“Alleno Daria da febbraio 2023 e sono molto contento del lavoro svolto. È migliorata sotto tanti aspetti: a partire dal servizio, che era sicuramente il suo punto debole, sino alla qualità generale del gioco, cresciuta anche nei piccoli dettagli”. Flavio Cipolla racconta così l’anno e mezzo al fianco di Daria Kasatkina, oggi numero 13 WTA con l’ambizione di rientrare in Top10. Il coach romano ha raccontato a Sportface le differenze tra circuito maschile e femminile, ha ricordato il primo Jannik (nei futures di Monastir), si è soffermato sulla risalita dell’amico Berrettini e, ultimo ma non meno importante, ha messo i puntini sulle ‘i’ rispetto a un’intervista di Kasatkina in merito alla positività di Sinner che, tradotta in maniera poco accurata, è stata in parte travisata. “Sia io che Daria siamo totalmente dalla parte di Jannik – ha spiegato – e ritengo non ci sia stato alcun favoritismo”.
Partiamo dal tennis di Kasatkina e da questa stagione, che ha visto la tua allieva conquistare Eastbourne e raggiungere la finale ad Adelaide, Abu Dhabi e Charleston.
“Il tennis di Daria si è evoluto in questo anno e mezzo, è più aggressiva e meno attendista. È migliorata anche nel modo di stare in campo: ha acquisito consapevolezza e, di conseguenza, un’importante indipendenza. Nei primi mesi dell’anno, durante i quali è sempre stata tra le prime 10 della Race, ha racimolato tantissimi punti. È mancato un grande risultato negli Slam, ma penso e spero che ci arriveremo presto”.
Come ti trovi e in che maniera ti sei adattato al circuito WTA? Arrivavi da un’intera carriera da giocatore nel mondo ATP e avevi allenato, sino allo scorso anno, solamente uomini.
“È vero, non avevo mai allenato una donna e non conoscevo il circuito femminile. Devo essere sincero, sono stato anche molto fortunato perché Daria è una ragazza facile da allenare: umanamente è molto tranquilla e dal punto di vista professionale non si tira mai indietro; si è subito fidata di me e dei miei metodi, abbiamo ingranato subito. È chiaramente diverso allenare nel circuito ATP o WTA, nelle donne conta maggiormente la parte emotiva e di comunicazione. Alla fine, però, parliamo sempre di tennis”.
Si parla tanto oggi di quale sia il livello del tennis femminile. Qual è il tuo pensiero?
“Credo che vi siano tre giocatrici sopra le altre: Aryna Sabalenka, Iga Swiatek ed Elena Rybakina, seppur quest’ultima stia attraversando un periodo complicato, sono di una categoria superiore. In generale però mi sento di dire che il livello si sta alzando. Le variazioni funzionano meno perché il gioco è sempre più veloce, quasi tutte le tenniste sono in grado di togliere il tempo alle avversarie e il servizio è un fattore ancor più rilevante”.
Hai seguito da vicino anche l’esplosione di Jasmine Paolini.
“In questo anno e mezzo ho seguito Jasmine con grande piacere, sono molto contento per lei, il suo team e, in generale, per il tennis italiano. Furlan ha svolto e sta svolgendo un grande lavoro, ma non ho mai avuto dubbi in merito. La vicinanza con Errani credo faccia molto bene a Jasmine, perché Sara oltre ad avere grande esperienza ha una cultura sportiva incredibile; sono dettagli che fanno la differenza”.
Che futuro ci possiamo aspettare per Paolini?
“Per me Jasmine può rimanere a quel livello, ne sono convinto. Ha il tennis per farlo oltre a un grande team alle spalle”.
Parliamo di Sinner e del caso ‘Clostebol.
“Io sono stato convinto dal primo istante, al 100%, dell’innocenza di Jannik. Sono anche certo che non sia stato trattato diversamente dagli altri. Il caso Bortolotti, simile se non identico, lo testimonia”.
In questi giorni circola però un’intervista a Daria Kasatkina che ha creato polemiche qui in Italia.
“È stata travisata, a causa di una traduzione imprecisa dal russo. In alcuni articoli ripresi dalla stampa sembrava quasi che io le avessi raccontato dei segreti, parlando di due fantomatici tennisti italiani, e che non fossi dalla parte di Jannik. Invece Daria intendeva proprio difendere Sinner e quei due giocatori di cui le parlavo erano semplicemente Bortolotti e Paoletti, che avevano vissuto casi molto simili. Sia io che Daria siamo totalmente dalla parte di Jannik”.
A proposito di Jannik, tu l’hai visto quando era giovanissimo e disputava i suoi primi futures. Che impressioni ti fece?
“Ho visto Sinner tanti anni fa durante alcuni futures a Monastir. Era il periodo in cui allenavo Jacopo Berrettini e abbiamo spesso diviso il campo con Jannik. A impressionarmi non fu solo il tennis, che era comunque dal grande potenziale, bensì la determinazione; in allenamento e ancor di più in partita. I suoi occhi mi colpirono nonostante la giovanissima età”.
Quanto è stato ed è importante Simone Vagnozzi per Sinner?
“I meriti di ‘Vagno’ sono incredibili. Io sin dall’inizio ho incensato il suo lavoro, anche mentre tanti addetti ai lavori lo criticavano perché stava cambiando il tennis di Jannik. Simone stava inserendo nuovi aspetti tecnici e tattici, in particolar modo slice di rovescio, smorzate e ‘serve and volley’, per dare una completezza al gioco di Sinner. È così che bisogna lavorare quando si ha di fronte un giovane che vuole diventare numero 1 e ha le potenzialità per farlo. Alla fine, alla lunga, tutto ciò ha fatto la differenza. Anche Darren Cahill credo sia stato molto importante con la sua esperienza, utile per gestire i tanti momenti complicati di questo periodo. Ricordiamoci che Sinner ha vinto Cincinnati e New York dopo tutto ciò che ha vissuto. Sono traguardi che valgono doppio”.
Conosci benissimo Matteo Berrettini, che quest’anno sta tornando a ottimi livelli. Potremo rivederlo almeno in Top20 ATP?
“Sono molto felice che Matteo stia risalendo il ranking grazie a una buona annata. Ha ritrovato le giuste sensazioni e, così, anche il suo livello di tennis. Secondo me se è integro fisicamente può tornare anche in Top10, ha le armi per riuscirci. Sarà importante conquistare altri punti in questo finale di stagione, entrare nei primi 30 ed essere sempre testa di serie negli Slam. A Wimbledon ha trovato Sinner al secondo turno, a New York è accaduta la stessa cosa con Fritz… Matteo ha qualità straordinarie, non solo tennistiche ma mentali: è una vita che si fa male, torna e vince; si fa male, torna e vince. È una caratteristica rara, da campione”.