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Tony Arbolino traccia il bilancio del 2020, anno condizionato da diversi fattori per lui. Il pilota italiano infatti, non ha iniziato al meglio il Mondiale di Moto3, poi la ripresa di carattere, quindi lo stop forzato per essersi trovato nello stesso aereo con una persona positiva al Covid-19 ed infine un grande finale di stagione, che lo ha visto sfiorare il titolo. Il Mondiale è andato allo spagnolo Albert Arenas per soli 4 punti. Il milanese, classe 2000, festeggerà dunque il Natale da vice-campione del mondo della classe più leggera, mettendo già nel mirino il 202a, che lo vedrà approdare in Moto2, nel team Liqui Moly.
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“Veramente un anno incredibile, pieno di emozioni” racconta Arbolino al sito OASport, “ho vissuto momenti belli e anche alcuni brutti, ma sono stati tutti spunti positivi che mi hanno motivato e anche aiutato a crescere. Se devo essere sincero l’aspetto più complicato, però, era lontano dalla pista. C’era la necessità di riuscire a ritagliarsi una “safe zone” quando tornavo a casa, o quando mi allenavo, per stare il più lontano possibile dai rischi legati alla pandemia“. “Tutto un anno così non è davvero semplice da gestire” sottolinea il milanese, “era un rischio che poteva costare diverse gare visto il calendario ravvicinato. Dentro di me sapevo di potermi giocare il Mondiale fino all’ultima gara, per cui è stato difficile. Il livello rispetto all’anno precedente era sicuramente più alto, dato che le KTM andavano veramente forte. Ma è sempre bella la sfida in pista e battagliare“.
“Sicuramente 4 punti pesano molto perché sono pochi, però sento che sono molto soddisfatto di quanto ho fatto, perché so che ho dato il 100% sin dall’esordio in Qatar” spiega Arbolino sul titolo mancato, “ho vissuto ogni giorno sempre al massimo per riuscire a raggiungere questo obiettivo. Per come sono fatto posso dire che sto dormendo sereno. Ovvio che solo 4 punti ti fanno rosicare, ma preferisco guardare il bicchiere mezzo pieno: sono stato uno dei più forti ed è questo che conta“.
Dopo un avvio non straordinario, Arbolino è salito di colpi col passare delle gare. “Sì, questo è un punto molto importante. Effettivamente l’inizio di campionato ha somigliato molto a quello del 2019. Il livello era identico per come mi sentivo, ma facevo un po’ di fatica. Avevo capito che non sarebbe bastato proseguire in quel modo, perché le KTM avevano fatto un salto di qualità non di poco conto guardando motore e telaio. Io, quindi, dovevo crescere sotto molti aspetti e portare anche la mia moto ad un livello superiore. Per fortuna con il team ci siamo riusciti e ho concluso in maniera migliore rispetto alla scorsa annata. Ho cercato quel qualcosa in più per essere più competitivo, non mi sono mai accontentato“.
Il pilota italiano è poi tornato sull’ultima gara della stagione, quella di Portimao al Gran Premio del Portogallo: “Mi ricordo perfettamente tutto il weekend, momento per momento. Ho iniziato dal venerdì molto arrabbiato ma anche molto sicuro di me. Sapevo che 11 punti da recuperare erano molti, ma anche pochi allo stesso tempo. Non ho mai pensato di non potercela fare e questo mi ha fatto andare a letto ogni sera con la voglia di andarmi a prendere il campionato una volta per tutte. Ero molto sicuro di me, carico e motivato, anche dopo il sabato, quando in qualifica avevo sbagliato la strategia e qualche giro di troppo e mi ero ritrovato a partire ventisettesimo in griglia. Nonostante quel fardello non mi sono scomposto, sapevo che in una decina di tornate avrei ripreso i primi e questa è stata la benzina che mi ha spinto a concludere il Gran Premio in quel modo (quinto, ndr). Non ho mai mollato, peccato solo che mi siano mancati quei 4 punti…“.
Sul futuro in Moto2 Arbolini ha dichiarato: “Penso che nuova grande sfida siano i termini giusti, dato che si presenta un momento molto importante per me. Penso che questo sbarco in Moto2 me lo sia meritato, arrivo in una categoria fondamentale per quel che riguarda una carriera, nel senso che può essere decisiva per andare nella giusta direzione in ottica futura, oppure fermarsi e non avere più la chance di raggiungere il sogno della MotoGP. Ovviamente darò la vita per essere performante e competitivo. Lavorerò in un team di livello che ho già avuto modo di conoscere. Sarò attorniato da gente che crede in me, un motivo ulteriore per dare il massimo e non deludere nessuno“. Infine, una battuta sul titolo andato ad Arenas: “Se ha vinto davvero il più forte? Eh (pausa, ndr)… non ha vinto il più forte a mio parere. Certo, ognuno la pensa a modo suo, ma io devo sempre credere di essere il più forte, altrimenti è meglio che non vada nemmeno in pista. Ormai quel che è stato è stato, però…“.
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