Milano lo ha consacrato campione del mondo, Parigi lo aspetta in pedana per il debutto olimpico. Tommaso Marini, classe 2000 e atleta delle Fiamme Oro, prosegue la sua marcia di avvicinamento all’appuntamento più importante della sua giovane carriera sportiva. “Un po’ di positiva e sana agitazione c’è – racconta in un’intervista esclusiva a Sportface.it – Ne parlavo l’altro giorno con la mia collega e amica Favaretto. Ci dicevamo: “tra pochi mesi saremo in pedana per il sogno della nostra vita e durerà solo un giorno, nel bene o nel male”.
Un amore a prima vista con la scherma, sin dalle prime lezioni nella palestra di Ancona. Le Marche, da sempre fucina di talenti, hanno plasmato un altro campione azzurro del fioretto. “Ma da piccolo ero un atleta medio, me la cavavo ma non ero un fenomeno. Poi sono cresciuto e migliorato tanto tecnicamente”. Un sogno a cinque cerchi iniziato davanti alla tv, con lo storico podio tutto italiano delle azzurre del fioretto a Londra 2012. “Eravamo tutti a casa a guardare le dirette e a fare il tifo per tutte loro, ma soprattutto Vezzali e Di Francisca, nostre ‘portabandiera’ delle Marche. E ricordo anche la festa al ritorno nella nostra terra, ho anche delle foto: pensare che adesso possiamo definirci ‘colleghi’ fa un certo effetto. Certo, essere riconosciuti ogni 4 anni un po’ dà fastidio. Forse andrebbero modificate alcune cose a livello regolamentare e arbitrale per renderlo più fruibile. Soprattutto nel fioretto, ci sono delle botte che a volte persino noi non capiamo. Ma è una cosa molto difficile da cambiare, perciò cerchiamo di fare del nostro meglio come sportivi e attirare il maggior numero di persone possibili. Per questo ringrazio le Fiamme Oro e in generale tutti i Gruppi Sportivi, perché consentono ai giovani ragazzi di far della propria passione il proprio lavoro, un movimento che avvicina sempre più persone al mondo dello sport e fa bene anche a livello di valori
In estate sarà finalmente il suo momento, tre anni dopo la delusione per la mancata partecipazione a Tokyo. Il devastante periodo covid, il risultato che non arrivava e addirittura l’idea di smettere. “Avevo un modo di vivere lo sport in modo molto più sofferente rispetto ad ora, pensavo che se dovevo starci male allora non faceva per me e non ero questo grande talento. Quando l’ho detto ai miei genitori, loro mi hanno lasciato carta bianca ed è stato molto importante per me. Mi vengono in mente le parole di Sinner dopo gli Australian Open sui suoi genitori: anche per me sono stati fondamentali, invece nella mia palestra a volte vedo mettere pressione ai bambini di 8 anni… – prosegue Tommaso – L’ultimatum era la tappa di Belgrado del 17 aprile 2022, giorno del mio compleanno e di Pasqua. Papà mi ha accompagnato per passare qualche giorno in più assieme: lì ho vinto la gara e da allora ho cambiato il mio approccio”.
Da quel momento, l’ascesa di un ‘nuovo’ Marini sino al trionfo iridato a Milano. Guai, però, a pensare a un percorso in discesa. “Mi sono infortunato alla spalla a maggio, nell’ultima gara di Coppa del Mondo – ricorda – Dopo gli accertamenti ho vissuto un momento molto difficile, dicevano che dovevo operarmi ma mancavano pochi mesi ai Mondiali. Stefano (Cerioni, ndr) è stato bravo nel gestirmi, una settimana prima dell’appuntamento rilasciai un’intervista in cui raccontavo delle mie condizioni ma che se partecipavo era per vincere. E così sono usciti i titoli “Marini a Milano per l’oro”, ho pensato: “ecco, bella figura”. Poco prima della partenza ero devastato, cercavo conforto parlando con mia madre. Ho affrontato il tutto quindi con poche aspettative, ma assalto dopo assalto ho cominciato a crederci. È stato tutto molto di testa, una bolla che mi ha permesso di superare il dolore”.
Dopo l’impresa meneghina, Tommaso si è immediatamente sottoposto all’operazione per recuperare condizione al più presto in vista di Parigi. “La fisioterapia è stata dolorosa ma a me piacciono le sfide e tornare in pedana lo era. Ringrazio il dottor Giuseppe Porcellini che è stato super meticoloso, sono soddisfatto del lavoro svolto ma non è ancora finito”. I risultati, comunque, iniziano ad arrivare: dopo un quinto posto in Giappone in Coppa del Mondo, è arrivato il trionfo a Parigi in uno storico podio con quattro azzurri. Una sorta di prova generale? “Bellissimo momento, soprattutto poterlo condividere con i miei compagni. I francesi credo l’abbiano presa male, perché dalle semifinali hanno staccato la diretta…”.
Marini però tiene ben saldi i piedi per terra e dell’umiltà fa il suo punto di forza. “Non mi sono mai sentito il più forte, non ho mai sottovalutato nessuno e questo ha evitato di mettermi addosso delle aspettative. Magari poi queste ci sono ma da parte di terzi, e a me il giudizio di terzi non tocca più di tanto. Se ho chiesto consigli a Tamberi? Ho avuto modo di conoscere Gimbo, penso sia uno dei più forti atleti al mondo in generale: ha una mentalità impressionante, è un carro armato. Siamo molto diversi da questo punto di vista, io non sono così metodico ma ci può accomunare il carisma. Ho conosciuto anche Sofia Raffaeli: non sembra umana quando fa certe cose, con le Marche siamo bene a Parigi. Mi piacerebbe guardare più sport possibili, ma chissà se avrò la possibilità di guardarne almeno uno”.
Gettata la maschera, l’anconetano può lasciarsi andare alle sue passioni. Su tutte, la moda: “Colore preferito? Il nero. Ma mi piace molto cambiare, penso di non avere uno stile ben preciso. Mi piace perché la ritengo una forma d’arte, così come mostre, fotografia, cinema e teatro. Ma la mia scherma non è affatto estetica, cerco di fare punto e se la mia azione non è così bella chissenefrega. Un portafortuna? Indosso la maglia dell’Ancona negli assalti più importanti, mi piace avere addosso qualcosa della mia terra in certi momenti. Altre scaramanzie le ho, ma in quanto tali non voglio svelarle…”
E sui social ci sono gli hater? “Certo che ci sono, ma è divertente: finché avranno qualcosa da criticare, vuol dire che sei importante anche per loro. Raramente rispondo, non avrebbe senso. Un mio pregio e un mio difetto? Credo di essere una persona molto buona ed empatica, una qualità che manca sempre più nella società attuale: siamo tutti troppo concentrati sul nostro orticello senza pensare che c’è molto altro, ogni tanto bisogna aiutare anche il proprio vicino di casa. Difetti ce ne sono un sacco… I principali: sono pigro e testardo. E nella mia valigia non manca mai il Palo Santo, per purificare un po’ gli ambienti”.