A volte da un match scivolato via dalla racchetta quando sembrava già vinto si possono trarre maggiori insegnamenti che da intere giornate passate sui campi di allenamento. Lo sa bene Martina Trevisan, che dopo la cocente sconfitta in rimonta contro la statunitense Min all’ultimo turno di qualificazione del Roland Garros, ha trovato dentro di sé la forza di reagire e di sfoderare un’ottima prestazione pochi giorni dopo al £60.000 di Brescia, disputando una finale di assoluto rilievo contro Kaia Kanepi.
Dopo un avvio di stagione ritardato a causa di un doppio infortunio (è rientrata nel circuito solo a fine marzo) la tennista toscana è ora nella migliore condizione fisica e mentale per far fruttare tutti gli stimoli, positivi e non, ricevuti sul campo con l’obiettivo di dare maggiore continuità ai suoi risultati. E il sogno, ampiamente alla sua portata, di entrare nel main draw di uno Slam.
Nell’ultimo turno di qualificazione al Roland Garros ti è sfuggita una partita che avevi saldamente in mano: hai avuto la palla per il 4-0 nel set decisivo ma hai perso 6-1 4-6 3-6. Cosa è andato storto e cosa hai imparato da quel match?
“In quella sconfitta è emersa tutta la mia inesperienza nel giocare partite importanti. Era la prima volta che andavo così vicina ad entrare nel main draw di uno Slam e mi sono fatta un pochino prendere dalle emozioni: non ho saputo gestirle e nel terzo set si sono progressivamente trasformate in rabbia e nervosismo, proprio perché mi sentivo molto vicina a quello che poteva essere il primo traguardo importante della mia carriera. Avevo saldamente la partita in mano, ero appunto avanti 3-0 nel terzo set con la palla per il 4-0 e da quella chance mancata ho perso lucidità, la Min invece è stata molto brava a restare concentrata, a non farsi scoraggiare nonostante io sia stata sempre avanti nel punteggio. Forse ha vinto anche perché aveva più esperienza in partite così delicate, io alla fine del terzo set ero annebbiata, non capivo più cosa dovevo fare dal punto di vista tattico, tecnico, mi è sfuggita proprio la visione globale della partita”.
Però è stata una sconfitta “costruttiva” perché la settimana dopo sei arrivata in finale al $60.000 di Brescia battendo tra le altre Laura Siegemund e cedendo solo a Kaia Kanepi, n.44 del mondo.
“Può sembrare banale dirlo ma quella sconfitta a Parigi mi è servita tanto, ci sono rimasta davvero tanto male e ho avuto modo di riflettere sui miei sbagli. Infatti già la settimana dopo a Brescia ho cercato di evitare tutti quegli errori che avevo fatto con la Min, è stata una buonissima settimana in cui ho disputato delle ottime partite, sono molto contenta anche di come ho giocato in finale ma la Kanepi ha una esperienza tale che le ha permesso di vincere i punti chiave del match. L’importante è cercare di migliorarmi sempre partita dopo partita e soprattutto di allontanare tutte quelle distrazioni che mi deviano dalla mia tattica di gara anche solo per un momento, rischiando di non rientrare più in partita. Più si alza il livello e più le partite si giocano su pochissimi punti e come si è visto a Parigi una avversaria con esperienza ha più possibilità di ribaltare il risultato”.
La prossima settimana si gioca l’ITF Antico Tiro a Volo a Roma, dove tu hai vinto nel 2015. Quel successo ti ha portato ad alti livelli dopo aver ripreso la racchetta in mano nel 2014, che ricordo hai di quella settimana?
“Inutile dire che ho un ricordo bellissimo, è stata una settimana molto importante per me e per la mia carriera, perché lì ho vinto il mio primo $25.000. Ricordo ogni singola partita, come mi ero preparata nei giorni precedenti, come mi sentivo prima dei match, in quali campi ho giocato, tutto nei minimi dettagli. In quella settimana per me l’Antico Tiro a Volo è diventata una seconda famiglia, per l’affetto e l’attenzione che mi hanno riservato e anche negli ultimi due anni mi hanno accolto e coccolata ogni volta come se fossi una loro bambina. Quella vittoria è uno dei pensieri più felici della mia vita, ed è sempre un piacere per me tornare a giocare il torneo tutti gli anni, anche solo per passare qualche giorno assieme allo staff e al direttore Marco Fanano. Quest’anno però spero proprio di non esserci, perché vorrebbe dire aver superato le qualificazioni di Wimbledon! Scherzi a parte, sono sicura che tutta l’organizzazione sarebbe felicissima di sapermi nel main draw di Wimbledon, proprio perché so che mi sono molto affezionati e non potrebbero che gioire di un simile risultato. Però vedremo, se invece a Londra dovesse andare male sarò prontissima per giocare a Roma, sarebbe un modo molto piacevole per consolami”.
Quest’anno agli Internazionali BNL d’Italia hai provato a bissare con Sara Errani il quarto di finale raggiunto lo scorso anno in doppio. Purtroppo vi siete scontrate con una delle coppie più forti del momento: Babos/Mladenovic.
“Purtroppo negli ottavi abbiamo trovato una coppia fortissima che insieme gioca davvero bene; è anche vero che sono un doppio fisso, mentre io e Sara alla fine abbiamo giocato pochi match insieme. La cosa che però mi ha impressionato di più è stato giocare sul Pietrangeli stracolmo di gente che urlava a squarciagola i nostri nomi: anche lì gestire quell’emozione così forte mai provata prima è stato molto difficile, soprattutto quando sono entrata in campo. Mi sentivo come disorientata e per tutto il primo set sono stata molto emozionata, ho cominciato a concentrami davvero solo nel secondo set, era come se pensassi più a dove ero che a quello che stavo facendo. Poi passata l’emozione iniziale ti rendi conto che è come giocare in un campo come gli altri”.
Il 2017 è stato un anno da incorniciare e gli ottimi risultati si sono tradotti nel tuo best ranking (144). Quest’anno però è cominciato con un infortunio ma le occasioni per esprimerti bene non sono mancate. Come ti senti adesso e cosa vorresti aggiungere a questa seconda metà di stagione?
“Diciamo che gli infortuni a inizio anno sono stati due, perché il secondo è derivato dal primo. È stato un avvio molto difficile perché sapere di non poter giocare mi faceva stare molto male, in più ho perso 3-4 mesi fondamentali per la stagione e appena sono stata in grado mi sono dovuta mettere sotto lavorando sodo, i risultati si sono visti subito. Adesso l’obiettivo è non fermarsi più, riuscire a giocare con continuità tornei e partite che è proprio quello che mi manca adesso, voglio imparare da ogni singolo match proprio come ho fatto dopo la sconfitta al Roland Garros. Il mio unico pensiero è quello di migliorarmi ogni giorno partendo dall’allenamento e attraverso qualsiasi stimolo che provenga sia dentro che fuori dal campo, poi la classifica arriverà da sè”.