Radio Rossonera è la prima web radio dedicata interamente al Milan, un progetto affascinante e “on air” solamente dal 7 giugno 2017. Sportface ha raggiunto telefonicamente il direttore Pietro Balzano Prota e l’amministratore delegato Pierangelo Rigattieri per una lunga ed interessante chiacchierata tra obiettivi, progetti, curiosità e – ovviamente – calciomercato.
Com’è nato il progetto?
Pietro – È nato da un’idea di Milan Night con Pierangelo Rigattieri, Filippo La Scala e Giuseppe La Scala. Sentivano l’esigenza e la necessità di dover portare fuori dal blog la loro battaglia combattuta contro le magagne della vecchia società. Pian piano hanno manifestato la voglia di volersi espandere e hanno pensato alla web radio. Poi l’avv. La Scala ha coinvolto il sottoscritto, poi i Non Evoluti con Alessandro Jacobone e si è creato questo gruppo di Radio Rossonera.
Pierangelo – La radio è di proprietà di alcuni finanziatori privati che hanno iniziato a sovvenzionarla; un’associazione composta dai redattori di Milan Night che sono la garanzia editoriale del progetto; infine un’associazione che ha la maggioranza delle quote azionaria “Milanisti 1899”, composta da tutti coloro che vogliono sostenere la radio, come già fanno “Milanisti Non Evoluti” di Alessandro Jacobone. In pratica questo sostegno si traduce nell’adesione a Milanisti 1899 attraverso bonifico di 50 euro, quota che permette la partecipazione alla vita sociale dell’associazione e dà diritto ad alcuni contenuti speciali oltre ad avere una copia dello statuto 1900, il più antico documento originale della storia del Milan. Ne abbiamo stampate 1899 copie e ognuno dei nostri associati ne avrà una. Un modo sia per affondare le radici nel passato che per essere azionista di una radio web, un passaggio nel futuro.
Quali sono i programmi in palinsesto?
Pietro – Per adesso stiamo andando in onda solo in fascia pomeridiana, in futuro ingrandiremo il palinsesto. Dalle 16.00 abbiamo “Non rassegna (moci-alla) stampa”, una rassegna stampa ironica, tagliente, divertente ma che fa dell’onestà intellettuale la sua base, prendendo le notizie sia dalla carta stampata che dal web. Poi abbiamo “Milanismo nel mondo”, una delle trasmissioni che ci sta dando più soddisfazioni perché ogni giorno abbiamo un Milan club/tifoso singolo da ogni parte del mondo che ci racconta cosa vuol dire essere milanisti pur non vivendo a Milano. Dal Milan Club di Montreal ad Atlanta, Slovenia, Polonia con gli autori dello striscione contro Donnarumma. Ma anche in Italia, l’importante è essere fuori da Milano. Stiamo tenendo una rubrica “Obbligo di riscatto” sul calciomercato e poi Radio Rossonera Talk in cui abbiamo avuto un sacco di ospiti: Silvestrin, Iacobelli, ovviamente La Scala, lo stesso vostro direttore Alessandro Nizegorodcew.
Cos’è il milanismo per te?
Pietro – Essere milanisti secondo me è una responsabilità prima di tutto. Hai una passione nata nel 1899, che ha dato lezioni di calcio e stile per tanto tempo. Ha avuto tanti momenti difficili ma credo che essere milanista in questo momento sia innanzitutto passione, amore per la maglia (grazie a Dio quest’anno tornata ad essere rossonera). E poi responsabilità, essere tifosi del Milan è molto importante.
