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Quando la stagione avanza, gli impegni si susseguono, la fatica sale e la lucidità è un tesoro prezioso da custodire con cura, i punti iniziano a valere doppio. Tra aprile e maggio, le cosiddette ‘partite sporche’ hanno un sapore del tutto diverso da quelle di inizio stagione. Se una vittoria per 1-0 su un episodio fortuito a settembre è un campanello d’allarme, a fine stagione è di fatto il segno di una squadra che non molla mai. Anche i calci piazzati in tal senso sono un assist da sfruttare, ma il Milan di Stefano Pioli, alle prese con un tour de force, proprio non sembra saperlo capitalizzare. Escludendo i rigori, sono solamente quattro le reti nate sugli sviluppi di palle inattive per i rossoneri. Come la Sampdoria (ieri in gol con Amione da angolo). A quota tre, solo il Torino ha fatto peggio. Al contrario i gol incassati da calcio da fermo sono 9. Insomma, calci di punizione e calci d’angoli condizionano in negativo la classifica del Milan. Basti pensare che la gara che più di tutte ha allontanato i rossoneri dalla corsa Scudetto, quel Milan-Roma del 2-2, si è chiusa con due calci piazzati letali per Pioli. Ad onor del vero, il Milan batte pochi angoli: 134, con 12 squadre che ne calciano di più in Serie A. Un dato da considerare e che può essere invertito nel match contro il Lecce, una di quelle squadre che sui corner è tutto fuorché impenetrabile. Stefano Pioli si affida anche a questo in vista di un impegno che deve offrire subito l’occasione per ripartire dopo l’euforia Champions e l’attesa per l’euroderby. Il Milan ha pareggiato nelle ultime due giornate di campionato disputate dopo un turno di Champions League e un passo falso contro il Lecce rappresenterebbe una battuta d’arresto imperdonabile in un turno in cui Roma e Juventus sfidano rispettivamente Atalanta e Napoli. Niente turn over, ma una rotazione vitale: Giroud va verso il riposo, Rebic è favorito su Origi. A proposito di riscatti e di trend da invertire, il bomber di scorta, a prescindere dal nome, finora è mancato. Due gol per l’ex Liverpool, tre per il croato. Serve di più in un rush finale in cui ogni risultato pesa come un macigno.
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