“Ora non ridere perché sono caduta, ma scappa perché mi sto rialzando“. Questa frase di Alessandra Call può essere applicata a diversi momenti della carriera di Federica Pellegrini, fatta di tanti alti ma anche qualche basso molto pesante. Federica ha sempre avuto la forza di rialzarsi e di tornare più forte di prima, esattamente come l’Araba Fenice che porta tatuata sul collo. La frase citata, in particolare, potrebbe essere usata per descrivere due momenti distinti del 2008 di Federica. L’azzurra si presentò infatti agli Europei di Eindhoven da favorita dei 200 stile libero, distanza in cui l’anno precedente, ai Mondiali di Melbourne, aveva ottenuto il suo primo record del mondo. Le carte in regola per vincere il titolo continentale c’erano tutte, ma Federica venne squalificata per falsa partenza. Il ricorso della FIN venne rifiutato dal giudice di gara e a nulla servirono le polemiche: squalifica confermata e addio sogni di gloria, almeno nei 200.
Sì, perché qualche giorno dopo, sulla doppia distanza, Federica vinse e lo fece stabilendo il nuovo record del mondo. La rabbia però rimase per quel titolo nei 200 che tutt’ora viene considerato dalla nuotatrice “un po’ rubato“. Quell’oro mancato può essere considerato la prima caduta del 2008, caduta dalla quale Federica si rialzò immediatamente con un successo. La storia si ripeté qualche mese più tardi, ai Giochi Olimpici di Pechino 2008. A differenza di quanto successo agli Europei, il programma olimpico prevedeva prima i 400m stile libero e poi i 200. Chiaramente, la Divina del nuoto azzurro si presentò da protagonista su entrambe le distanze, visti i record stabiliti recentemente. Le finali dell’Olimpiade cinese, contrariamente a quanto accade normalmente, si svolsero la mattina, mentre le batterie il pomeriggio. Variabile non di poco conto per i nuotatori, abituati all’inverso.
Pellegrini infatti, stabilì il record del mondo in batteria confermando uno stato di forma eccellente. In finale però, qualcosa non funzionò, l’azzurra rimase troppo indietro e nelle ultime vasche, dove solitamente fa la differenza, non trovò il giusto cambio di ritmo. Il tocco finale sulla piastra decretò il quinto posto. Piazzamento di tutto rispetto, ma deludente per un’atleta con aspettative così alte. A quel punto, come troppo spesso accade, la notorietà della nuotatrice allenata da Alberto Castagnetti fu un’arma che le si ritorse contro, con polemiche e critiche che si aggiunsero al carico emotivo da sopportare. Altra caduta dell’anno per Federica. La possibilità di riscatto arrivò appena qualche ora dopo, nei suoi amati 200 stile libero. Tutti si aspettavano un’immediata risposta da parte della 20enne veneta, ma dopo la cocente delusione dei 400sl nessuno si sarebbe aspettato tanto: nuovo record del mondo. Questo avrebbe dovuto rassicurare i tanti tifosi, ma in realtà non fece altro che aumentarne la preoccupazione perché era esattamente quanto successo nella doppia distanza e lì il finale non era stato dei migliori.
Ma è proprio vero che le avversarie, dopo aver visto l’inaspettata caduta di Federica, avrebbero dovuto spaventarsi perché l’Araba Fenice si stava rialzando e il meglio doveva ancora arrivare. Pellegrini arrivò in finale con il terzo tempo, dietro alla slovena Sara Isakovic e la statunitense Katie Hoff, pronte ad approfittare di un eventuale black-out dell’azzurra. La gara si aprì con una partenza razzo della cinese Jiaying Pang, che costrinse Pellegrini ad accelerare più del dovuto nella prima parte di gara. La padrona di casa riuscì a mantenere alto il ritmo e l’ultima vasca fu una lotta sul filo dei centimetri. Federica mise in vasca tutto ciò che aveva e anche qualcosa in più: nessuno poteva toglierle quella medaglia. Pellegrini toccò la piastra e si girò verso il tabellone: affianco al suo nome c’erano il tempo (1’54″82), il numero 1 e le lettere “WR”. Federica Pellegrini divenne campionessa olimpica stabilendo il nuovo record del mondo, prima nuotatrice azzurra capace di vincere la medaglia d’oro in una rassegna a cinque cerchi. Storia era fatta, perché una campionessa di tale calibro può inciampare e cadere, ma quando si rialza, statene certi, lo fa in grande stile.