
Jorge Martin - Foto Cordon Press/IPA
“Grazie di cuore a tutte le persone che mi stanno supportando. Sono stati giorni difficili, ma ora inizio a muovermi un po’ di più e a sentirmi meglio, anche se il dolore è ancora tanto“, sono queste le parole di Jorge Martin, vittima di un pesante incidente nel Gran Premio del Qatar. Il campione del mondo in carica è caduto dalla sua Aprilia, per poi venire travolto da Fabio Di Giannantonio, appena alle sue spalle. Lo spagnolo ha riportato un emopneumotorace e un totale di undici fratture costali. “Voglio ringraziare Aprilia, i miei tifosi e tutti quelli che mi stanno aiutando. Continuo a lottare per essere uno dei più forti di sempre“.
E’ un avvio di stagione più che travagliato per Martin, che a Losail ha fatto il suo debutto stagionale. Lo spagnolo, infatti, era rimasto vittima di un infortunio nel corso dei test prestagionali. Appena dopo essersi ripreso da quella caduta, il nuovo scudiero dell’Aprilia ha dovuto affrontare un secondo infortunio, rimediato in allenamento. La caduta gli ha portato diverse fratture alla mano, tanto da rendergli impossibile la partecipazione ai primi tre round del campionato. Al momento, è esclusa la presenza di Martin a Jerez, dove Aprilia schiererà Lorenzo Savadori.

GLI AGGIORNAMENTI DI APRILIA
Aprilia dà un aggiornamento ufficiale sulle condizioni del proprio pilota: “Le condizioni cliniche del pilota, dopo gli accertamenti eseguiti presso il centro medico e successivamente presso l’Hamad General Hospital, sono in lento ma progressivo miglioramento. Attualmente è sotto osservazione poiché la lesione traumatica pleuropolmonare ha richiesto un tempestivo drenaggio per consentire la riespansione polmonare“. Le fratture alle costole causano dolore allo spagnolo e “sono una ulteriore limitante per l’attività fisica di base“. Al momento, sottolinea il team, “la situazione viene monitorata per step, è fondamentale che il polmone sia stabilmente espanso; solo allora, prudenzialmente, verrà staccato dall’aspirazione meccanica. Dopo un ulteriore controllo radiografico, sarà possibile la rimozione del drenaggio, raggiunte le condizioni di maggior sicurezza sarà organizzato un rientro assistito in Europa. Al termine delle terapie invasive occorrerà intraprendere un percorso di recupero supervisionato dallo staff medico, con terapie antalgiche, fisioterapia respiratoria e monitoraggio cardiovascolare costante“.