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“I miei genitori non volevano che corressi in moto, perché è pericoloso. Mio padre diceva sempre: ‘Non firmo per la morte di mio figlio’. A 20 anni però non pensavo a questo. La mia prima vittoria sicuramente è speciale, ma è altrettanto indimenticabile la vittoria del campionato del mondo a Monza nel 1966; davanti a 130 mila persone con conseguente invasione di pista. Mi resi conto solo il giorno dopo di aver vinto, leggendo i giornali. Essere campione del mondo era più grande di me, ma poi ci ho fatto l’abitudine. Purtroppo si è ritirato Valentino Rossi e quindi il momento inevitabilmente è un po’ così. Aggiungiamoci che Marquez è spesso ai box e si trova la risposta. Mi auguro che Marc torni competitivo al più presto, perché è uno che fa divertire e dà spettacolo. Sarebbe bello vederlo lottare con i nostri giovani italiani“. Queste sono le recenti dichiarazioni di Giacomo Agostini, icona della MotoGP concessosi ai microfoni di Italpress. Parole significative sia sulla sua carriera che su Valentino Rossi, a sua volta leggenda vivente dello sport a due ruote, e del movimento italiano di MotoGP in generale, attualmente in crescita pressoché graduale.
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