L’avevamo lasciata sul ghiaccio di Egna, con un urlo liberatorio al termine di un libero mozzafiato che, però, non è stato sufficiente a far arrivare l’oro. Un urlo che lei stessa ha definito quello “di chi sa di aver fatto il meglio”.
Valentina Marchei, la cinque volte campionessa italiana in singolo, è partita alla volta di Ostrava, dove mercoledì e giovedì la vedremo sul ghiaccio, al fianco di Ondrej Hotarek, per tentare di salire su quel podio europeo di artistico già sfiorato due volte (IL PROGRAMMA DELL’EUROPEO E GLI ITALIANI IN GARA).
Valentina e Ondrej, ovvero la coppia dei miracoli, quella sulla quale non tutti avrebbero scommesso (fosse anche solo per una questione anagrafica) e che invece, da subito, hanno capito e dimostrato di poter far bene, nonostante lo stop di cinque settimane di Valentina ad appena un mese dall’inizio della preparazione.
Oggi, a distanza di quasi tre anni, Vale e Ondrej sono una meravigliosa realtà nel panorama del pattinaggio di figura nazionale e internazionale. Quarti a Stoccolma 2015, alla prima uscita europea e subito dietro le super potenze russe, quinti a Bratislava 2016, cedendo il passo a coppie consolidate e plurimedagliate del calibro di Volosozhar – Trankov, Savchenko – Massot, Tarasova – Morozov.
La pattinatrice del Centro Sportivo Aeronautica Militare si è unita a Hotarek (atleta delle Fiamme Azzurre) per vincere, sotto l’occhio vigile della grande Franca Bianconi. Sul ghiaccio dell’IceLab di Bergamo non meno di tre ore al giorno, poi un altro paio off ice, tutti i giorni palestra e, a giorni alterni, danza e ginnastica artistica per mantenere il corpo elastico e tenere ben dritta la barra che dovrà farli veleggiare fino a Pyeongchang 2018.
E non solo allenamenti intensi di giorno, ma anche esibizioni, la sera e nei weekend, in giro per l’Italia: ritmi a volte davvero difficili da sostenere se, alla base, non ci fossero una passione e un’amicizia più forti di qualunque altra cosa e traguardi ben chiari. “L’obiettivo principale restano i Mondiali di fine marzo – racconta Valentina – perché c’è in palio la qualificazione olimpica, ma anche agli Europei teniamo molto e ci siamo allenati bene in vista di questo appuntamento. Dopo aver sfiorato due volte il podio, sognare è lecito”.
Sognare è lecito e anche emozionante, come condividere un sogno con qualcuno: il passaggio dal singolo alla coppia ha regalato anche questo insegnamento. “I periodi prima della gara sono molto stressanti – spiega la Marchei – perché vai a cercare la qualità dei minimi particolari, l’allenamento diventa molto mirato e concentrato e il fatto di sapere che puoi dare la mano a qualcuno che si sente come te è una cosa che, al di là del gesto tecnico, ti infonde la giusta sicurezza e la fiducia necessaria per riuscire poi a fare bene”.
Valentina, ormai il periodo delicato della scelta di lasciare l’individuale e continuare in coppia alla soglia dei 30 è alle spalle. Ripercorrendo mentalmente quel momento, cosa pensi?
“E’ successo tutto inaspettatamente, ma sono orgogliosa di aver trovato il coraggio di lanciarmi nel vuoto. Era una scommessa, ma io e Ondrej siamo due persone che se decidono di fare una cosa devono farla bene e con un obiettivo finale a lungo termine, che in questo caso sono le Olimpiadi. Purtroppo, quando abbiamo iniziato, il mio fisico non era pronto e mi sono fatta male praticamente subito. Il lungo stop che ne è seguito poteva sembrare un dramma, ma in realtà ha permesso a me di ricostruire il mio fisico e ad entrambi di fare tutto step by step. La mia esperienza ventennale mi è stata di grande aiuto per affrontare tutte queste piccole difficoltà e per continuare a sorprendermi ogni giorno. Mi sono riscoperta e continuo a farlo, coniughiamo costantemente qualità, quantità e tecnica e speriamo di essere un esempio per tutti i giovani ai quali viene detto di accelerare perché a 30 si è già troppo avanti negli anni per puntare ad obiettivi di un certo tipo. In realtà, se curi bene il tuo corpo e la tua preparazione, puoi osare”.
Veniamo ai programmi. Entrambi teatrali e molto sensuali, sanno mettere in luce la tua grande maturità sul ghiaccio e l’espressività. Ma ci sono elementi tecnici che vi danno ancora qualche problema?
“Gareggiamo contro coppie che stanno insieme da 5 anni e oltre e che hanno fatto incetta di medaglie anche alle Olimpiadi, è normale che qualche problema ci sia e si noti. Per quanto si possa essere bravi, ci sono percorsi di apprendimento attraverso i quali si deve passare per forza. Siamo cresciuti molto e velocemente il primo anno; dal secondo, per alzare l’asticella, abbiamo dovuto spingerci oltre, velocizzare l’acquisizione di elementi che possono richiedere anche anni e presentarli subito dopo. Di conseguenza, non abbiamo aspettative, siamo sempre stati grandi lavoratori che prendono tutto quello che arriva come un qualcosa in più. La mia fortuna è l’avere accanto un partner che ha i miei stessi valori e il mio stesso spirito di sacrificio, che mi trasmette grande sicurezza e con il quale non è difficile nemmeno andare d’accordo. Io mi affido a lui perché so che posso fidarmi ciecamente e che sono in ottime mani, lui è molto altruista, sa di avere più esperienza di me nella coppia e mi viene incontro”.