Pierangelo – Io sono un po’ più anziano rispetto a Pietro. Secondo me, bisogna riferirlo alla parola “Casciavit”, termine milanese che significa cacciavite. Identifica un certo spirito di noi tifosi, fin dall’inizio la parte popolare del tifo di Milano. Mentre i cugini interisti erano i Bauscia – come dire, spacconi – noi siamo sempre stati la parte più vera. Per me essere milanisti è ancora quella cosa lì: valori come lealtà, onestà, umiltà, correttezza che negli ultimi anni della gestione precedente si erano un po’ persi. Ciò ha pesato tantissimo sui milanisti, i quali hanno sopito il loro tifo tornando ad essere matti per la loro squadra al primo cambiamento. Esempio: Milan-Empoli, partita immediatamente successiva alla cessione. In 40.000 per una sconfitta casalinga contro una squadra che stava per retrocedere, solo per provare l’entusiasmo della “cosa nuova”. E i dati di Radio Rossonera sono lusinghieri: c’è un sacco di gente che ci scrive per ringraziarci. Uno dei nostri scopi è proprio quello di rimettere al centro i tifosi del Milan, la radio come mezzo di collegamento tra i tifosi e la loro squadra.
Radio Rossonera pone al centro il tifoso, parte fondamentale del calcio ma allo stesso tempo troppo spesso protagonista di eccessi. Come trovare giusto equilibrio?
Pierangelo – Gli episodi che non fanno parte dell’essere tifoso sono percentualmente minimi rispetto agli aspetti positivi. C’è un sacco di gente che vuole vivere meglio e di più la loro squadra. Noi forniamo a loro la chiave per essere protagonisti, non solo guardando il calcio o ascoltando ma anche parlandolo in radio. La forza di questa emittente è che i nostri azionisti di riferimento sono i membri dell’associazione Milanisti 1899. Quando parlo dei proprietari della radio che amministro sto parlando dei miei ascoltatori, perché sono loro a dover essere al centro del progetto. Sono stati bravissimi a tener accesa la fiamma, noi stiamo semplicemente soffiando sulla brace.
Pietro – Abbiamo notato che questo progetto, tra l’altro, sta educando i tifosi. Ci stiamo educando a vicenda. Non ci sono mai capitati episodi con gente che chiama, urla, dice parole brutte. L’essere proprietari allo stesso tempo dà responsabilità ai tifosi e dunque ne deriva una grande cultura sportiva.
C’è effettivamente una sensazione di accerchiamento mediatico intorno al Milan o è solo “vittimismo” dei tifosi rossoneri?
Pietro – Credo che la stampa si sia sentita tagliata fuori dal nuovo progetto Milan. La nuova società ha deciso di dare importanza alla squadra e ai tifosi. Su Twitter, ad esempio, vedrai che il Milan mette direttamente il video delle visite di Musacchio e non lo manda prima ai giornalisti. Così il rinnovo del contratto di Montella fatta direttamente in diretta su Facebook. È un cambio di mentalità: prima i tifosi e i social. Da qui la tua domanda, secondo me la stampa non ha gradito questo modo di fare.
Quale partita del passato recente avresti voluto vivere in radio?
Pietro – Bella domanda… Difficilissimo. Me ne gioco due: il derby di ritorno in Champions finito 1-1 e l’altra è sicuramente Milan-Manchester 3-0
Pierangelo – Milan-Steaua Bucarest 4-0. La partita che in assoluto secondo me ha cambiato la vita dei tifosi milanisti. Se pensi che qualche anno prima eravamo ad un passo dal fallimento e perdevamo in casa con la Cavese, il differenziale tra queste due partite è infinito. Prendere una squadra come la Steaua, che aveva vinto la Coppa dei Campioni qualche anno prima, e cancellarla dal campo secondo me è quanto di più incredibile sia successo su un campo da calcio. Rivivrei volentieri questo.
Uno sguardo sul futuro: come immagini il prossimo successo in radio?
Pietro – Lo immagino come una liberazione, speriamo sia presto e di festeggiarlo con l’educazione e lo stile che ci contraddistinguono.
Pierangelo – Quale sarà non so dirtelo, ma me lo immagino seguito da un sacco di persone in radio. Non vogliamo diventare un posto dove si fanno le dirette, favorita dalla società, o radio ufficiale. Meglio, vogliamo diventare una radio ascoltata dalla società e punto di riferimento dei tifosi. Non mi interessa la telecronaca ma festeggiare con i miei azionisti/proprietari/amici/tifosi del Milan.
