnare a nuotare, peraltro in un Paese peninsulare, salva la vita, la propria e quella degli altri”, conclude Barelli.
Come è uscita l’Italia dai Mondiali di Budapest
Italia che ha rispettato le aspettative alla vigilia della manifestazione. Senza i tre pilastri del nuoto azzurro Thomas Ceccon, Gregorio Paltrinieri e Nicolò Martinenghi la doppia cifra di podi sarebbe stata un ottimo risultato. Il contingente guidato dal direttore tecnico Cesare Butini chiude la sei giorni ungherese con otto medaglie (1 oro-5 argenti-2 bronzi) e all’ottavo posto nel medagliere. Primo posto per gli imbattibili Stati Uniti, davanti agli Atleti Neutrali (Russia+Bielorussia) e al Canada. Italia che è quinta per totale di medaglie, ma chiude dietro Cina (3-1-1), Svizzera (3-0-0) e Ungheria (2-2-0) per minor numero di ori. Il migliore della rassegna in terra magiara è sicuramente Alberto Razzetti, che ha fatto le veci alla perfezione dei tanti assenti di spessore e ha ottenuto ben tre medaglie: due argenti, uno nei suoi 200 misti e uno nei 200 farfalla, e un bronzo nei 400 misti, nonostante le scorie accumulate nei primi giorni di gare. Impegnata in tantissime gare anche Sara Curtis che, nonostante la giovane età (classe 2006), ha dimostrato grande costanza di prestazioni con l’acuto della 4×50 stile mista dove è stata decisiva nel sorpasso sul Canada per l’unica medaglia d’oro dell’Italia in questa spedizione. Buon argento per Simona Quadarella, nuovamente battuta dalla tedesca Gose, come ai Giochi Olimpici di Parigi, ma con un tempo vicino al personale (15’30”14). Lorenzo Mora trova l’acuto nei 200 dorso dietro l’imbattibile Kos. Ottime sensazioni dalle staffette al maschile che, oltre al già citato oro, portano un argento (4×100 stile) e un bronzo (4×200 stile). Miglioramenti anche tra le donne con diverse finali, ma nessuna medaglia.