Era il protagonista annunciato della quarantacinquesima edizione della 100km Firenze-Faenza, meglio nota come 100km del Passatore, competizione in cui vince ininterrottamente dal 2006. Giorgio Calcaterra non ha tradito le attese. Il runner romano, tre volte campione iridato della 100km di ultramaratona su strada, rivive in esclusiva per Sportface.it le sensazioni del della gara di sabato scorso, in cui ha ottenuto la 12° vittoria consecutiva.
Allora Giorgio, raccontaci questo Passatore. Che gara è stata?
“Un gara particolare, difficile, a cui sono arrivato non al 100% della condizione. Mi sono presentato al via con più di un dubbio. Nella settimana precedente ho avuto alcuni problemi gastrici che mi hanno condizionato: ho modificato il regime alimentare, riducendo molto la verdura, per cui in gara ho dovuto fare i conti con la mancanza di sali minerali“.
Eppure sei stato al comando praticamente dall’inizio alla fine…
“Vista la situazione, ho deciso di impostare una gara prudente. Per mia fortuna, sono partiti lentamente anche gli altri, forse a causa del gran caldo, anche se a onor del vero il caldo c’era stato anche in altre edizioni ed i ritmi di gara erano stati decisamente più veloci. Al passaggio al 31.5km nei pressi di Borgo San Lorenzo, vedendo che riuscivo a rimanere in testa nonostante il mio passo gara non fosse dei migliori, ho capito che potevo farcela anche questa volta“.
Il momento più difficile?
“Intorno al 70° km. Mi sono accorto che Andrea Zambelli (giunto secondo sul traguardo di Faenza, nrd) stava cercando di rimontare, per cui ho dovuto necessariamente aumentare il ritmo. Il problema sono stati i crampi, con cui ho dovuto convivere per l’ultima parte di gara. Ho cercato di reintegrare i liquidi ma ho fatto molta fatica“.
Hai mai pensato veramente di non riuscire a vincerla?
“Guarda, il dubbio di non riuscire a vincere io ce l’ho sempre, fino al km 99.99. In una gara del genere, può succedere di tutto: i crampi si possono un po’ gestire, ma se ti esce una contrattura seria, sei costretto a fermarti. Sarà banale dirlo, ma non si può mai essere sicuri della vittoria finché non si taglia per primi il traguardo“.
12 vittorie consecutive in una gara come il Passatore sono qualcosa di straordinario. Quale successo ricordi in modo particolare?
“Tutti, perché in ciascun Passatore ho vissuto sensazioni particolari, uniche. Ho vinto in modi diversi: ho vinto facendo gara di testa sempre in spinta, ho vinto in rimonta raggiungendo e superando il battistrada al 94°km, ho vinto soffrendo e gestendo le situazioni come quest’anno. E’ impossibile scegliere, sono emozioni che, secondo me, non si possono mettere su una classifica“.
Parliamo del tuo 2017: inizio anno con preparazione in Kenya.
“Si, un’esperienza umanamente positiva, anche se dal punto di vista squisitamente sportivo non è andata benissimo“.
Spiegaci meglio.
“Forse è stata la scarsa abitudine all’allenamento in altura, forse altri fattori, però non sono riuscito ad ottenere i benefici sperati. Per farti capire, prima della partenza per il Kenya avevo corso una “mezza” in 1h11’; al rientro, dopo le 3 settimane canoniche di ri-adattamento, ho corso nuovamente una 21km in 1h13’ circa“.
Ad inizio marzo hai vinto la Sahara Marathon
“Si, ma qui la vittoria sportiva va in secondo piano; questa gara è infatti dedicata al popolo Saharawi e si conclude tra l’altro dei Campi per Rifugiati di Smara. Questa popolazione vive con grande dignità in una condizione molto difficile: muri, mine e filo spinato. Sono situazioni che non si dimenticano. Purtroppo se ne parla poco“.
Il 29 ottobre ad Imola ci sarà la “Mezza d’Italia”.
“Sto organizzando questo evento insieme ad un gruppo di amici. Si tratta di una mezza maratona che sarà corsa nell’Autodromo di Imola. Ci sarà anche la possibilità di correre su distanze inferiori (5km e 10km), con partenze ad orari diversi. Vogliamo creare un evento podistico che coinvolga tutta Italia e la location di Imola è stata pensata anche per questo scopo. Tra l’altro stiamo attendendo l’omologazione per proporre un itinerario con doppi sensi di marcia, in modo che ci corre più lentamente abbia la possibilità di ammirare l’azione dei top runners”.
Tu, oltre ad organizzare, gareggerai?
“Certamente, sarò al via della “mezza” e confido di poter fare un buon tempo“.
Prima di salutarci, ancora un paio di curiosità. La prima è la classica “domanda da 1 milione di euro”: come si arriva ad essere ultramaratoneta ed a correre 100km?
“Ci vogliono due componenti fondamentali: le gambe e la testa. Le gambe sono importanti perché bisogna mettere almeno 90-100km di allenamento a settimana per un buon periodo di tempo, la testa è fondamentale perché non ci si deve arrendere davanti alle crisi che certamente si dovranno affrontare. Se si è mentalmente convinti, l’obiettivo, pur difficile, è raggiungibile. Voglio citare l’esempio di Daniele Ottavi, co-autore del mio libro Correre è la mia vita, che ha chiuso il Passatore in 13h09’ circa. Era la sua prima esperienza, ma è stato disciplinato negli allenamenti e nell’alimentazione: 20 giorni circa prima della gara ha fatto un test sui 50km recuperando bene, li ho capito che ce l’avrebbe fatta“.
Seconda ed ultima curiosità: ha fatto molto rumore il recente test all’Autodromo di Monza, in cui si è cercato di correre una maratona sotto le 2 ore. Che cosa ne pensa Giorgio Calcaterra?
“Tutto ciò che porta visibilità al nostro movimento è benvenuto; ciò detto, credo che quel test vada preso per quello che è: un esperimento scientifico e non una gara. Giusta quindi la scelta di non omologare il tempo-record: chi corre sa benissimo che le condizioni in una maratona “vera” sono molto diverse da quelle in cui è stata fatta questa prova. Certamente, pur con tutte le semplificazioni del caso, dalle “lepri” ai materiali all’asfalto, il riscontro cronometrico ottenuto è di primissimo livello. Quando qualcuno sarà capace di replicarlo in una maratona su strada, saremo tutti in prima fila ad applaudirlo“.