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Antonio Zucca ha concesso un’intervista a Luca Fiorino, direttamente dalla propria stanza d’albergo a Melbourne. Il coach italiano, attualmente al lavoro con Laura Siegemund, ha raccontato senza filtri la propria esperienza in Australia, in attesa dell’inizio del primo Slam dell’anno. La preparazione agli Australian Open 2021 sta scaturendo diverse polemiche, tra giocatori e addetti ai lavori, come dimostrato recentemente dalle richieste avanzate da Novak Djokovic e categoricamente rifiutate dal Governo australiano. Il lavoro di comunicazione di Tennis Australia continua incessante, tra critiche e comprensione, sebbene sia sotto gli occhi di tutti la presenza di una miccia pronta a esplodere. Giocatori e allenatori sono attualmente confinati all’interno delle proprie stanze d’albergo, con poco tempo a disposizione per procedere con i consueti allenamenti, come testimoniato da Zucca stesso. Alcune promesse non mantenute, mezze verità e confusione dilagante: ecco la situazione in Australia.
Come state vivendo questi giorni di quarantena? Ci sono differenze tra i giocatori attualmente a Melbourne e quelli ad Adelaide?
“Non so come stia andando ad Adelaide, ma sicuramente sono molto più tranquilli di noi. Si è già vista Osaka senza mascherina, qua se non la metti rischi grosso. Si è sempre scortati, una persona ti porta in ascensore, un’altra ti porta in macchina, in pratica c’è la guardia del corpo. Ti scortano in palestra, a mangiare, non si può stare tranquilli. Alla fine è anche giusto così. Le regole sono diverse, ma è a discrezione dei medici a Melbourne e potevano cambiare decisione da un momento all’altro. A noi avevano detto che venivi chiuso in quarantena solo se il compagno di allenamento avesse avuto il Covid-19, poi si è arrivati qui e per una persona in aereo hanno chiuso tutti per quattordici giorni. Non si sa bene come sia successa questa cosa. A noi hanno detto: ‘Arrivate a Melbourne e con risultato negativo andate ad allenarvi, invece abbiamo perso due giorni di allenamento’. Che fare, ci adattiamo e comunque siamo privilegiati a poter uscire. Le finestre? Non si possono aprire, ma questo capita in tanti hotel. Si sta virando sul ridicolo, sapevamo di venir qui e che non sarebbe stata una passeggiata, quindi bisogna adattarsi. Dopo questi quattordici giorni faremo una vita normale. La gente è tranquilla, senza mascherine, in discoteca. La vita come prima. L’altra promessa non mantenuta è che tutti usciranno dalla quarantena il 29, chi è arrivato prima del 15 farà altri giorni di quarantena. Siegemund è arrivata venerdì notte, ma altri il mercoledì, faranno giorni in più. Ad Adelaide sono molto più tranquilli, ma Tennis Australia ha detto che seguono le nostre stesse disposizioni. Non si sa bene dove stia la verità“.
Tanti tennisti non hanno avuto la possibilità di allenarsi. Quali sono stati i problemi specifici?
“Chi aveva l’allenamento prima delle 15.30 non ha potuto giocare. Ci hanno detto che avremmo perso l’allenamento se avessero bussato e non avessimo sentito l’avvertimento. Alle 9.25 non hanno bussato, era l’orario che ci avevano dato, poi è passata mezz’ora e ci hanno detto che ci avrebbero fatto sapere. Soltanto alle 13.30 è arrivata la mail con due righe su problemi con la transportation, poi alle 15.00 ci è stato detto che alle 15.30 sarebbe potuto iniziare l’allenamento, ma quelli che avrebbero iniziato prima non potevano più, a quel punto. La comunicazione non è stata delle migliori. Oggi (martedì, ndr) siamo riusciti ad allenarci. Ma alla fine eravamo in macchina alle 9.40, orario in cui dovevamo essere in campo. Siamo arrivati in ritardo, erano già le 10 e abbiamo giocato 1 ora e 40 minuti, anziché due ore. Andrà a migliorare, senz’altro andrà a migliorare“.
