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Tre anni e cinque giorni dopo il grande disastro targato Ventura, con gli azzurri che pareggiando contro la Svezia si trovavano fuori dalle qualificate per i Mondiali a distanza di sessant’anni dall’ultima e unica volta, il nuovo corso targato Mancini, ma con Evani in panchina e tanti giovani prospetti, batte la Bosnia e – in quella che di fatto rispetto alla sciagurata notte di San Siro era la partita più importante – si qualifica per le Final Four di Nations League in un girone certo non impossibile rispetto ad altri, ma comunque ricco di sfide complicate e senza la possibilità di contare sul supporto del proprio pubblico. Il tifo amico, però, Covid-19 permettendo potrebbe tornare a ottobre 2021, quando si giocheranno semifinali e finali: sarà proprio il Bel Paese a ospitare gli incontri a Torino e Milano.
E’ l’Italia dell’entusiasmo ritrovato, del gruppo compatto e della voglia di sacrificarsi e lottare per un scopo univoco. Quello di lasciare un segno in un progetto di grande rinnovamento e ringiovanimento di tutto il movimento italiano, che dopo lo sconquasso firmato Tavecchio e Ventura aveva non tanto l’obiettivo, ma l’obbligo categorico di cambiare ritmo allineandosi, in un certo qual modo, al gotha del calcio europeo. E con i gol di Belotti e Berardi, con due assist simili e sublimi dei due protagonisti più lucenti di questa nuova era come Insigne e Locatelli, l’Italia vince anche a Sarejevo e potrà così sfidare proprio quelle selezioni che fino a pochi mesi fa sembravano irraggiungibili, vale a dire Belgio (prima del ranking Fifa), Spagna (due Europei e un Mondiale negli ultimi lustri) e Francia (campioni del mondo in carica). Ventidue partite senza sconfitte per i ragazzi di Mancini, è così che si torna a essere orgogliosi di essere azzurri: l’Italia adesso ha raggiunto un livello importante, la strada è quella giusta ma guai a montarsi la testa.
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