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Fabio Quartararo si prende il Mondiale, o quasi. Con la vittoria – che dominio – del Gran Premio di Assen in Olanda, il suo vantaggio nella classifica di MotoGP nei confronti dei rivali, Johann Zarco in testa, aumenta sempre di più e pur non essendo tale da diventare irrecuperabile – tutt’altro – il trend mostra El Diablo ormai senza difetti, senza antagonisti, capace di gestire le qualifiche per partire dalle prime posizioni per poi in gara sfruttare il suo strapotere. Coraggio nei sorpassi, velocità e costanza di risultati: è un Quartararo ormai maturo, che sa gestire le gomme, ha in mano una moto che funziona e spadroneggia sugli altri, che per ora sembrano tutti un passo indietro rispetto al francese.
Per una volta, ad accompagnare il trionfo del Diablo, c’è anche Maverick Vinales a completare la doppietta Yamaha. Lo spagnolo era partito dalla pole e nelle fasi iniziali ha trovato le solite difficoltà , poi però una bella reazione che lo riporta su un podio che mancava e che lo rilancia in classifica. E sul gradino più basso torna anche Joan Mir, il campione del mondo in carica un po’ dimesso sulla sua Suzuki ma oggi molto solido. E la Ducati? Bagnaia si era portato in testa e aveva instaurato con Quartararo una bella lotta, poi il long lap penalty e un po’ di difficoltà fino al sesto posto. A precederlo Johann Zarco su Pramac e su quale attualmente sono affidate le speranze di titolo iridato della Ducati, e Miguel Oliveira che con la sua KTM continua a fare benissimo e a dimostrare un talento cristallino.
C’è però la nota nerissima, quella che proviene dal solito disastro targato Valentino Rossi. Il Dottore cade rovinosamente, per fortuna non si fa male, ma distrugge la moto e trova un nuovo 0 finendo anzitempo la gara. Una delusione incredibile, specie per chi continua a sperare che la leggenda italiana possa lontanamente tornare sui livelli degli anni d’oro. Non c’è nemmeno il canto del cigno, solo una serie di tonfi, alcuni letterali, che lo stanno portando sempre più a diventare oggetto di critiche (per tarpare le ali al nuovo che avanza) e non degli applausi ai quali era abituato.
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