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Quaranta medaglie, decine di record, mille emozioni: così l’Italia ha conquistato Tokyo

La 4x100 d'oro ai Giochi Olimpici di Tokyo - Foto Pagliaricci/GMT

Quaranta medaglie (record assoluto di sempre), decimo posto nel medagliere (dieci ori, dieci argenti, venti bronzi) e sedici giorni di fila con almeno un podio: l’Italia saluta le Olimpiadi di Tokyo e lo fa a testa alta, altissima. Mai come questa volta. La storia è stata riscritta, i record sono stati sbriciolati. In una edizione atipica, unica, forse irripetibile: senza pubblico e con una pandemia che ha costretto il Cio al rinvio di un anno. Ma alla fine i Giochi si sono fatti, la fiaccola di Olympia è stata accesa e l’emozione è stata la vera protagonista dei diciannove giorni di gare.

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L’ATLETICA REGINA, IL NUOTO DA RECORD – Solamente una settimana fa, domenica 1 agosto, l’Italia cominciava la giornata con ancora solo due medaglie d’oro all’attivo. Poi in dieci minuti la storia di questi Giochi, ma non solo, è stata riscritta: Gianmarco Tamberi vince l’oro nel salto in alto, Marcell Jacobs vince i 100 metri. E’ la svolta. L’ultima settimana è un tripudio pazzesco: l’atletica regala altre tre medaglie d’oro (cinque record assoluto, eguagliata Anversa 1920 con la scherma e Roma 1960 con il ciclismo) con Massimo Stano e Antonella Palmisano trionfatori nelle due 20km di marcia ed infine un’altra perla che rimarrà negli annali dei libri di storia dello sport. Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu vincono per un centesimo la staffetta 4X100. Nell’altra disciplina regina, il nuoto, sono arrivate ben sei medaglie eguagliando il record di Sydney 2000. E pazienza se è mancato l’oro perché si sono visti lampi di gioventù, Martinenghi, Burdisso e Miressi su tutti, mischiati alla consapevolezza di Simona Quadarella e a delle staffetta da record. E poi le lacrime di Federica Pellegrini che lascia da icona dello sport: cinque finali nei 200 stile libero, nessuna come lei. Nessuna.

JACOBS E PALTRINIERI SIMBOLI – Ci sono giorni, ore, in questo caso anche attimi o decimi di secondo, che possono cambiare la vita di un atleta. Ed è quello che è successo a Lamont Marcell Jacobs che in ventiquattro ore ha ritoccato per ben tre volte il record italiano, diventando l’uomo più veloce del pianeta in una finale dei 100 metri che difficilmente potrà uscire dai ricordi e dai battiti degli oltre 20 milioni di italiani davanti alla televisione. E poi anche un secondo oro, quello della staffetta, con una seconda frazione perfetta. Il dopo Bolt è italiano. Ma si può essere simboli anche senza vincere una medaglia d’oro: perché Gregorio Paltrinieri a Tokyo è diventato leggenda. Anche se con un argento negli 800, un quarto posto nei 1500 e un bronzo nella 10km in mare. Sì, perché la mononucleosi agli inizi di giugno ha cambiato radicalmente i piani di ‘Super Greg’ che era pronto a cannibalizzare tutto e tutti puntando ai tre ori. Quaranta giorni dopo una malattia pesante e debilitante Paltrinieri ha gettato il cuore oltre l’ostacolo facendo emozionare tutti gli italiani: non hai preso i tre ori, ma sei diventato leggenda.

VANESSA, PIPPO E LE ALTRE IMPRESE – Impossibile riassumere in poche righe le emozioni e le imprese degli azzurri in questa meravigliosa edizione a cinque cerchi. Ma una menzione speciale di certo la merita Vanessa Ferrari, medaglia d’argento al corpo libero, la prima nella storia della specialità dopo la medaglia a squadre del 1928 ad Amsterdam. E poi, a chiudere il cerchio, le Farfalle della ritmica che sono riuscite a riprendersi quanto tolto cinque anni fa a Rio, un bronzo “che vale tutti i nostri sacrifici e le nostre lacrime” come ha ricordato la capitana Alessia Maurelli. Le Olimpiadi, si sa, corrono veloci: mai però come Filippo Ganna. ‘Pippo Frecciarossa’ ha trascinato l’inseguimento azzurro del ciclismo su pista ad una medaglia d’oro indimenticabile, con due record del mondo e con due rimonte semplicemente leggendarie. E poi il canottaggio, primo oro e prima medaglia femminile della storia griffata da Valentina Rodini e Federica Cesarini, taekwondo con un magnifico Vito Dell’Aquila, primo atleta italiano degli anni 2000 ad andare a medaglia (in questo caso pure d’oro). Le tre medaglie del sollevamento pesi (Zanni, Bordignon, Pizzolato), il judo con Centracchio e Giuffrida sugli scudi.

SCHERMA E TIRO SOTTOTONO – La prima settimana dei Giochi Olimpici, per l’Italia, non è stata di certo semplice. Non per il numero di medaglie, ma per la qualità delle medaglie: le due carte più importanti, a livello storico, ovvero la scherma e il tiro hanno tradito. Zero medaglie d’oro, due secondi posti nella scherma, uno nel tiro a volo con Diana Bacosi e poi altri bronzi sempre nella scherma. Poco, troppo poco. “Servirà una riflessione”, aveva detto qualche giorno fa il presidente del Coni Giovanni Malagò. Poi la bufera sul commissario tecnico della Nazionale di fioretto Andrea Cipressa: le parole della Di Francisca, la lettera degli atleti. Una situazione non facile da gestire: di certo è stata una Olimpiade insufficiente.

CIAO TOKYO – Gli Stati Uniti hanno vinto il medagliere per la sesta volta nelle ultime sette edizioni (unica eccezione Pechino 2008 con la Cina a dominare), sono stati ben 93 i paesi che sono riusciti ad andare a medaglia. L’Italia è arrivata settima nella speciale classifica di medaglie conquistate, a sei dall’Australia sesta. La fiaccola sta per essere spenta, ma per la prima volta nella storia si riaccenderà prima: tra tre anni, infatti, si torna in Europa, a Parigi. L’Italia lascia Tokyo con la consapevolezza di aver riscritto la storia, ma anche di aver gettato delle basi importanti in vista del futuro. Arigatō Tokyo, à bientôt Parigi.

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