“La medaglia olimpica è l’unica che conservo a casa”. Se a dirlo è un atleta che ha già vinto tre titoli Europei e vanta una valanga di piazzamenti e trofei individuali nel World Tour di beach volley, allora c’è davvero da crederci all’indissolubile legame con la manifestazione a cinque cerchi. Paolo Nicolai ha 35 anni, conta di spegnere le 36 candeline a Parigi il prossimo 6 agosto – vorrebbe dire essere arrivato almeno ai quarti di finale – ma prima c’è ancora da guadagnarsi la certezza del pass. “Avrei firmato per essere in questa posizione a questo punto dell’anno, ma mancano ancora una decina di tornei – spiega il beacher azzurro in un’intervista a Sportface.it –. Però siamo contenti e carichi”. A far coppia con Nicolai dal 2021 c’è Samuele Cottafava, dopo il lungo sodalizio (11 anni) con Daniele Lupo, conclusosi dopo l’Olimpiade di Tokyo. Niente di personale, ma la ricerca di provare qualcosa di nuovo. “Facendo parte di una nazionale, è una scelta collegiale: si cerca la miglior soluzione possibile, era chiaro che Samuele fosse un giocatore di livello e quindi non è stata una decisione troppo difficile. E i fatti finora non ci hanno smentito – prosegue il classe 1988 – Sapevamo che questo ciclo olimpico sarebbe stato di tre anni invece che quattro quando abbiamo iniziato a giocare insieme. Per certi versi abbiamo anche bruciato delle tappe”, come dimostra il quinto posto alle ultime Finals di Doha e ben 71 match disputati nel 2023.
Nicolai ha messo nel mirino la quarta Olimpiade della sua straordinaria carriera, un record per questo sport. “Londra nel 2012 quella che mi ha colpito di più, forse perché la prima o forse perché in Europa: la definirei scioccante, è quella che mi ha lasciato il ricordo più bello. Di Rio mi ricordo la pressione, sapevamo di poter arrivare a medaglia, giocavamo per quello e per fortuna siamo riusciti ad ottenerla. Tokyo, invece, è stata silenziosa, nonostante le strutture non avessero nulla da invidiare alle altre edizioni cui avevo già preso parte – i ricordi di Paolo, che ripercorre anche le differenze in campo rispetto a 12 anni fa – Come ogni sport si è evoluto, sia a livello fisico che tecnico. Anche dal punto di vista dello staff che c’è dietro ogni squadra. Più anni ci sono dietro uno sport, più ci saranno ricerca e ambizione, più aumenta il livello degli avversari”.
La passione è il motore di Nicolai, la stessa degli inizi nella sua Ortona. “Sono cresciuto in un posto di mare, arrivavo dal volley e quindi il passaggio è stato quasi automatico – prosegue – Mi piace stare in campo e il mondo della pallavolo, vorrei restarci anche dopo la mia carriera da sportivo. Come si gestiscono i momenti negativi? Ci sono stati alcuni in cui ho ottenuto meno di quanto speravo, ma ho imparato ad accettarli. Puoi solo continuare a lavorare con più attenzione e sperare che l’ambiente intorno sia della tua stessa idea”. L’abruzzese, oltre che sul compagno di squadra Cottafava, può contare sul team formato da Simone Di Tommaso, Mariano Costa e Mattia Matricardi e sul Gruppo Sportivo dell’Aeronautica. “Farne parte è sempre importante, sai di poter contare su di loro e che sono sempre al tuo fianco”.
Il pensiero corre così nuovamente a Parigi per rivivere la bellezza delle emozioni olimpiche. Nel 2016 lo storico argento con Lupo sulla sabbia brasiliana. “Mi piace molto rivedermi, ma i match di Rio ho cercato di guardarli il meno possibile: le emozioni vissute sono state così forti da non voler contaminarli con altre analisi più oggettive. L’Olimpiade è così, puoi prepararti quanto vuoi ma lì poi tutto è amplificato alla massima potenza”.
Sarà dunque una prima metà di 2024 particolarmente impegnativa per Nicolai, che spera di concluderla nella capitale francese. “Molto spesso sono in giro per le trasferte, per questo motivo quando sono a casa cerco di godermi la famiglia e i figli – racconta Paolo, papà di Anna (2021) e Pietro (2023) -. Cerco di restituire quel tempo che tolgo durante i viaggi. Anche un po’ in maniera egoistica, perché quei momenti danno tanto anche a me. Come dicevo prima, ho la fortuna di vivere in un paese di mare e d’estate riesco a godermelo anche con loro. Ma pallone e rete da un’altra parte… I figli devono seguire la loro strada, ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno lasciato fare ciò che volevo, mi auguro di essere bravo allo stesso modo”.
E l’azzurro invece ha voglia di gareggiare sul circuito. “Los Angeles 2028? Poi ne riparliamo… – ammette -, è ovvio che alla mia età i programmi non possono farsi sulla base di quattro o cinque anni. Però, al momento, mi sento ancora molto bene in campo”.