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Molti giocatori hanno dato sfogo alla propria creatività, in stanza. Come state lavorando in camera?
“Abbiamo passato gli ultimi tre giorni in stanza, cercando di tenerci in linea. Abbiamo lavorato sulle volée, mentre altri atleti sono soli in stanza e lavorano con il materasso. Ci sono alcuni giocatori che hanno stanze molto più grandi, come Wawrinka, mentre la nostra è piccola e dobbiamo adeguarci. Possiamo procedere con esercizi abbastanza semplici, proviamo anche a rilassarci. Il cibo non è eccellente, però arriva sempre in orario per i pasti. Per quanto riguarda il cibo, sino a domenica non potevamo scegliere cosa mangiare. Da lunedì, invece, abbiamo avuto l’opportunità di scegliere da un menù comprendente due settimane. Ci sono pietanze anche per vegetariani o vegani, non è difficile trovare qualcosa da mangiare. La qualità non è elevata, ma è comprensibile, essendo un cibo pronto e dunque spesso freddo. Inoltre ci forniscono 100 dollari australiani per Uber Eats, che verranno aggiunti al prize money. Non è male il servizio, bisogna considerare che non siamo in un ristorante stellato“.
Per quanto riguarda il cibo, c’è possibilità di scelta? Come funziona Uber Eats?
“Il problema è stato creato dai giocatori attualmente in quarantena, che non possono allenarsi. Noi siamo stati fortunati, non siamo stati contagiati. Eravamo ad Abu Dhabi e siamo stati in una bolla per 14 giorni, avrebbero dovuto farci volare da soli. Mentre non è stato così, persone provenienti da Paesi diversi hanno volato insieme, rischiando dunque maggiormente una propagazione del contagio da Coronavirus. Noi eravamo abbastanza pro Tennis Australia, ma altri hanno creato un altro gruppo indipendente per andar contro alle norme australiane. Azarenka ha mandato una mail ad allenatori e giocatori, scrivendo di rilassarsi un po’ e di non andar particolarmente contro Tennis Australia, perché le regole australiane non sono le stesse europee. A Brisbane hanno chiuso tutto in 3 giorni, sono molto rigidi su queste questioni. Certamente possono migliorare sulla puntualità, ma la gente che si occupa della quarantena non conosce esattamente le esigenze dei giocatori. Tennis Australia ha provato a fornire delle linee guida, secondo loro non è giusto che noi siamo qui, perché molti australiani non possono tornare a casa. Credo che le acque si calmeranno, non appena il torneo avrà inizio“.
Dopo le proposte di Djokovic, rispedite al mittente, dove si potrebbe intervenire per migliorare questa situazione?
“Ci hanno detto che due persone hanno chiacchierato, aprendo le porte delle stanze. Avrebbero sicuramente potuto parlare al telefono. Un’altra persona ha chiamato Uber Eats e poi passato un piatto alla porta di fianco, assurdo. Ci sono delle guardie, ma naturalmente non armate e non invadenti, ma controllano cosa succeda nei loro dintorni. Può accadere qualsiasi cosa. Secondo me, queste sono cose che non vanno fatte. Se il Governo si spazientisce, non so poi come possa andare a finire. Secondo me è una lotta persa quella di Tennis Australia, il Governo australiano decide su ogni questione. Il Governo avrebbe accettato la quarantena soltanto nel caso in cui avessero potuto averne il controllo. Djokovic ha avanzato delle richieste e il Governo ha risposto con un ‘no’ categorico. Non è facile dialogare con il Governo australiano, Tennis Australia riesce a far da tramite come può, stanno facendo un buon lavoro. Ci sono biciclette disponibili per tutte le persone in quarantena forzata, stanno facendo il possibile per aiutarci. Il Governo decide tutto e si deve sottostare alle loro richieste, non c’è nient’altro da fare“.
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