A Helsinki, come detto, ci sono in palio i pass per le Olimpiadi. Si giocherà davvero tutto sul filo dei centesimi…
“Ogni gara è a sé, e bisogna gestirla bene a livello di stress. Certo, non saranno concessi errori in quanto ci sono tante coppie allo stesso livello e la spunterà chi sarà più pulito e più preciso”.
Ai Golden Spin, competizione alla quale non avete preso parte, l’Italia ha sbaragliato tutti sia nel femminile che nella danza e nell’artistico. Può essere un preludio a ciò che potrebbe accadere sulla scena europea e mondiale?
“Siamo da anni una nazionale molto forte, e lo dimostra anche il numero dei partecipanti agli Europei: tre coppie di danza, tre di artistico, due uomini e due donne. Con il rientro di Carolina, inoltre, avremo tutti gli occhi puntati addosso. C’è purtroppo questo cordone russo che è difficile da spezzare, ma non impossibile. Non c’è modo di prevedere più di tanto: il valore delle coppie lo sai, ma vale solo quello che succede in quei pochi minuti di gara”.
Brucia ancora quel secondo posto a Egna sfuggito per pochi millesimi?
“Siamo abituati a guardare sempre avanti e siamo soddisfatti della nostra performance, che anche a Egna ci ha detto che il lavoro che stiamo facendo è quello giusto. Se ti attacchi a quello che è stato non vai avanti; noi, invece, il giorno dopo eravamo già sul ghiaccio per Ostrava e per colmare le mancanze emerse ai campionati italiani. Le ferite bruciano, ma il pattinaggio ti insegna anche come rialzarti senza attaccarti a una sensazione che ti blocca”.
Partiti male a Skate America, Oro e record a Varsavia, miglior corto della carriera alla Rostelecom Cup: il tuo bilancio della Isu Challenger Series…
“Siamo una coppia che sta crescendo piano piano, consapevole dei propri mezzi e di poter arrivare lontano. Al di là dei risultati, abbiamo imparato ad ascoltarci senza parlare e questo ci permette di spingerci un po’ oltre ogni volta e di mantenere la motivazione giusta per fare passi avanti. Ci sono anche i momenti di tensione, ovviamente, ma a 30 anni sai come prevenirli e gestirli. I nostri allenatori, inoltre, ci conoscono molto bene e non ci mollano un attimo, sono lì per noi e con noi”.
Hai già detto che non sai ancora cosa farai dopo le Olimpiadi. Ma quali sono, invece, i progetti per il post carriera agonistica, fosse anche tra 10 anni?
“Se potessi non fermarmi mai, lo farei! Ma ho girato il mondo e conosciuto tanti tipi di pattinaggio differenti, sarebbe stupido non mettere la mia esperienza al servizio dei più giovani. Prima, però, credo che un po’ di riposo potrei anche prendermelo per dedicarmi solo agli spettacoli col mio partner. Al momento, comunque, non faccio programmi, mi piace lasciarmi stupire dalla vita”.
Lasciamo per un attimo il ghiaccio, che esperienza è stata quella cinematografica con Siani?
“Bellissima! Lui è fantastico, e io ho potuto lavorare col mio coreografo, cosa che ha reso tutto più semplice. E’ stato emozionante, sia perché sono tornata alle mie radici del singolo, sia perché un regista non è molto diverso da un pattinatore: il primo cerca l’immagine perfetta e fa ripetere la scena finché non la trova, il secondo si allena in cerca del movimento perfetto. Quindi ottima sintonia, cercavamo la stessa cosa. Sono andata a vedere il film (Mister Felicità, ndr) appena è uscito nelle sale e mi ci sono riconosciuta molto, la firma Marchei è inconfondibile!”.
Sei l’unica italiana nella lista degli atleti candidati per l’elezione della prima Commissione degli atleti ISU. Cosa significa questo per te?
“Ho gareggiato sia con il vecchio sistema di punteggio che col nuovo, ho una lunghissima esperienza e ho visto il pattinaggio cambiare ed evolvere, ho vissuto all’estero e conosciuto lingue differenti, mi alleno con i ragazzini e conosco il loro linguaggio. Penso, quindi, che potrei rappresentare un buon punto d’incontro tra le esigenze dei più giovani e degli atleti più esperti”.
Ma se Valentina non fosse stata una pattinatrice, cosa sarebbe diventata?
“Mio padre dice sempre che le mie sono gambe rubate all’atletica quindi, probabilmente, avrei percorso quest’altra strada e sarei diventata una mezzofondista. Lo sport è stata una scuola di vita per me e spero, un giorno, di poter inculcare anche ai miei figli i valori che mi ha trasmesso”.