Otto ore davanti alla Procura antidoping della Nado Italia: quattro ore e mezzo per Michele Santucci in mattinata, tre e mezzo per Filippo Magnini nel pomeriggio. Questa la lunga giornata dei due nuotatori, indagati per la presunta violazione dell’articolo 2.2 del codice antidoping della Wada (uso o tentato uso di sostanze dopanti) e Magnini anche per l’articolo 2.9 (favoreggiamento). Presso gli uffici dello stadio Olimpico di Roma i due azzurri hanno risposto alle domande del procuratore capo Alberto Cozzella e del sostituto procuratore Angelo Lano, che stanno indagando sulle carte dell’inchiesta avviata dalla Procura penale di Pesaro su un presunto commercio di anabolizzanti e di sostanze contraffatte provenienti dalla Cina, al centro del quale ci sarebbe il medico nutrizionista Guido Porcellini.
Gli investigatori al lavoro sul filone sportivo hanno ascoltato in estate diverse persone informate sui fatti e oggi hanno convocato Magnini e Santucci (entrambi accompagnati dall’avvocato Ruggero Stincardini) per far chiarezza sul loro presunto coinvolgimento. “Abbiamo chiarito tutto, ma non possiamo parlare perché le indagini sono ancora in corso: mi dispiace – ha dichiarato Filippo Magnini cercando di evitare le domande dei cronisti all’uscita dagli uffici dell’Olimpico, verso le 19 – Come mi sento? Bene, normale”. Nessuna dichiarazione, invece, per Santucci. Entrambi rischiano il deferimento e una richiesta di squalifica pesante (fino a due anni) da parte della Procura antidoping della Nado Italia. Prima di trarre le conclusioni dell’indagine, però, il procuratore capo Alberto Cozzella ascolterà con ogni probabilità altre persone informate sui fatti: tra queste potrebbe esserci anche il dottor Porcellini.