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Il pagellone ed i voti ai protagonisti del biathlon in queste Olimpiadi di PyeongChang 2018. Sono state due settimane intense con ribaltoni, colpi di scena e conferme sia per quel che riguarda la nazionale azzurra che per i big del circuito mondiale. Diamo i numeri.
DOMINIK WINDISCH 9
Quando cominci le Olimpiadi con una medaglia di bronzo nella gara più difficile, la sprint, significa che questi saranno i tuoi Giochi. Sbaglia una volta al poligono ma con una prestazione mostruosa sugli sci vince il bronzo per sette decimi. Non si ripete nell’inseguimento dove non trova continuità al poligono, stesso dicasi per l’individuale e per la mass start. Ma l’altra zampata vincente la piazza nella staffetta mista quando stampa Peiffer in volata e porta l’Italia sul podio con tanti saluti ai rosiconi tedeschi.
LUKAS HOFER 7
Una buona manifestazione da parte dell’azzurro: tante buone gare senza l’acuto. Sugli sci ha alternato gare ottime a gare sufficienti, ma dove è venuto a mancare è stato al poligono: troppi gli errori commessi (quasi sempre l’ultimo bersaglio) che non gli hanno permesso di lottare per i primissimi posti. Ma si porta a casa la medaglia e nella staffetta mista ci mette molto del suo.
LISA VITTOZZI 8.5
Brava, brava e ancora brava. La sappadina dimostra a tutto il mondo che il futuro non può che essere suo: sesta nella sprint, undicesima nell’inseguimento e quarta in una mass start di rimonta in cui ha anche sparato per il podio. Questo per quel che concerne le gare individuali poi nelle due staffette è stato show vero: sia nella mista che in quella femminile al lancio ha portato il testimone a Dorothea Wierer con l’Italia al primo posto. Torna a casa con una medaglia di bronzo, ma cosa più importante, con la consapevolezza che tra quattro anni Lisa Vittozzi si presenterà a Pechino come una delle atlete da battere.
DOROTHEA WIERER 5.5
Non è la solita Dorothea. Soprattutto al poligono dove nelle prime gare non riesce a trovare il feeling giusto sia con il tracciato che con le condizioni estreme. L’azzurra si riprende nella seconda parte dei Giochi chiudendo al settimo posto l’individuale e al sesto posto la mass start, con qualche rimpianto per l’ultimo poligono. Nella staffetta mista sbaglia tre volte ma alla fine si salva e riesce a consegnare il testimone a Lukas Hofer con l’Italia in piena lotta per le medaglie. Nella staffetta femminile fa il bello ed il cattivo tempo: prima due giri di penalità a terra in un poligono maledetto poi nella bufera trova uno zero storico. Aspettative troppo alte?
MARTIN FOURCADE 9.5
“Messieur biathlon”. Il numero uno, il fuoriclasse tra i fuoriclasse: raccoglie tre medaglie d’oro e porta tutti a scuola anche in questa manifestazione olimpica. Allora perché non 10, perché non la perfezione? Perché anche lui ha avuto due momenti difficili in questi Giochi. Il primo è senza dubbio il primo poligono della sprint dove sbaglia addirittura tre volte e butta via una vittoria che sembrava annunciata, ma la differenza tra lui ed il resto del mondo sta tutta nel proseguio di quella gara. Martin non molla, rilancia e alla fine arriva ottavo. Posizione che gli consentirà di vincere poi l’inseguimento passeggiando. L’altro momento difficile è l’individuale: dominata da lui sino agli ultimi due bersagli dove si incarta e arriva quinto. Vince però anche la mass start e la staffetta mista. Con lui si gareggia per essere il numero due.
JOHANNES BOE 8
Tre medaglie di cui una d’oro e due d’argento nelle staffette. Johannes Boe è arrivato a questi Giochi coreani con delle aspettative altissime. Ha avuto un inizio difficilissimo chiudendo al trentunesimo posto la sprint e al ventunesimo l’inseguimento. Poi nell’individuale, grazie ai due errori di Fourcade, trionfa e conquista la medaglia d’oro. Nella mass start torna a far fatica prima di chiudere al secondo posto le due staffette. Poteva fare di più, ma alla fine l’oro è arrivato e il futuro è certamente suo.
SVEZIA 10
Un’Olimpiade da sogno. Quattro medaglie, tanti buoni piazzamenti e due squadre che fanno paura anche in prospettiva. Samuelsson, Oeberg, Nelin, Lindstroem, Brorsson, Magnusson. Eroi nazionali per il loro paese. Samuelsson apre le danze con l’argento nell’inseguimento ma è Oeberg a far saltare il banco nell’individuale femminile trovando lo zero e regalando una vittoria da sogno. Tutto finito? Neanche per sogno. Gli ultimi due giorni di staffetta assomigliano ad un film: in quella femminile sono d’argento, il giorno dopo, in quella maschile, fanno ancora meglio e conquistano un’altra medaglia d’oro. Chapeau.
LAURA DAHLMEIER 9
La tedesca comincia questi Giochi vincendo sia la sprint che l’inseguimento. Il pensiero comune è che addirittura potrebbe arrivare uno storico poker, ma è di bronzo nell’individuale prima di un piccolo calo nella mass start dove arriva sedicesima. Non raccoglie le medaglie nelle due staffette di certo non per colpa sua: quarta nella mista, ottava in quella femminile. Ma due ori e tre medaglie è un bottino pesantissimo.
ANASTASIA KUZMINA 8.5
Sa come si vince a questi livelli e lo dimostra nell’inseguimento dove parte ventitreesima e chiude seconda conquistando la medaglia d’argento. Nell’individuale sbaglia due volte ma ugualmente bissa la medaglia d’argento prima di scatenarsi nella mass start dove trova quasi la gara perfetta: diciannoves su venti al poligono e vittoria per dispersione.
DARYA DOMRACHEVA 8.5
Inizio complicato per la moglie di Ole Ejnar Bjoerndalen, ma non si è campioni per caso. Sul finire dei Giochi sfodera tutta la sua classe e chiude seconda la mass start dietro ad un’intoccabile Kuzmina. Poi la vittoria più inattesa, quella più impronosticabile: le sue compagne di squadre fanno una gara da sogno nella staffetta e le consegnano il testimone all’ultima frazione in testa. Meglio che mettere i soldi in banca. Oro. La sua carriera olimpica meglio di così non poteva finire.