Un’impresa straordinaria. Ci sono pochi altri modi per descrivere ciò che ha fatto Eleonora Rachele Corradini, lo scorso 17 agosto lungo le strade di Berlino. L’ultramaratoneta, tesserata per la società Impossible Target, ha infatti vinto la 100 Meilen Berlin, competizione che si snoda lungo le strade che costeggiano il muro di Berlino, lungo una distanza di 100 miglia, ovvero circa 160km. La Corradini è stata autrice di una prestazione superba: ha tagliato il traguardo come prima donna in 15h22’42’’, tempo che è valso anche la terza posizione nella classifica assoluta, oltre che il primato della gara al femminile.
A distanza di alcuni giorni da questo incredibile successo, Eleonora ha risposto alle domande di Sportface.it
Eleonora, ancora complimenti. Raccontaci la gara, in modo particolare, quando hai capito che potevi vincere?
“Grazie. Sono molto felice. E’ stata una gioia difficilmente descrivibile a parole. Diciamo che ho capito veramente di poter vincere intorno al km 130. Ero in testa già da parecchio tempo, circa dal km 30, però in queste gare può succedere di tutto, le situazioni cambiano velocemente. E’ sufficiente infatti un problema fisico per andare in difficoltà e perdere la posizione, anche se il vantaggio può sembrare talvolta consistente. Al km 130 mi sentivo ancora bene, avevo buone sensazioni e non pretendendo nulla di più dal mio fisico rispetto a quello che mi stava dando fino a quel momento, mi sono resa conto che potevo arrivare al traguardo”.
Hai avuto dei momenti di crisi, come si dice in gergo?
“Posso dire di no. Ho affrontato la competizione in maniera molto serena, a partire dai giorni precedenti. Ero mentalmente libera e questo mi ha aiutata a raggiungere e mantenere un giusto equilibrio psico-fisico durante la corsa. Ho gareggiato senza pensare ai km successivi, a quanto mancasse ed alla fatica che si farebbe fatta sentire con il trascorrere del tempo. Mi sono veramente goduta una manifestazione che resterà per sempre nel mio cuore”.
Che cosa hai pensato mentre ti avvicinavi al traguardo?
“Quando stavo per terminare la gara, ho pensato “Perché proprio io?” e poi ancora “Ma come ho fatto?”. Ero felice, felicissima. Appena dopo l’arrivo mi sono sdraiata sul prato ed ho chiamato i miei famigliari, con cui condivido sempre i momenti più importanti”.
Ad Ottobre ti aspetta il Mondiale della 24 Ore.
“Sì. Questo è l’impegno certamente più importante. Si correrà ad Albi in Francia ed avrò l’onore di indossare la maglia azzurra”.
Hai già in mente un obiettivo per questa gara?
“Certamente darò il meglio di me stessa, come è naturale fare quando si gareggia con i colori della Nazionale. Non ho però ancora fissato con precisione l’obiettivo, lo vedremo nelle prossime settimane insieme alla mia allenatrice ed al team che mi segue. Nel frattempo continuerò a macinaretanti chilometri, come ho fatto fino ad oggi”.
Facciamo un passo indietro. Quando hai iniziato a correre?
“Ho iniziato nel 2013, ma mi sono avvicinata al mondo nelle ultra solamente 3 anni più tardi. Le lunghe distanze mi hanno cambiata profondamente, permettendo di conoscere a fondo me stessa. In questi anni la mia vita ha subito diversi cambiamenti, ma la corsa è sempre stata un punto fermo. Ogni volta in cui ho bisogno di pensare, trovare serenità, stare in pace, ho la soluzione pronta: esco a correre”.
Veramente una bella immagine. Quando hai scoperto di poter anche eccellere i questa disciplina?
“Durante la mia prima 100km del Passatore. Nonostante la preparazione non fosse stata perfetta, mi sono ritrovata al traguardo senza fatica, senza alcun momento di crisi ed anche con un ottimo tempo. Lì ho capito che la mia passione per le lunghe distanze poteva diventare anche il mio sport”.
Correre a lungo richiede tempo e sacrificio. Come coniughi li allenamenti con la tua vita lavorativa?
“Lavoro nel Marketing di UYN (Unleash Your Nature), un’azienda che produce abbigliamento tecnico sportivo ad Asola, nel mantovano. Riesco quindi ad unire il lavoro e la mia passione per la corsa: questo è indubbiamente un grande vantaggio, che rende meno pesanti gli impegni da affrontare. Mi organizzo ovviamente in base al lavoro, che rappresenta la priorità, ma non rinuncio mai agli allenamenti che sono quasi quotidiani. Dopo tutto, ci sono diversi momenti in cui si può correre: la mattina presto, la pausa pranzo, oppure anche la sera”.
Dal punto di vista dell’alimentazione come ti comporti?
“Nella vita quotidiana mangio in maniera regolare. Per scelta non mangio carne, ma per il resto faccio pasti regolari, senza rinunce folli. Ovviamente in prossimità delle gare evito gli alcolici e cerco di alimentarmi in maniera sana”.
Fai ricorso ad integratori?
“Utilizzo, sia in gara che fuori, i prodotti della Inkospor, con cui mi trovo molto bene. Durante la gara assumo dei gel ogni 12-13km e maltodestrine diluite in acqua. Oltre agli integratori, durante le gare assumo anche del cibo, che secondo me è imprescindibile per affrontare delle competizioni così lunghe. A Berlino ho mangiato soprattutto banane e biscottini vegani presenti ai ristori”.
E il giorno dopo la gara?
“Il giorno dopo la gara mangio tutto il possibile (ride, nrd). E’ il mio premio: mi concedo tutto quello di cui ho voglia”.
Le gare più belle a cui hai partecipato?
“Ne ho corse tante, difficile dire quelle che sono rimaste più impresse, perché ciascuna lascia qualcosa dentro. Dovendone citare alcune, direi certamente la Nove Colli Running, lunga oltre 200km, la 100km di Asolo la 100km del Passatore ed ovviamente questa ultima a Berlino”
Che consigli ti senti di dare a chi vuole avvicinarsi al mondo delle lunghe distanze?
“Ascoltarsi sempre. Ascoltare ciò che hanno da dirci corpo e mente. Pr poter affrontare queste sfide, occorre trovare infatti un equilibrio perfetto”.