
Orribile quanto accaduto in MotoGP con il pilota che non si riesce a fare capace: è stata la scena più brutta della sua vita
Il pericolo fa parte del mestiere, ma quando ti tocca da vicino difficile restare impassibili. Un pilota di MotoGP sa che il rischio è incluso nella sua professione: pacchetto completo con adrenalina, ma quanto è brutto quando certe scene ti capitano davanti agli occhi.
Di recente sono diventate virale le dichiarazioni di Carlo Pernat su Valentino Rossi e la morte di Marco Simoncelli. Il pilota di Tavullia ci ha messo del tempo per superare il dolore, visto che si sentiva colpevole di quanto accaduto perché la sua Ducati era stata l’ultima moto ad investire l’amico. Una vicenda che Rossi si porta ancora indietro e che è tornata alla mente domenica scorsa, quando Jorge Martin ha avuto un terribile incidente. Caduto in una curva che si percorre a 180/200 all’ora, lo spagnolo è stato colpito dalla Ducati di Fabio Di Giannantonio che lo seguiva a breve distanza.
Immagini che hanno fatto paura e che hanno ricordato anche l’impatto che ha provocato la morte di Shoya Tomizawa in Moto2 a Misano nel 2010. Fortunatamente per il campione della MotoGP l’incidente non ha avuto conseguenze fatali, anche se è tutt’ora ricoverato in ospedale con 11 costole fratturate e un pneumotorace che ha richiesto un drenaggio. Dell’incidente ha parlato lo stesso Di Giannantonio non nascondendo la sua paura.
Incidente Jorge Martin, la paura di Di Giannantonio
“È stata la scena più brutta della mia vita” la frase che il pilota romano della Ducati ha utilizzato per descrivere quel che ha provato quando ha capito di non poter evitare l’impatto con Martin.

“Mi sono trovato il suo corpo davanti in un punto in cui andiamo a 180-200 km/h – le sue dichiarazioni riportate da AS – non potevo fare nulla e l’ho colpito. A fine gara mi sono fermato subito davanti al suo box per sapere come stava: mi hanno detto che stava ‘bene’ e mi è venuta la pelle d’oca“.
Di Giannantonio ritorna a quelle emozioni e racconta il sentimento di paura con cui ha dovuto convivere durante la gara: “È stata la scena più brutta della mia vita – ripete – . Sono rimasto sorpreso che non avessero esposto subito la bandiera rossa perché Martin è rimasto in pista per diversi giri, alla fine non è stata necessaria. Ho spinto per il resto della gara, ma non ho fatto altro che pensare a lui: avevo paura”. Un’immagine che difficilmente abbandonerà presto Di Giannantonio, ma fortunatamente la vicenda si è conclusa senza conseguenze fatali per Martin.