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Atterrò in una sponda del Tevere, conquistò il cuore dell’altra metà e alla fine ha unito nell’affetto un paese intero. Dopo aver vinto la Coppa dei Campioni con la Stella Rossa a 22 anni, Sinisa Mihajlovic arriva in Italia nel 1992 grazie alla Roma, che lo acquista per 8,5 miliardi di lire. Dopo aver collezionato 54 presenze in giallorosso e aver suggerito a Boskov di far esordire un 16enne Francesco Totti, il terzino serbo passa alla Sampdoria e nel 1998 alla Lazio. Si è sempre definito ‘laziale’, senza mai cambiare posizione. Veste la maglia anche di Sampdoria e Inter e siede sulla panchina dei blucerchiati, Milan, Fiorentina, Torino e Bologna. Ma le sei stagioni in biancoceleste forgiano l’animo da tifoso, ancor prima che di calciatore.
Della Lazio è stato simbolo amatissimo, ma non l’ha mai guidata in panchina. Lascia il biancoceleste dopo aver vinto un campionato (2000), due Supercoppe Italiane (1998 e 2000), una Supercoppa UEFA (1999), una Coppa delle Coppe (1999) e due Coppe Italia (2000 e 2004). E a Roma mette le basi per un record che racconta meglio di tutti il giocatore: è il calciatore col maggior numero di gol realizzati in Serie A su calcio di punizione (28) con tanto di tripletta da sogno su calcio piazzato nel 1998. “E se tira Sinisa è gol”, è il coro che risuonava all’Olimpico biancoceleste e che nel 2023 scandirà le partite della Lazio. Perché le bandiere si sventolano e non si dimenticano e Sinisa Mihajlovic è tra quelle, insieme a Giorgio Chinaglia, Tommaso Maestrelli e Pino Wilson nell’olimpo biancoceleste.
Chiusa l’avventura romana, bussa alla porta l’Inter. Lui vince titoli e riesce ad imporsi anche come marcatore più anziano in nerazzurro, prima di essere superato da Zanetti. La carriera da allenatore inizia a Milano, al fianco di Roberto Mancini. Poi la prima avventura al Bologna, Catania e Fiorentina. A quel punto c’è l’exploit con un settimo posto alla Sampdoria che convince il Milan ad affidargli il nuovo corso. Viene esonerato, ma ha il merito di lanciare un Donnarumma poco più che 16enne. L’estremo difensore diventa il più giovane titolare di sempre in una stracittadina: meglio di Baresi, Maldini e Bergomi. “Sinisa mi ha trasmesso tenacia e determinazione”, disse Gigio. Quella stessa tenacia che Miha ha messo negli ultimi anni al Bologna.
Il 13 luglio 2019, a poche settimane dal rinnovo con i rossoblù, in una toccante conferenza stampa annuncia di essere affetto da una forma acuta di leucemia. Le cure scattano in piena stagione, mentre la società gli ribadisce vicinanza e fiducia. La prima non è mai mancata, mentre la seconda scade nel settembre del 2022 quando il club decide di esonerarlo dopo cinque stagioni in rossoblù. Nel 2019 i tifosi di Lazio e Bologna hanno pregato insieme al santuario di San Luca, ribadendogli la vicinanza e l’unione del mondo del calcio. L’ultima apparizione pubblica a Roma per la presentazione del libro di Zdenek Zeman. Una sorpresa, con tanto di abbraccio, dopo essere arrivato alle spalle del tecnico. “Hai lasciato il segno”, gli disse con uno dei suoi sorrisi. E anche il viso severo di Zeman per una volta era scalfito dall’emozione.
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