Tutti i calcoli fatti confrontando i dati dell’infortunio di sette anni fa son serviti a nulla, perché il nove volte iridato Valentino Rossi ha stupito chiunque tornando in sella a una Yamaha R1 ben 18 giorni dopo le fratture scomposte a tibia e perone.
CHECK-UP OK – Tra lunedì e martedì, infatti, il pilota di Tavullia ha portato a termine 24 tornate sul circuito di Misano dedicato a Marco Simoncelli, durante un test privato organizzato a sorpresa: pochi giri, ma sufficienti per prendere la decisione di tornare, solamente dopo 22 giorni da quel 31 agosto maledetto, in sella a una MotoGP, la sua amata M1. L’annuncio ufficiale è arrivato pochi minuti fa direttamente dal suo entourage: dopo aver fatto un controllo medico in circuito ad Aragon per verificare i risultati della fisioterapia e la reazione del fisico agli sforzi degli ultimi giorni, Rossi ha ricevuto il “via libera” e si presenterà nelle prove libere del venerdì, decidendo man mano se proseguire il weekend, in base al dolore che proverà. Questo sarà il suo primo vero test su una moto potente come la MotoGP.
RECUPERO RECORD – Si tratta dell’ennesimo recupero incredibile da parte di un pilota del motomondiale: se già nel 2010 Vale sembrava aver fatto un lavoro enorme recuperando in soli 41 giorni, questa volta ce l’ha fatta nella metà del tempo, ma con la carta d’identità più vecchia di 8 stagioni.
Parlando dello stesso infortunio riportato da Rossi, l’esempio di recupero più lampante risale al 2010 con il transalpino Randy De Puniet che, infortunatosi durante il GP della Germania, riuscì a tornare in gara già dal GP di Brno, in Repubblica Ceca, dopo soli 26 giorni di convalescenza. All’epoca, però, lui aveva solo 29 anni, Rossi quest’oggi ne ha 38 abbondanti, il che dà ancor più dell’incredibile all’impresa.
Non ci dimentichiamo nemmeno dell’infortunio di Jorge Lorenzo (Ducati) di Assen 2013, in Olanda, dove il maiorchino riportò al venerdì di FP la frattura scomposta a una clavicola e, incredibilmente, riuscì a presentarsi alla gara della domenica (chiudendo addirittura quinto), dopo essersi fatto operare in Spagna poche ore prima. Indimenticabile è stata la scena del suo rientro ai box dopo la bandiera a scacchi: appena scesa l’adrenalina della competizione, Jorge è arrivato dal suo team in lacrime, svenendo per pochi secondi appena dopo essere sceso dalla sua moto. Eroico.
ATTESA – A questo punto non ci resta che aspettare domani mattina per capire a che punto sia il livello di forma fisica del campione pesarese: potrà lottare per una posizione, almeno, nei migliori 5, o faticherà più del previsto? Ma soprattutto, potrà tenere ancora acceso un lume di speranza per il titolo mondiale, essendo ancora matematicamente in lotta? Aragon non è la pista a lui più congeniale, al contrario del trio iberico Marquez-Vinales-Pedrosa, ma nel motomondiale nulla è mai sicuro fino alla bandiera a scacchi.
Concludendo con un’altra piccola osservazione, al suo rientro al GP tedesco sette anni fa arrivò quarto dopo un avvincente duello contro l’ex ducatista Casey Stoner per l’ultimo gradino del podio.
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