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Jannik Sinner si è raccontato in una lunga intervista a Stefano Meloccaro, andata in onda all’interno dello speciale “Io sono Sinner” di Sky Sport. Il giovane altoatesino ha ripercorso tutta la sua fin qui breve carriera, fin dai primi ricordi su un campo da tennis: “Mi ricordo che non riuscivo a tirare la pallina di là e non potevo tenere la racchetta in mano, la strusciavo in terra. Ora so di poter giocare tutti i giorni, è la cosa più bella.”
Infanzia che ha visto Sinner essere molto competitivo in più di uno sport. “Da piccolo vincevo molto di più nello sci che nel tennis – ricorda l’azzurro – quindi dopo ho preferito il tennis quando ho iniziato a perdere anche nello sci. Nel tennis puoi sbagliare, nello sci fai un errore e sei fuori.“
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Interrogato su cosa serva maggiormente per essere competitivo nel tennis e nello sport in generale, Sinner spiega: “Per me la testa è la cosa più importante, conta il 70% mentre il fisico il venti e i colpi il 10.” Lo contraddice subito il suo coach Riccardo Piatti: “Deve arrivare al 90% con la testa, i ragazzi come lui per me sono normali. Sono gli altri a non esserlo.”
Sulla vita da professionista: “Mi piace per l’80-90% del tempo, mi dispiace ma le interviste non mi piacciono tanto. Non hai tempo per fare molto altro, a me piacerebbe imparare a cucinare visto che mio padre è chef. Mi piacciono molto anche le macchine, un giorno spero di scendere in pista per provare la velocità. Ho la fortuna di avere un contratto con l’Alfa Romeo. “
Sul bilancio del suo 2020, Sinner non ha dubbi: “La fotografia è la vittoria in finale a Sofia con Pospisil, non penso molto ai record però. Penso solo a lavorare e migliorare, dopo la sconfitta con Dimitrov a Roma sono tornato in campo per l’allenamento e ho lavorato molto bene. Si impara sempre nel corso dell’anno.” Uno sguardo anche al 2021: “Spero sia una stagione normale. Obiettivi? Non mi piace guardare la classifica, devo mettere su un po’ di peso che mi farebbe solo bene. Ho avuto la fortuna di avere accanto a me sempre le persone giuste, se lavori bene il risultato poi arriva.”
C’è tempo anche per una sorta di gioco, nel quale Jannik descrive il suo giocatore ideale: “Il servizio di Isner, il dritto di Federer, il rovescio di Djokovic e la mentalità e il gioco a rete di Nadal.” Importante anche il lavoro tecnico: “Stiamo lavorando tanto su servizio e gioco a rete, il rovescio è forse il mio colpo migliore perché è quello su cui mi sento più sicuro.”
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