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La Juventus rischia ripercussioni anche sul piano sportivo. Nella giornata di ieri sono arrivate le dimissioni in blocco di tutto il Consiglio di Amministrazione bianconero: dal presidente Andrea Agnelli, al vice Pavel Nedved, all’amministratore delegato Maurizio Arrivabene (che però traghetterà sino all’insediamento del nuovo CDA), tutti hanno rassegnato le dimissioni. Il club bianconero è al centro di due filoni separati: la Consob e la Procura di Torino con l’inchiesta Prisma. Tutto ciò può ripercuotersi a livello sportivo? La risposta può darla solo il procuratore capo della Figc, Giuseppe Chinè, che ha ricevuto nelle scorse ore tutti gli atti dalla Procura di Torino e ha deciso di aprire un nuovo fascicolo sulla questione delle scritture private tra club e giocatori. E non solo. Chiné potrebbe anche revocare la sentenza della Corte Federale d’Appello che aveva assolto tutti gli undici club e i cinquantanove dirigenti sotto accusa per il caso plusvalenze.
ARTICOLO 31 CODICE SPORTIVO GIUSTIZIA FIGC
Per quel che concerne la questione stipendi bisogna andare a vedere cosa dice l‘articolo 31 comma 3: “La società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica”. E non solo, a rischiare sono anche i calciatori con una “squalifica di durata non inferiore a un mese”. Questo per quel che concerne la famosa ‘carta Ronaldo’ o comunque tutti gli accordi individuali presi dalla Juventus con i giocatori nel momento in cui scoppiò la pandemia (marzo 2020) e sui quali la Procura di Torino ha ascoltato anche tanti giocatori juventini.
E poi c’è l’illecito amministrativo ovvero l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva, dalla Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche che è normata dal comma 1 sempre dell’articolo 31. “Costituisce illecito amministrativo la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva, dalla Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche (COVISOC) e dagli altri organi di controllo della Federazione nonché dagli organismi competenti in relazione al rilascio delle licenze UEFA e FIGC, ovvero il fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali. Costituiscono altresì illecito amministrativo i comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica nonché la mancata esecuzione delle decisioni degli organi federali competenti in materia. Salva l’applicazione delle più gravi sanzioni previste dalle norme in materia di licenze UEFA o da altre norme speciali, nonché delle più gravi sanzioni che possono essere irrogate per gli altri fatti previsti dal presente articolo, la società che commette i fatti di cui al presente comma è punibile con la sanzione dell’ammenda con diffida”.
 Qui gli scenari sono diversi. Se la falsificazione dei propri documenti ha consentito di ottenere l’iscrizione al campionato le sanzioni vanno dalla “penalizzazione di uno o più punti in classifica” alla “retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza e dunque il passaggio alla categoria inferiore”, fino all’esclusione dal campionato con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore. Se la variazione in bilancio, invece, non fosse stata determinante per l’iscrizione al campionato, le sanzioni (comma 1) si limiterebbero a una multa salata e all’inibizione dei dirigenti coinvolti, dunque senza punti di penalizzazione.
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