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Dall’inviato a Torino
“Gli infortuni arrivano nella carriera di un giocatore, purtroppo a me sono capitati spesso. Credo che questi intoppi siano dei test che ci mettono alla prova”. La dichiarazione potrebbe sembrare attuale, era invece il 2016 quando Matteo Berrettini, appena rientrato da un infortunio al ginocchio parlava così dei tanti acciacchi fisici che stavano rallentando la sua ascesa. La carta d’identità segna 25 anni, ma la carriera del romano è già stata costellata di infortuni, più o meno gravi. Contemporaneamente la capacità di tornare subito competitivo è il rovescio della medaglia di una costante negativa, esempio cardine la semifinale degli US Open 2019. Fisioterapia, precauzioni e lavoro focalizzato sulle parti del corpo integre. Berrettini ha gradualmente imparato a gestire un corpo fragile che già da piccolissimo lo ha messo alla prova: a Roma ricordano frequenti problemi a ginocchia e caviglie. Matteo ha imparato a conoscere il proprio corpo, ma non sembra bastare. Ultimo in ordine cronologico l’infortunio occorso alla zona addominale nel match d’esordio alle Nitto ATP Finals di Torino contro Alexander Zverev: “Prima del match non ho sentito nulla, ho avvertito il problema nell’istante esatto in cui ho servito ad inizio secondo set”. La speranza in ottica Coppa Davis o almeno Australian Open 2022 è che quella accusata al Pala Alpitour non debba essere un’altra lunga battuta d’arresto. Matteo ha ribadito di pensare sempre a lungo termine in questi momenti di sconforto, ma come lui stesso disse in un momento di rabbia ad inizio stagione: “È dal 2016 che ho sempre qualche infortunio”. All’indomani della serata del Pala Alpitour, abbiamo provato a ricostruire i maggiori infortuni della carriera di Matteo.
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2016, piatto tibiale sinistro – Archiviata la prima vera stagione a livello Futures, Matteo prova subito ad alzare l’asticella. Il romano gioca in serie le qualificazioni dei Challenger di Bergamo, Wroclaw e Cherbourg incassando solo sconfitte. La partecipazione al torneo francese coincide con un infortunio al ginocchio, al piatto tibiale sinistro. Lo stop è lungo, da fine febbraio ad inizio agosto. Stare a casa è difficile, Matteo però vuole evitare ricadute e prende il tempo necessario. Il lavoro di quei mesi è per forza di cose dedicato alla parte superiore, cosa che ripagherà più avanti nella stagione e nella carriera. Al ritorno in campo Berrettini mette subito in cassaforte due titoli di doppio con Jacopo Stefanini e raggiunge la finale del Futures di Reggio Emilia, non giocherà contro Stefano Travaglia per un problema alla spalla.
2017, brivido al Foro Italico – Dopo aver chiuso l’anno precedente con la finale persa al Challenger di Andria, Berrettini svolge la sua offseason tra i campi dell’Aniene e quelli di Montecarlo. L’annata lo vedrà scalare più di 300 posizioni e chiudere a ridosso della top-100. Unico brivido quello del torneo di Pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia. Sfida decisiva contro Gianluca Mager, in palio la wild card per il Masters 1000. Sul 5-1 del tie-break del terzo set Matteo cade rovinosamente a terra e si procura una distorsione alla caviglia. All’indomani ci sarebbe una seconda chance contro Arnaboldi, il viaggio dei Berrettini sembra essere al capolinea ma sorprendentemente scende in campo e vince 6-4 6-3 guadagnando il posto in tabellone (perderà il derby contro Fognini all’esordio).
2019, la caviglia prima dell’exploit – Tolte piccole battute d’arresto, mai costate stop prolungati: il 2017 ed il 2018 filano lisci e valgono una posizione a ridosso della top 50. Nei primi mesi della stagione 2019 è da segnalare un piccolo infortunio alla caviglia accusato alla Rome Tennis Academy, dove faceva base con Vincenzo Santopadre. L’azzurro torna in campo dopo un paio di settimane senza saltare eventi rilevanti, ma dopo l’ottavo di finale a Wimbledon sarà costretto ad alzare bandiera bianca. Berrettini rinuncia così a Gstaad, dove avrebbe dovuto difendere il titolo, ed al Masters 1000 Montreal. Il rientro a Cincinnati per certi versi ricorda quello di quest’anno a Montecarlo: sconfitta contro Juan Ignacio Londero frutto dell’abitudine persa al match. Il giocatore però c’è ed infatti subito dopo arriva il primo grande guizzo della carriera, la semifinale degli US Open 2019 che lancerà la cavalcata verso le Nitto ATP Finals di Londra: le prime della carriera di Matteo.
2020, gli addominali fermano Matteo prima della pandemia – Archiviate le Finals 2019 Berrettini forza la mano in Coppa Davis, dove gioca lontano dalla massima condizione e cede nei match di Madrid contro Shapovalov e Fritz. L’inizio della nuova stagione è viziato da un infortunio agli addominali. Le ecografie e le risonanze non evidenziano lesioni, ma il fastidio persiste e Matteo rinuncia precauzionalmente all’ATP Cup. La voglia di esserci all’Australian Open è invece troppo grande, ma dopo la vittoria su Andrew Harris sarà KO contro al secondo turno contro Tennys Sandgren. Prima dello stop per la pandemia seguiranno le rinunce a Buenos Aires, Rio de Janeiro, Acapulco e all’impegno di Coppa Davis contro la Corea del sud.
2021, Melbourne, Tokyo e Torino: Berrettini non ha tregua – Torniamo all’anno in corso, iniziato con il walkover in Australia prima della sfida contro Tsitsipas e probabilmente terminato al Pala Alpitour con la stretta di mano a Zverev. Il paradosso si ripresenta, l’anno più brillante della carriera di Matteo è quello dove i problemi fisici si sono fatti sentire maggiormente. Come anticipato si parte da Melbourne e dal problema fisico accusato durante il terzo set giocato contro Karen Khachanov, al terzo turno. Berrettini chiede l’intervento del fisioterapista, spiega di avere dolori sotto il costato quando colpisce servizio e dritto, ma in qualche modo chiude la pratica; due giorni dopo sarà per lui impossibile scendere in campo. Dopo gli esami l’infortunio si rivela più grave del previsto, uno strappo di circa un centimetro agli addominali. A differenza della stagione precedente però lo strappo è nella parte alta dell’addome, infortunio inedito per il top ten azzurro. La prima parte di stagione sul veloce svanisce con le rinunce a Dubai e Miami. Il rientro a Montecarlo contro Davidovich Fokina è traumatico, ma lancia la reazione che porterà al trionfo di Belgrado, alla finale di Madrid, ai quarti di finale del Roland Garros ma soprattutto alla vittoria del Queen’s e alla finale di Wimbledon.
L’estate azzurra è lanciata, sarebbe tutto pronto per l’Olimpiade di Tokyo, ma un infortunio muscolare accusato alla gamba sinistra durante i Championships costringe Matteo ad una nuova resa. Al secondo rientro stagionale Berrettini ha continuato a convivere con piccoli problemi. Prima di Indian Wells si blocca con il collo e la schiena, i fisioterapisti lo rimettono in piedi ma lui è costretto a rinunciare al torneo di doppio con Sinner. I dolori al collo si ripresentano alla vigilia di Parigi Bercy e con le Nitto ATP Finals alle porte, non ha senso rischiare. Infine, il dramma di domenica 14 novembre: Berrettini si ferma dopo un servizio, si tocca l’addome ed il linguaggio del corpo fa subito capire al Pala Alpitour che è finita.
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