Sette medaglie. Piccola Italia, sì, ma non sul podio. Windsor va in archivio e la spedizione del nuoto azzurro ricomincia da un tesoretto che non può passare sotto traccia: i mondiali in vasca corta appena conclusi, la prima importante manifestazione dopo l’Olimpiade, hanno portato un bilancio migliore di quello di Doha 2014, quando arrivarono sei medaglie ma il gruppo era molto più nutrito. Pochi ma buoni, dunque? Sicuramente le gare sui 25 metri vanno analizzate con prudenza, ma sta di fatto che il nuovo corso del ct Butini non poteva ricevere un battesimo migliore. I numeri hanno dato ragione alle scelte fatte, non proprio apprezzate da chi invece di volare in Canada era rimasto a guardare la tv: degli undici italiani convocati, solo Detti, Dotto e il debuttante Carini non sono andati sul podio, mentre gli altri hanno centrato l’obiettivo andando in qualche caso anche oltre le migliori aspettative.
Davanti a tutti, ancora una volta Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. Per la Divina un dieci e lode in pagella, figlio dell’unica medaglia che ancora non si era messa al collo con i suoi 200 stile. E con una rimonta spettacolare sull’ungherese Katinka Hosszu che, per inciso, dopo quella gara le ha vinte tutte (per un totale di sette ori). Aggiungete poi le staffette, con l’argento nella 4×100 sl e il record italiano nella 4×50 stile, e il risultato diventa un capolavoro. Quel capolavoro solo sfiorato da SuperGreg. Il campione olimpico dei 1.500 si è dovuto accontentare (si fa per dire) dell’argento alle spalle del coreano Park, oggettivamente in condizioni fisiche migliori rispetto al carpigiano che ha provato a contenerlo fino ai 1.100 per poi lasciarlo andare. Uno scricchiolio che preoccupa? Niente affatto. Intanto per il tempo di tutto rispetto, 14’21″94, poi per una preparazione non spinta al massimo nei tre mesi post Rio, tra una lenta ripresa e il lavoro in altura a Livigno. Possiamo stare tranquilli: Paltrinieri ha solo pigiato sul tasto pausa, come è anche giusto che sia dopo un quadrienno ad alta intensità. Ma dal 2 gennaio si torna a fare sul serio verso i mondiali di Budapest a luglio.
Insieme a Greg ha staccato la spina pure Gabriele Detti, che a dir la verità è proprio andato in black out. A Windsor il doppio bronzo olimpico ha debuttato fallendo l’ingresso in finale nei 400 stile, per poi arrivare ultimo nei 1.500 peggiorando oltretutto il tempo delle batterie. Per lui è arrivata la ramanzina del tecnico Stefano Morini, che gli ha rimproverato qualche distrazione di troppo nel rientro in acqua. Anche per lui aspettiamo il 2017. Bene, anzi benissimo, il trio delle velociste. E’ stato un grande mondiale quello di Silvia Di Pietro che, con tre medaglie su cui spicca l’argento individuale nei 50 sl con tanto di record italiano a 23″90, si conferma una garanzia assoluta, così come Erika Ferraioli e Aglaia Pezzato in chiave staffette. Segnali incoraggianti da Martina Carraro e Silvia Scalia, che si prendono l’argento nella staffetta mista. La dorsista, al debutto nella Nazionale dei ‘grandi’, è andata meglio del collega Giacomo Carini che comunque nei 200 farfalla ha replicato il suo personale di 1’53″92. Giudizio sospeso su Luca Dotto: il campione europeo dei 100 stile tocca quinto con 46”95, un tempo buono se consideriamo che l’atleta della Lurus non scendeva sotto i 47 secondi da quattro anni. Peccato per il guizzo che alla fine manca, pure nei 50 stile. Grandissimo ritorno sul podio dopo quattro anni per Fabio Scozzoli, bronzo nei 100 rana per scacciare i brutti ricordi e rimettersi in marcia per i mondiali ungheresi della prossima stagione.
Adesso l’attenzione si sposta tutta su Riccione, dove venerdì e sabato si nuoteranno gli Open in vasca lunga. Comincia la lunga marcia di avvicinamento a Budapest, soprattutto con la novità dei diversi criteri di selezione decisi dalla Federazione. “Voglio vedere tempi importanti ai Primaverili, per poi completare la squadra in termini di staffetta e rifinire il lavoro”, ha detto Butini prima di lasciare il Canada. Si decide tutto ad aprile, dentro o fuori e niente scuse.