Passiamo alla squadra. Inevitabile un parere su Donnarumma…
Pietro – Non me lo aspettavo, non se ne parla quasi mai… Situazione sicuramente spiacevole. Faccio fatica a parlarne in radio, ti confesso, vivo il calcio in maniera romantica. Credo che Gigio sia vittima di una situazione più grande di lui e chi gli sta attorno non stia curando gli interessi dell’assistito. Lui dovrebbe magari avere un po’ più di forza e coraggio e uscire allo scoperto.
Nel frattempo si sta facendo largo da poco il nome di Calhanoglu.
Pietro – Ti do una conferma importante. È un giocatore che effettivamente piace alla dirigenza e ci sono già stati contatti con il Bayer. Personalmente piace tantissimo anche a me, vorrei solo sapere in che posizione sarà collocato ma è sicuramente un giocatore di alto livello. Il prezzo non dovrebbe essere nemmeno folle, tra i 20 e i 30.
Dando per certo l’arrivo di Conti, credi sia possibile un cambio di modulo di Montella dal 4-3-3 al 3-5-2?
Pietro – Conti? Sì, se Percassi smette di voler fare più soldi possibili… Diciamo che come trattativa è molto più avanti di Biglia.
Pierangelo – Ti giro la domanda in modo simpatico. Ci interessa davvero qualcosa? Mi spiego: Finalmente è bello parlare di tattica, acquisti, cessioni e non di sceneggiate, pagliacciate, i giorni del Condor. Al momento è bellissimo ciò, poi se vuoi la mia opinione personale le difese a 3 convincono poco perché blocca troppo un difensore. Ma è solo un parere personale. La sensazione è che Montella voglia giocare con una difesa a 4 però con la possibilità di cambiare in corsa in modo che tutti sappiano fare un po’ tutti. È anche vero che gli acquisti al momento – Rodriguez e se dovesse arrivare Conti – non sono bravissimi a difendere come centrali.
Un voto al mercato fin qui del Milan? Cosa aspettarci sino al 31 agosto?
Pierangelo – Voto abbastanza relativo, direi 6/7 perché ha già comprato tanti giocatori e molti li sta mettendo nel mirino. Cambiando la proprietà, il Milan sta cambiando totalmente pelle. Non possiamo da 4 giocatori giudicare la campagna. La sensazione è che verrano cambiati tra i 10 e 15 giocatori, una situazione difficilissima. In assoluto, siamo gli unici ad aver comprato qualcuno quindi il voto potrebbe essere 10, ma è anche vero che ne avevamo la necessità.
Pietro – Più del voto, ciò che mi sta piacendo molto è che la società ha le idee chiare. Dove investire ancora? Il centrocampo, va rifondato completamente. E poi qualcosina davanti ma i primi tasselli messi lasciano ben sperare.
Chiudiamo con Maldini, oggi è il suo 49° compleanno: cosa ne pensate del suo “no” all’entrata in società?
Pietro – In sincerità, avrei desiderato un suo ingresso in società- Ha vissuto il milanismo, diverse generazioni di milanisti e soprattutto ha un profilo già da manager definito. Purtroppo forse ci sono delle tempistiche sbagliate che non hanno permesso ai pezzi del puzzle di andare al proprio posto. A uno come Maldini non direi mai di no: per ciò che rappresenta e perché è una persona in gamba. Per svariate ragioni le cose non sono andate come speravo ma va bene lo stesso. L’importante è che i milanisti continuino a essere uniti come fatto in ogni situazione, ultimo il caso Raiola. Vedono che la società lavora in maniera onesta: poi puoi anche sbagliare, ma l’importante è l’onestà
Pierangelo – Da tifoso di Paolo… Abbiamo frequentato lo stesso liceo quindi puoi immaginare la mia risposta… Ma sinceramente chi può mettere in discussione Maldini? Chi lo fa commette un errore logico: Paolo e la nuova proprietà non si sono trovati. Le ragioni le sanno loro, noi non possiamo attribuire torti quindi molto semplicemente per essere sposati bisogna essere in due, altrimenti è rapimento.