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ESCLUSIVA – Matteo Zurloni: “Olimpiadi occasione per crescere, a Parigi vorrei incontrare Jacobs”

Voglio sfruttare le Olimpiadi di Parigi 2024 come esperienza di crescita, comunque essa vada“. Questo è l’obiettivo di Matteo Zurloni, atleta della Federazione Arrampicata Sportiva Italiana e del gruppo sportivo Fiamme Oro, che si appresta a vivere la sua prima esperienza a cinque cerchi. Matteo, raggiunto telefonicamente in esclusiva da Sportface.it, spiega di essere ambizioso ma allo stesso tempo di non dare nulla per scontato: “Non sono scaramantico, però non ho un vero e proprio obiettivo. Sono consapevole di quella che è la sfida: arriverò e in base alle condizioni del mio corpo quel giorno, farò del mio meglio. Solo questo. Ovviamente si punta al massimo perché se non si punta a quello, non puoi essere pronto per riceverlo poi“.

Matteo, cresciuto a Cassano D’Adda (Milano) ma da sempre legato al mondo della montagna per le “vacanze con la famiglia in Val di Fassa“, definisce le Olimpiadi come il “punto massimo che un atleta può raggiungere, un palcoscenico dove l’intero mondo ti sta guardando e puoi far vedere quello che sei in grado di fare“. Gestire l’emozione però non è sempre facile e Matteo se ne è reso conto seguendo l’arrampicata a Tokyo 2020: “Ho notato quella difficoltà di provare a fare andare tutto bene nella singola giornata con le aspettative che si sommano tutte in quel giorno. È il motivo per cui adesso sto cercando di prepararmi al meglio per le Olimpiadi, ma senza vederle come un mostro che incombe su di me, ma come una gara quasi qualsiasi (anche se non lo è) per alleggerire un po’ il peso“.

Matteo Zurloni – Foto Federazione Arrampicata Sportiva Italiana

 Nessuna paura dunque, certamente non dell’altezza, almeno “finché sono assicurato“, spiega Matteo, “però mi è capitato, avendo la casa in montagna, di fare numerose passeggiate e magari quando sono su una camminata più esposta, la paura un po’ viene…“. In palestra però si trova a suo agio, anche se la sua specialità è tanto spettacolare quanto controversa. Nello Speed, infatti, gli atleti scalano una parete di 15 metri in pochi secondi e l’errore è sempre in agguato: “A volte è frustrante. Si vorrebbe andare benissimo in tutte le gare, però bisogna essere consci che l’errore è più che umano. Ovviamente si punta alla perfezione, ma bisogna essere consapevoli che l’errore può capitare, raccogliere quello che si è imparato in quella singola gara e andare avanti“.

Alle Olimpiadi ci sarà maggiore pressione, ma alla fine prevale comunque l’entusiasmo: “Sono contento che il mondo possa vedere questo sport che mi ha catturato e sono sicuro possa piacere a molti: è praticamente lo sport più veloce al mondo, è diretto e l’adrenalina che fa provare può avere un bell’impatto sul pubblico“. L’arrampicata l’ha catturato, dice Matteo: “All’età di 5 anni ho iniziato ad arrampicare e non ho più smesso. Negli ultimi due anni ho capito che l’arrampicata poteva essere più di una semplice passione. Ho visto che i risultati diventavano sempre più importanti e ho deciso di dedicarmici davvero tanto, anche facendo dei sacrifici“. La sorpresa è stata soprattutto per il rapido miglioramento: “I tempi mi aspettavo sarebbero scesi, non mi aspettavo così tanto. Però comunque sapevo che lavorando bene con determinazione sarei riuscito a raggiungere certi obiettivi, ho bruciato quasi un po’ le tappe“.

La consapevolezza di potersela giocare con tutti è arrivata nel 2022 ad Insbruck: “Era la mia seconda partecipazione in Coppa Europa senior e sono riuscito a conquistare l’oro e ho visto che con quei tempi potevo iniziare a gareggiare con campioni che fino a poco tempo prima vedevo solamente in televisione”. Un ricordo indelebile poi il Mondiale di Berna 2023, dove il classe 2002 ha conquistato titolo e qualificazione olimpica: “È stata la serata perfetta, ho ottenuto tutto quello per cui stavo lavorando in una singola serata“. Speciale anche la prima Coppa Italia del 2023, a Milano, dove Matteo ha stabilito il nuovo record italiano: “Nel periodo invernale ero sceso veramente molto coi tempi, ma non facevo gare da tanto e nella mia testa non c’era la garanzia che sarei riuscito a portare quei tempi in gara. In più l’abbiamo fatta nella mia palestra: è stato un momento quasi magico”.

Matteo Zurloni – Foto Federazione Arrampicata Sportiva Italiana

Nessun segreto particolare per gestire la pressione, se non “arrivare alla gara il più rilassato possibile perché in quel modo riesco a rendere“, passando del tempo con gli amici e la famiglia per staccare in po’ dopo un periodo intenso di lavoro. Non è facile nemmeno gestire gli impegni che una carriera di altissimo livello comporta: “All’inizio ho accusato un po’ l’accumularsi di interviste e premiazioni, forse questa è l’unica cosa che può pesare un minimo“, ammette. D’altronde, l’arrampicata occupa la maggior parte della vita di Matteo, che da un paio d’anni allena anche, sempre sulla velocità (“Un hobby che può diventare anche un lavoro in futuro“). Staccherà la spina una volta tornato dalle Olimpiadi: “Avrò ancora il Campionato Europeo, però la prima settimana di settembre voglio andare assolutamente una settimana in Sardegna con la mia ragazza a rilassarmi“, spiega Matteo.

Ora però le energie sono tutte sulla preparazione, che sta già dando ottime risposte. Infatti, nella prima tappa di Coppa Italia, a Brugherio, Matteo ha stabilito il nuovo record nazionale in 4″95, scendendo per la prima volta in Italia sotto i 5 secondi e a soli 5 centesimi dal primato mondiale. Fortuna che la Coppa Italia dovrebbe essere solamente un allenamento per lui. Come simulazione in vista dei Giochi, invece, avrà “quattro tappe di Coppa del Mondo: la prima a metà aprile a Wujiang in Cina, successivamente ci saranno Salt Lake City e due in Europa, a Chamonix e Briançon“. Poi testa a Parigi, dove spera di incontrare Marcell Jacobs perché “anche lui è un velocista e magari riesco a farci una chiacchierata e ottenere qualche spunto che posso sfruttare a livello motivazionale. Mi è già capitato di incontrare Tamberi, anche lui mi piacerebbe vedere alle Olimpiadi“. E chissà che la storia dei due azzurri dell’atletica non sia di buon auspicio anche per Matteo Zurloni.

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