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INTERVISTA – Daniele De Pasquale: “Sogno di correre la maratona a piedi nudi sotto le tre ore”

Daniele De Pasquale
Daniele De Pasquale - Foto profilo ufficiale FB

Daniele De Paquale è salito agli onori delle cronache podistiche lo scorso fine settimana per aver portato a termine la Messina Marathon in 3h22’ circa, correndo a piedi nudi. E’ l’ottava maratona conclusa senza l’ausilio delle scarpe. Trentacinque anni, viareggino di origini siciliane (“Non ho mai vissuto in Sicilia, ma le mie origini sono lì. Mia mamma vive a Messina, nei giorni scorsi sono andato a trovarla e ne ho approfittato per correre la maratona”), De Pasquale è laureato in scienze motorie e svolge la professione di tecnico posturale. Proprio grazie al suo lavoro ha iniziato ad approcciare la cosiddetta corsa naturale.

Daniele, grazie per aver accettato di condividere la tua esperienza con i lettori di Sportfac.it. Nel mondo del podismo, la scelta e l’uso delle corrette calzature è uno dei temi che sta più a cuore tanto ai top runner, quanto ai praticanti più o meno occasionali. Tu invece hai appena concluso l’ennesima maratona senza usare le scarpe. Spiegaci come hai maturato questa scelta.
“E’ una scelta nata contestualmente al mio lavoro. Ho iniziato a correre una decina di anni fa, usando le scarpe, come fanno tutti. Più o meno nello stesso periodo, ho iniziato la professione in ambito sportivo e mi sono trovato a trattare molti recuperi posturali di podisti che avevano problemi con infortuni di vario genere alle articolazioni inferiori. Ho notato che, in molti casi, i benefici del riequilibrio posturale venivano progressivamente persi o comunque ridotti con l’uso delle scarpe. Ciò esponeva il paziente a ricadute, specialmente nel caso di utilizzi di scarpe molto ammortizzate, le cosiddette A3 per intenderci, che a mio avviso tendono ad indebolire il piede”.

Stai dicendo che l’uso di scarpe ammortizzate è dannoso per il piede?
“No, dico una cosa diversa. L’uso di scarpe ammortizzate e plantari fornisce un beneficio temporaneo agendo sugli effetti derivanti da un problema posturale, ma non sulle cause che, se non affrontate adeguatamente, tendono a riproporre il problema. Il piede, secondo me, deve trovare il proprio adattamento naturale al contatto con il terreno”.

La corsa a piedi nudi può quindi essere considerata una soluzione ai problemi articolari?
“No, la corsa naturale non è una cura. Questo occorre scriverlo a caratteri cubitali. Lo ripeto: l’approccio corretto è quello del riequilibrio posturale, corredato da tutti gli esercizi di stretching e dalle pratiche fisioterapiche connesse ai singoli problemi. La corsa naturale è un perfezionamento, uno strumento che può essere adottato gradualmente, quando si sta bene, per mantenere il giusto equilibrio articolare”.

Come si arriva a correre a piedi nudi?
“Seguendo un principio molto semplice, ovvero procedendo gradualmente. Non ci si può togliere le scarpe da un giorno all’altro. Innanzitutto è un processo che, come ho detto prima, deve iniziare quando i problemi posturali del soggetto sono stati risolti. In secondo luogo, bisogna passare dalle scarpe classiche a quelle meno ammortizzate, i cosiddetti modelli A2, e progressivamente a calzature più basse, fino ai modelli “Fivefingers”, ossia le protezioni anatomiche a forma di piede. Le prime volte che non si usano le scarpe è comunque sempre opportuno iniziare con le camminate”.

Da quanto tempo corri a piedi nudi?
“Da circa 4quattro anni e ci ho messo tre anni per raggiungere delle prestazioni cronometriche apprezzabili”.

Che cosa intendi?
“Dopo tre anni che correvo a piedi nudi, ho portato a termine una mezza maratona in 1h19’, lo stesso tempo che ci avevo messo nella mia “vita precedente” (ride, ndr) , ossia quando correvo con le scarpe”.

Gare a parte, come fai a gestire gli allenamenti scalzo? Non hai problemi di vesciche o di altro genere sotto le piante dei piedi?
“Io corro sempre di giorno, quando è più facile vedere la condizione del terreno: il corpo umano tende ad auto-proteggersi per cui, istintivamente, correndo senza scarpe, la vista si aguzza proprio per intercettare meglio eventuali pericoli. Inoltre ho la fortuna di allenarmi sulla pista ciclabile di Viareggio, dove l’asfalto è molto curato, con poche imperfezioni. In estate poi, amo molto andare sulla battigia e lì è tutto più semplice. Certo, può succedere di avere qualche escoriazione oppure di essere punto da piccoli frammenti di vetro, ma ormai sono abituato e, alla sera, risolvo tutto con l’utilizzo delle pinzette (ride, ndr)”.

Anche quando fai i trail corri scalzo?
“Se posso ovviamente si, però dipende dal percorso. Se è troppo scosceso, indosso le Fivefingers per proteggermi”.

Dimmi la verità, ti senti osservato dalla gente mentre corri?
“All’inizio sì, alcuni mi guardavano con diffidenza, forse pensavano che avessi qualche rotella fuori posto (ride, ndr). Adesso invece è diverso. La gente si informa: ci sono podisti che mi hanno contattato e sono venuti nel mio studio partendo da Milano o da altre zone d’Italia. La corsa è uno sport bellissimo, ma anche molto usurante, per cui chiunque lo pratichi con continuità cerca sempre le soluzioni migliori”.

Il tuo prossimo obiettivo agonistico?
“Non è detto che ci riesca, ma voglio provare a correre scalzo una maratona in un tempo inferiore alle tre ore. Domenica scorsa a Messina ho corso in 3h22’ , ma le condizioni dell’asfalto non erano ideali in alcuni tratti del percorso. La maratona è una corsa già piena di incognite di per sé, certamente io devo anche trovarne una con un asfalto perfetto per le mie esigenze. E’ una sfida difficile, ma voglio provare a vincerla”.

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