Un giorno come tanti, un allenamento di routine. L’attraversamento della strada sulle strisce pedonali a qualche decina di metri da casa, poi il buio. E’ il 24 settembre 2019 e la vita di Enrico Maggiola, grande interprete delle lunghissime distanze, capace di correre nel 2018 nella rassegna continentale di Tomisoara (Romania) oltre 242km in 24 ore, viene capovolta in una frazione di secondo. Subito dopo l’incidente, Maggiola viene ricoverato in ospedale, in condizioni gravi. Il suo fisico d’atleta però lo aiuta e, dopo circa 10 giorni di coma, arriva il risveglio. Con il passare dei giorni, la mente torna subito alla grande passione: la corsa. Il ritorno a casa solo la vigilia di Natale, ma proprio il 25 dicembre, Maggiola torna ad indossare le scarpe da running, per riassaporare le sensazioni smarrite.
A distanza di qualche mese, Enrico Maggiola si racconta a Sportface.
Enrico innanzitutto come stai?
“Sto molto meglio grazie, ho ripreso a correre regolarmente, anche se a ritmi molto lenti, il percorso di recupero è lungo ma non ho fretta, vado avanti giorno per giorno“.
Raccontaci di te, di come è nata questa tua passione per il running.
“Sono triestino, ma lavoro come consulente finanziario a Pordenone, dove abito nei giorni feriali. Il weekend torno a casa. Sono sportivo da sempre: calcio, pallavolo ed anche body building. La corsa è arrivata più tardi, mentre mi trovavo negli Stati Uniti, a Philadelphia per la precisione. Dopo la triennale in scienze politiche e la successiva specializzazione economica a Forlì, ho ottenuto un visiting PhD in America ed ho vissuto oltreoceano per un po’ di tempo. Era il 2010. Ogni giorno, dopo lo studio, uscivo a correre, non ho più smesso“.
Non solo il classico jogging, ma molti chilometri
“Si, il mio modo di interpretare la corsa è molto personale. Non mi sento un agonista in senso stretto, nel senso che non preparo mai veramente una gara con un programma di allenamento. Corro e basta. Le distanze brevi non mi hanno mai appassionato. Faccio qualche mezza maratona ogni tanto, ma solo per mettere un po’ di velocità. Anche la maratona la considero un semplice allenamento. Non sono un atleta veloce, sulla 42km, anche se non l’ho mai veramente preparata, ho un personal best intorno alle 2h50’ e con quel tempo non si può competere per le posizioni di vertice“.
Come ti allenavi prima dell’incidente?
“Nei giorni feriali, mentre stavo a Pordenone, correvo circa un’ora in pausa pranzo e poi la sera, dopo la palestra, un’altra seduta di almeno 2,5 ore. Durante il weekend, generalmente una doppia uscita di 6-7 ore. Posso dire che la struttura fisica mi ha aiutato. Non mi sono mai veramente infortunato. In tutti questi anni sono stato non più di una settimana senza correre. E’ un privilegio“.
Anche per la performance di Timisoara non hai seguito allenamenti specifici?
“Devo dire di no. In genere non preparo mai una gara con allenamenti particolari, mi limito a ridurre il volume di chilometri corsi nelle settimane precedenti l’evento, per arrivarci più riposato“.
Come si sopporta mentalmente una gara di 24 ore?
“Io mi aiuto con le cuffie“.
Che musica ascolti?
“Per carità, non ho mai ascoltato una canzone in cuffia in tutta la vita. Solo un po’ di musica classica, ma veramente di rado“.
E che cosa ascolti se posso chiederlo?
“Podcast di economia e finanza. Ho cominciato quando studiavo. Corro ed ascolto. Il tempo scorre veloce. Per le prime 12 ore riesco a seguire la spiegazione in inglese, poi quando la stanchezza comincia a farsi sentire e la concentrazione cala, devo passare all’italiano. Le ultime ore sono ovviamente più difficili, generalmente mi scollego e penso alle persone care, ai miei affetti“.
Che cosa ricordi dell’incidente?
“Poco in verità. Avevo praticamente finito l’allenamento in pausa pranzo, ero a meno di 100 metri da casa. Stavo attraversando le strisce pedonali, a passo veloce ma non di corsa, questo è stato riferito anche da testimoni. Ricordo che le macchine era in fila per farci transitare sulle strisce. Qualcuno però non ha rispettato la fila e mi ha travolto. Non ricordo altro“.
Quando ti sei svegliato ed hai realizzato ciò che è successo, hai mai pensato di non poter più correre?
“No. In verità sono anche stato favorito dalla riabilitazione, che mi ha costretto a lunghe sedute sul tapis roulant. E’ un attrezzo che non amo. Ogni volta che ci salivo, pensavo subito a quando sarei potuto tornare a correre in strada“.
Quando è successo di nuovo per la prima volta?
“Il giorno di Natale, il giorno dopo a quello delle dimissioni dall’ospedale. Avevo già atteso fin troppo“.
Adesso stai correndo ogni giorno?
“Si, anche se a ritmi molto prudenziali“.
Come ti muovi in questo periodo di quarantena?
“In Friuli vige il concetto di prossimità all’abitazione. La Prefettura ha indicato in 500 metri il limite massimo entro cui potersi muovere. Mi sono ricavato un giro intorno a casa, con salita e discesa nell’ambito di questo perimetro. Mi alleno compatibilmente con le restrizioni imposte dalla legge e con il fatto che devo rispettare gli orari della convalescenza a casa“.
Non fosse stato per l’incidente, avresti partecipato alla rassegna iridata della 24 ore prevista in Francia lo scorso 26-27 ottobre. Quando ti pesa non esserci andato?
“Non più di tanto. Certo mi spiace perché avrei provato ad andare oltre il chilometraggio di Timisoara, ma non ci perdo il sonno“.
Qual è oggi la tua condizione atletica
“Attualmente, per percorrere 21km sul tracciato che ho decritto prima, impiego circa 2h45’. Se fosse completamente piatto, ci metterei all’incirca 2 ore. Se teniamo conto che, in piena forma, correvo una mezza maratona intorno ad 1h20’, posso affermare di avere un ampio margine di miglioramento davanti a me (ride, nrd). Mi sono dato 3 anni di tempo per tornare sui miei livelli abitali. Entro il Natale 2022, dovrà rivedersi l’Enrico dei bei tempi“.
Tu sei conosciuto come un personaggio istrionico, fuori dagli schemi. Ti abbiamo visto a qualche gara anche con atteggiamenti ironici come ad esempio la pettinatura a “cresta” alla maratona di Trieste. Ogni tanto sul tuo profilo Facebook pubblichi immagini forti o battute taglienti. Recentemente un tuo post sui social non è stato ben digerito da qualcuno che lo ha considerato offensivo verso gli abitati della Puglia. Che cosa ti senti di rispondere?
“Io vivo d’ironia. Non ricordo precisamente il post a cui ti riferisci, ma si è trattato certamente di qualcosa di goliardico o di qualche presa in giro verso gli amici che ho in Puglia. Non volevo offendere qualcuno e, se involontariamente l’ho fatto, me ne scuso“.
Perché Enrico Maggiola corre?
“Perché la vita sa essere spesso noiosa e la corsa mi aiuta a riempirla“.