Per gli amici è una ragazza buona e allegra, ma anche determinata. Anzi molto determinata. E non solo nel nuoto, la passione più grande sin da bambina quando ammirava la sorella maggiore Erica e già voleva superarla in vasca. Simona Quadarella ce l’ha fatta alla grande: dopo una lunga serie di allori a livello giovanile (oro negli 800 metri alle Olimpiadi di Nanchino 2014, oro nei 1500 e argento negli 800 ai Mondiali di Singapore 2015), la romana è rapidamente esplosa anche tra le grandi vincendo il bronzo nei 1500 ai Mondiali di Budapest 2017 e soprattutto centrando la tripletta d’oro (400, 800 e 1500) agli Europei di Glasgow 2018, un anno magico concluso con l’argento negli 800 ai Mondiali in vasca corta di Hangzhou.
Venti anni compiuti lo scorso 18 dicembre, Simona da Ottavia, zona a nord-ovest della capitale a ridosso del Grande raccordo anulare, non vuole certo fermarsi ora, con i Mondiali di Gwangju alle porte (dal 21 al 28 luglio) e il grande obiettivo dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. “È il mio obiettivo principale, ma ora penso ai Mondiali e spero di arrivarci bene – racconta nell’intervista esclusiva concessa a Sportface.it – perché le vittorie di Glasgow mi hanno dato una grande spinta. Mi aspetto tanto da me stessa”.
Simona è così, “testarda e determinata”, allenamento o gara non cambia. “Magari dovrei buttarmi di più in alcune circostanze, per esempio sui 200 metri, invece ho paura ad affrontare gare più forti e sbaglio, perché avrei tutte le carte in regola per fare un buon tempo”. Eppure, ad ascoltarne parole e intenzioni, sembra proprio che alla giovane nuotatrice romana il coraggio non manchi. Come quando guarda, con la dovuta ammirazione ma anche un pizzico di ambizione, al mito Katie Ledecky, che alla soglia dei 22 anni ha già conquistato cinque ori e un argento olimpico oltre a 14 ori e un argento ai Mondiali. “Dove è possibile batterla? Forse nelle gare lunghe. Oggi, per la verità, la vedo molto lontana e non posso sentire addosso il confronto con lei – ammette la Quadarella – ma tra un anno chi sa. Non pensavo, per esempio, di vincere i 400 a Glasgow e invece ce l’ho fatta, quindi non devo darmi troppi limiti. Se a Tokyo la Ledecky potrà ripetere l’en plein di Rio? Non so, magari non ci riuscirà per causa mia”.
Con la delusione per la mancata qualificazione all’Olimpiade di Rio ormai alle spalle, Simona guarda avanti e ha le idee chiare. Dopo Livigno, in queste settimane la romana ha affinato la preparazione a Tenerife e ora pianifica la stagione con cura: gli Assoluti, poi Milano, Madrid, Roma fino all’obiettivo principale del 2019, i Mondiali coreani, dove “sicuramente farò 800 e 1500, mentre per i 400 vediamo”, spiega la Quadarella senza dimenticare la staffetta 4×200. “Abbiamo centrato il sesto posto ai Mondiali in vasca corta a dicembre, possiamo crescere. Se questo impegno rischia di appesantire un programma per me già molto fisso? A me piace gareggiare il più possibile”. Anche perché Simona non ha paura della pressione e ha affrontato bene anche il tuffo nella popolarità, naturale conseguenza dei successi europei della scorsa estate: “Subito dopo Glasgow volevo andare in vacanza ma avevo tremila cose da fare – ricorda – Un po’ di pressione l’ho sentita, anche perché ho dovuto gestire tutto da sola, ma tutto questo non mi dispiace, anzi”.
Sguardo avanti, dunque. Senza timori. In dodici mesi, tra Gwangju e Tokyo, nell’estremo Oriente che negli ultimi anni ha cannibalizzato l’organizzazione dei maggiori eventi sportivi internazionali, Simona Quadarella potrebbe trasformarsi da principessa in regina del nuoto azzurro, raccogliendo l’eredità della divina Federica Pellegrini. “Non mi sento ancora la sua ‘sostituta’, lei ha vinto così tanto – ammette con sincerità la romana – Però magari posso seguire la sua strada: mi piacerebbe diventare la punta della nazionale”. Magari proprio a Tokyo 2020, Olimpiade che Simona già immagina “piena di emozioni”. Con una promessa ai tifosi: “Ce la metterò sempre tutta, io nuoto anche per loro”.