Gregorio Paltrinieri a questa Olimpiade non doveva esserci. Siamo agli inizi di giugno quando gli viene diagnosticata la mononucleosi: una mazzata tremenda. Il carpigiano non sta bene: febbre, placche alla gola e spossatezza. E soprattutto con la consapevolezza che l’appuntamento più importante degli ultimi cinque anni, i Giochi di Tokyo, è ormai andato. Neanche due mesi alle gare: 800, 1500 stile libero e la 10km in acque libere. Un tris di gare pensato, preparato e studiato nei minimi dettagli in questi anni. Un tris d’oro per la leggenda. Da un momento all’altro sembra tutto svanito.
Greg qualche settimana fa comincia nuovamente ad allenarsi, la forma è lontana. Piano piano abbassa i tempi, la testa è sempre lì: le Olimpiadi di Tokyo. Oltre al dubbio amletico se andare o non andare, c’è la consapevolezza che anche qualora si fosse presentato in Giappone non avrebbe avuto nessuna chance. Un mese fermo a questi livelli si pagano ampiamente. Alla fine Paltrinieri l’aereo per il Giappone lo prende: si presenta alle batterie degli 800 stile libero e sembra il fratello gemello. Riesce per il rotto della cuffia a qualificarsi per la finale, ma le sensazioni non sono le migliori. Come ampiamente pronosticato.
Ma è qui che Gregorio Paltrinieri da campione e fuoriclasse si erge a leggenda. “Un mio grande amico mi ha detto che queste grandi finali non si affrontano con la testa ma con il cuore, è l’unico modo per uscire soddisfatto”. E l’azzurro lo ascolta: prende il cuore in mano e si tuffa verso la storia. Dalle prime bracciate prova a scappare via, come se la condizione fisica fosse delle migliori. Ma non c’è spazio per tatticismi, si gareggia solo con il cuore. Tutti di noi davanti alla tv abbiamo pensato all’orgoglio del campione che vuole dimostrare di essere il più forte di tutti prima di arrendersi al suo fisico. E in effetti il calo dai 400 ai 600 metri c’è: a centro vasca lo guardano, sembrano non essere preoccupati perché sanno in che condizioni è. Ma è qui che la storia viene riscritta: negli ultimi 200 metri il ritmo di Paltrinieri aumenta ancora. Il cuore scavalca qualsiasi razionalità. Greg viene raggiunto, ma non molla e rilancia: le ultime due vasche sono qualcosa di irreale, l’azzurro chiude secondo ad un passo dalla medaglia d’oro. Paltrinieri non sembra crederci: “Parlare di miracolo è poco. Gli altri potranno star meglio di me fisicamente e preparare meglio la gara tatticamente, ma il cuore che ci metto io è troppo”. Perché ci sono imprese sportive che trascendono il colore di una medaglia. In pochi assoceranno questa gara ad un secondo posto: questa notte Gregorio Paltrinieri è diventato una leggenda dello sport italiano.