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Paralimpiadi 2024, Valori: “A Parigi per divertirci e stupire. E la nostra crescita non è finita”

Roberto Valori

Come già accaduto a Tokyo 2020, anche alle Paralimpiadi di Parigi 2024 la delegazione azzurra più numerosa (28 atleti) sarà quella del nuoto. A Tokyo furono 39 (11 ori, 16 argenti, 12 bronzi) le medaglie ottenute dagli italiani in vasca, un risultato di prestigio che ha preceduto altri traguardi di rilievo a livello internazionale. A Manchester un anno fa l’Italia ha vinto per la terza volta consecutiva il medagliere dei Campionati Mondiali di nuoto paralimpico. E con 63 medaglie complessive la nazionale azzurra ha trionfato anche ai recenti Europei di Madeira, in Portogallo. Il direttore tecnico Riccardo Vernole l’ha definita la “nazionale più forte di sempre”. E dello stesso avviso è anche Roberto Valori, Presidente della Federazione Italiana Nuoto Paralimpico e Vicepresidente vicario del Comitato Italiano Paralimpico, intervenuto ai microfoni di Sportface.it, in vista dell’avventura a Parigi.

Presidente, i numeri parlano chiaro: il nuoto paralimpico azzurro è una potenza mondiale. È più la pressione o la carica positiva?

Per noi è un grande orgoglio essere primi al mondo e in Europa, ma la Paralimpiade è tutta un’altra cosa. Ci avviciniamo ai Giochi come la macchina da battere e sappiamo benissimo che paradossalmente questo può essere un rischio. Abbiamo la squadra più forte della storia del nuoto italiano a livello paralimpico e questo ci dà molta responsabilità e allo stesso tempo la convinzione che possiamo fare bene.

A Tokyo i nuotatori azzurri hanno conquistato 39 podi, più di qualsiasi altra delegazione azzurra. A Parigi si può fare addirittura meglio? 

Con il Ct Riccardo Vernole abbiamo prefissato un obiettivo buono, ma non voglio parlare di numeri. Forse la scaramanzia me l’ha insegnata il presidente Pancalli: io e Luca nuotavamo insieme e prima delle gare facevamo tanti di quei riti…La Gran Bretagna è molto forte, ci sono nuovi atleti da valutare e una serie di cose che mi spingono a non fissare un obiettivo.

Simone Barlaam - Foto Ferraro/Cip
Tokyo (JPN) 25 agosto 2021
Paralimpiadi Tokyo 2020
Nuoto BARLAAM
foto di Simone Ferraro / Bizzi Team / Cip

Più in generale, il Segretario Generale del Comitato Italiano Paralimpico Juri Stara in una precedente intervista ci ha detto che il risultato di medaglie complessive (69) di Tokyo resta incredibile e difficile da superare. Lei che ne pensa?

Concordo. Il grande risultato di Tokyo è difficile da ripetere, ma la delegazione di 141 atleti è molto motivata e le federazioni hanno lavorato tutte al massimo. Il CIP ci ha messo nella condizione di lavorare bene. La nostra è una grande famiglia che avanza con grandi numeri. Ora abbiamo anche tanta visibilità, grazie anche al contributo della Rai come rete paralimpica. Penso che potrà essere una grande edizione delle Paralimpiadi per tutte le discipline perché le condizioni per far molto bene ci sono tutte.

A Tokyo la nazionale di nuoto paralimpico aveva il maggior numero di esordienti e l’età media più bassa. Qual è il segreto di questi numeri?

Facciamo un’opera di promozione importante all’interno del territorio, grazie al lavoro delle società e dei delegati regionali. Così facendo aumenta il numero, ma anche la qualità degli atleti che vanno a cimentarsi. Il nuoto è una disciplina propedeutica, consigliata da tutti, anche dai medici di famiglia, ortopedici e fisioterapisti. Quindi abbiamo numeri importanti all’inizio dell’attività, ma la cosa più difficile è mantenere il livello degli stessi e far sì che i ragazzi continuino a praticare. Quest’anno abbiamo organizzato un campionato giovanile, voluto da me tanti anni fa, che ha dato grandissimi risultati e anche a livello visivo si è notata la qualità. Oggi i ragazzi nuotano meglio e nuotano di più e le società mettono gli atleti in condizione di allenarsi bene. E poi non mi stancherò mai di dirlo: la nascita del CIP ha contribuito ad aiutare la Federazione nuoto paralimpico, come le altre, creando autonomie di disciplina: abbiamo così avuto modo di focalizzare meglio i problemi. Oggi c’è un Comitato e all’interno c’è una Federazione che ha i suoi dipendenti e la sua autonomia e quindi di riflesso la sua voglia di fare e la sua passione. Così viene concentrata maggiormente la qualità del lavoro con più risultati.

Lei ha vissuto da giovanissimo i Giochi Paralimpici di Toronto nel 1976. Che consiglio si sente di dare ai ragazzi al debutto a Parigi?

In Canada avevo 13 anni ed ero l’atleta più giovane di tutte le delegazioni. In base a quel che ho vissuto sulla mia pelle, ai ragazzi consiglio di non smettere mai di credere di poter fare qualcosa divertendosi. Non voglio sminuire la performance olimpica e paralimpica, ma non bisogna dimenticare questo aspetto perché la cosa più importante è che l’atleta in qualche maniera si diverta. Il divertimento ovviamente non deve essere fine a sé stesso, ma nasce da un grandissimo sacrificio. Alla base però deve esserci questo sentimento che renderà un po’ più facile la performance.

I più giovani avranno il vantaggio di condividere l’esperienza con i veterani della spedizione. Quanto è importante la loro presenza?

Come nella vita, se si è circondati da esempi si cresce nella maniera corretta. I veterani hanno la responsabilità di stare vicino ai nuovi, ma loro lo fanno di default. All’ultimo collegiale a Ostia ho avuto modo di vedere una bellissima nazionale e una grande famiglia che può mettere i ragazzi nelle condizioni di stare più tranquilli e di poter far meglio. C’è una grande unione, confido molto nei veterani, ma non voglio dare loro responsabilità dirette perché è un compito che già svolgono d’istinto.

Photo: © Pietro Rizzato / WPS / FINP

C’è un settore in cui si può ancora migliorare in vista di Los Angeles? Lei si vede ancora alla guida della Federazione dopo Parigi?

Ci sarà un’elezione democratica nella quale le società esprimeranno la loro preferenza e noi saremo a disposizione delle loro volontà. Per quel che riguarda il futuro verso Los Angeles, il nostro percorso non è finito e in questo cammino la Federazione Italiana Nuoto è un partner importante. Molti degli allenatori che guidano i nostri ragazzi sono anche tecnici FIN e la speranza è di poter continuare in questa partnership che ci ha dato la possibilità di organizzare insieme diversi eventi, dalla festa dei “Meravigliosi” fino al Settecolli, senza dimenticare il contributo sulla parte che riguarda la formazione. Vorremmo continuare a collaborare con la Federnuoto per imparare sempre di più, ma anche per insegnare molto e questo percorso può darci la possibilità di aumentare il numero degli eventi. Spero da padre di famiglia che tanti dei nostri atleti attuali riusciranno ad andare a Los Angeles, ma abbiamo già iniziato un percorso di rinnovo e molte regioni stanno lavorando forte sotto questo punto di vista. Confido nel prossimo quadriennio.

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