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Manila Flamini e Giorgio Minisini verso l’argento nel libero alle spalle della Russia. La routine della coppia azzurra, sulle note di “The Duel Drum & Piano”, convince ai Mondiali di Gwangju 2019. Queste le loro impressioni al termine della prova.
“Siamo distrutti, questo doppio è la morte dei sensi – racconta Minisini – Dura circa un minuto più del tecnico, ma è veloce, lungo, intenso, pieno di apnee e collegamenti con quattro connessioni su altrettante vasche, difficile da gestire dal punto di vista dello scivolamento perché poi le connessioni tendono a fermare l’esercizio ed invece i giudici vogliono che continui a muoverti e quindi rispetto ad altri doppi che ne hanno meno dobbiamo svolgere il doppio del lavoro. Noi abbiamo puntato tanto sulle difficoltà quest’anno. Vista la gara forse sarebbe stato meglio presentare figure più semplici perché più comprensibili ai giudici. Una verticale statica è facile da vedere e da segnare, mentre una verticale a 45° rischi che si perda. Abbiamo preso questo rischio perché volevamo portare qualcosa di più complicato, che sentissimo di più”.
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Continua Flamini:“Per noi questo esercizio è il massimo che potessimo eseguire, lo portiamo da due anni. Lo sentiamo nostro ed eravamo abbastanza tranquilli. Sapevamo quello che dovevamo fare. Lo conosciamo nel profondo. Solo in stagione l’abbiamo nuotato in gara una quindicina di volte. E’ complicato, probante dal punto di vista fisico. Basti pensare alla prima apnea che dura 17-18 secondi. Eppure l’abbiamo voluto rendere ancora più complesso. Così abbiamo cambiato un intero pezzo di gambe la settimana scorsa su suggerimento di Stephan Miermont. Ci ha detto che l’esercizio aveva tutto, ma che avremmo potuto renderlo più difficile e così abbiamo inserito tutte le difficoltà possibili. I due azzurri hanno qualche rammarico nei confronti dei giudici che, secondo loro, spesso non si accorgono delle difficoltà che vengono aggiunte, ammettendo comunque la netta superiorità della Russia.
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