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In un periodo storico in cui il tennis italiano al maschile è ricolmo di “Next Gen” ultra-competitivi, c’è chi ha appena iniziato a muovere i primi passi nel circuito. Il suo nome è Marcello Serafini, classe 2002 di Riccione che la scorsa settimana, nel suo terzo torneo giocato a livello professionistico, ha ottenuto la semifinale nel 15.000$ di Sharm El Sheikh. Di questo e molto altro il giovane azzurro ha parlato nella lunga intervista rilasciata a Sportface.
Buongiorno Marcello, innanzitutto come stai dopo l’ottimo risultato nel 15K di Sharm El Sheikh. Quali sono state le tue sensazioni?
“È stato un grande risultato. Non mi sarei mai aspettato una settimana del genere, sono contentissimo. Lo scorso anno diverse volte avevo giocato con tennisti di questo livello, notando quanto la grande differenza fosse sotto l’aspetto mentale nei momenti cruciali delle partite. Questi primi tornei ITF mi sono serviti per capire cosa cambia dal circuito Junior a quello professionistico”.
Quali sono stati i primi cambiamenti che hai notato?
“A livello Pro’, anche nelle qualificazioni, ogni punto può essere decisivo e ogni avversario è estremamente competitivo. Non puoi avere un attimo di distrazione, altrimenti rischi di buttare un’intera settimana di lavoro.”
A proposito di “lavoro”, qual è stato il tuo percorso e dove ti alleni attualmente?
“Da circa tre anni mi alleno alla Vavassori Tennis Academy: il mio percorso viene gestito da Renato Vavassori, ma mi seguono anche altri tecnici dell’Accademia. Fino ai quattordici anni giocavo nel circolo vicino casa, a Riccione, poi però mi è arrivata la chiamata da parte della FIT. Inizialmente mi allenavo con un coach federale.”
Come è nata questa passione per il tennis?
“Ho iniziato perché mio padre giocava a livello amatoriale ed ero decisamente incuriosito. Ho visto che mi piaceva e mi è sembrato giusto continuare questo percorso.”
Tecnicamente che tipo di giocatore sei? Quali sono i tuoi pregi e quali gli aspetti da migliorare?
“Mi reputo un giocatore piuttosto completo: mi sento abbastanza a mio agio in tutte le situazioni di gioco. Dovessi delineare ciò che amo più fare direi sicuramente verticalizzare e venire a chiudere il punto nei pressi della rete, mentre per ciò che riguarda un aspetto su cui migliorare direi certamente il diritto; è il colpo con cui nei momenti di maggior tensione faccio ancora fatica. In generale, tuttavia, credo che l’aspetto su cui io debba lavorare di più sia certamente quello mentale. Essere continui da quel punto di vista è fondamentale ora e in futuro.”
Quali sono i tuoi obiettivi a breve-medio termine?
“L’obiettivo/desiderio è quello di uscire il prima possibile dagli ITF, in quanto sono incredibilmente competitivi e portano pochi punti in rapporto alla fatica che sei costretto a fare per ottenere un buon risultato. Spero di riuscirci presto, anche perché altrimenti poi si rischia di rimanervi a lungo. Questo step tuttavia sarà possibile solo tramite un miglioramento della tenuta mentale.”
In generale, invece, qual è la tua ambizione?
“Sin da quando ero bambino ho sempre avuto il sogno di giocare i grandi tornei, in particolare gli Slam; più che un’ambizione è qualcosa che voglio provare a raggiungere. Un desiderio sarebbe, invece, quello di allenarmi con il mio idolo Roger Federer. Sarebbe un’esperienza fantastica ma al contempo mi sentirei a disagio, non saprei cosa fare avendo davanti una leggenda di questo sport.”
In questo momento l’Italia del tennis sta vivendo un momento storico magico. Ci sono tuoi coetanei o quasi che sono già in top 100 (Musetti e Sinner), ci sono altri come Nardi e Gigante che si stanno approcciando al grande tennis e con cui dai profili social si nota che hai un bel rapporto. Che ne pensi di loro e più in generale di questo splendido periodo per il tennis nostrano?
“Per la “Next Gen” italiana è un momento molto buono, specie per i classe 2001, 2002 e 2003. Ci sono tantissimi ragazzi che hanno già ranking. Jannik e Lorenzo sono spanne avanti a tutti. Questo però non mi sorprende, sono sempre stati precoci e credo che questo sia solo l’inizio, in quanto potenzialmente hanno un futuro stellare. Per quanto riguarda Nardi, lo conosco sin da bambino dato che lui è di Pesaro e io di Riccione; spesso ci siamo allenati insieme. Penso abbia un talento immenso e sta già ottenendo buoni risultati. Gigante, invece, ha un tennis diverso, più concreto. L’ho conosciuto qualche anno dopo rispetto a Luca ma posso dire che è un mio grande amico ed è anche un ottimo compagno di doppio.”
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