Un risultato che non rispecchia quanto visto in campo, non è certo la prima volta che capita. Ma i sessantamila della Puskas Arena, primo stadio riaperto al 100% nel post-pandemia, meritavano una soddisfazione, quella di riuscire a fermare sullo 0-0 un Portogallo abulico e incapace di pungere all’esordio a Euro 2020. E invece, con la stessa fortuna – al pari della caparbietà – vista nel 2016, la squadra di Santos riesce a venire a capo dell’Ungheria nel finale e piazza tre gol negli ultimi cinque minuti andando a vincere con uno 0-3 larghissimo e utile in caso di terzo posto.
Con questa vittoria, cercata ma non pienamente meritata, in realtà Cristiano Ronaldo e soci ambiscono a ben altro rispetto al terzo posto in quello che si può tranquillamente definire come il girone della morte. Già, CR7. Una doppietta – rigore e gol dei suoi – a pochi minuti dalla fine che lo incoronano come il miglior marcatore della storia degli Europei con undici reti nelle fasi finali, oltre che l’unico di sempre a giocare cinque edizioni diverse e a segnare in ciascuna di queste. Un giocatore eterno a dispetto dell’età che gli fa sbagliare qualcosa di troppo, ma quando conta c’è sempre. La mentalità non invecchia, anzi, viene nutrita di continuo.
A far da contraltare ai lusitani che sorridono ma di certo non possono definirsi pienamente soddisfatti, c’è Marco Rossi e la sua splendida Ungheria. Priva del suo uomo più forte (Szoboszlai, fermato da un infortunio), senza grandi individualità, l’allenatore italiano che ha rovesciato il tricolore magiaro con la sua mentalità tutta intensità e calcio all’italiana, deve arrendersi soltanto a cinque minuti dal termine contro i campioni in carica. La Puskas Arena di Budapest si ammutolisce improvvisamente, ma a fine partita ci sono comunque gli applausi per una squadra che ha dato tutto e che con questo spirito può mettere in difficoltà persino Francia e Germania.
