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“Volevamo distrarci e passare una serata piacevole dopo la lunga preparazione e il
mondiale andato cosi’ cosi’, invece abbiamo vissuto una tragedia che difficilmente dimentichero'”. Giulia Viacava, azzurra della pallanuoto, racconta cosi’ quanto accaduto ieri notte nel locale Coyote Ugly, una discoteca al centro di Gwangju. Verso le 2.30 un tremendo rumore commisto a urla di paura e dolore: era appena crollata una balconata sospesa a due metri e mezzo di altezza con un centinaio di persone. Il bilancio, ancora ufficioso, indica due morti e circa 16 feriti, che sarebbero potuti essere anche di più se non fosse intervenuta subito la Viacava che, oltre a giocare a pallanuoto, si è laureata in scienze infermieristiche a Genova un paio di anni fa grazie alle insistenze di papa’ medico e mamma infermiera. “Ho cercato di intervenire il prima possibile, vedevo persone ferite che si lamentavano e chiedevano aiuto – ha raccontato l’azzurra – I soccorsi tardavano e cosi’ ho cominciato ad assistere chi potevo”.
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“Vicino a me c’era l’americana Kaleigh Gilchrist. Aveva il polpaccio sinistro esposto – ha proseguito la Viacava – Le ho
fermato l’emorragia prima che intervenisse l’ambulanza per portarla in ospedale dove e’ stata operata. Poi mi sono occupata di un nuotatore brasiliano che aveva subito un trauma contusivo
con escoriazioni alla scapola destra. Ho disinfettato la ferita e con Izabella e altri atleti brasiliani l’abbiamo accompagnato in taxi al centro medico del villaggio atleti, dove e’ stato medicato”. Per la 24enne genovese e’ stato un vero e proprio incubo: “Rientrata nell’appartamentino ho provato a dormire, ma continuavo a ricordare quelle scene di panico. Avevamo percepito il dramma in corso – ha spiegato la Viacava, che si era recata in discoteca con la compagna di squadra Izabella Chiappini – Abbiamo visto uno dei due sudcoreani morti con gli occhi sbarrati e la testa penzoloni. Poche ore e siamo partite con la squadra verso l’aeroporto: erano le 6, ma solo in aereo sono riuscita a dormire un po’. Finalmente sono tornata a casa”.
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