Nato a Roma (20 settembre 1989) è un cavaliere italiano del Gruppo Sportivo Fiamme Oro. Figlio di Federico Euro Roman, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Mosca, Pietro fa parte della nazionale italiana di concorso completo. Nel 2015 ha partecipato ai Campionati Europei di Blair Castle come componente della squadra, nel 2016 ha preso parte ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, unico italiano ad accedere alla finale. Nella gara a squadre, insieme a suo fratello Luca, Arianna Schivo e Stefano Brecciaroli, ha chiuso la competizione in nona posizione. Nel 2017 medaglia di bronzo a squadre in occasione dei Campionati Europei di Strzegom, insieme ad Arianna Schivo, Vittoria Panizzon e Pietro Sandei. Nel 2018 la partecipazione ai World Equestrian Games di Tryon, nel 2019 vince il titolo di Campione Italiano Assoluto e, insieme ad Arianna Schivo, Giovanni Ugolotti, Vittoria Panizzon e Marco Biasia centra la qualifica della squadra azzurra ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Vive a Roma, si allena nella sua scuderia “Il Dragoncello – Pony Club/Scuola di Equitazione”, che gestisce insieme a suo padre, a suo fratello e sua moglie, Francesca. Papà di due bambini, Leone e Lapo, sorridente e sempre determinato a dare il meglio, in sella e non.
Il tuo primo ricordo legato all’Equitazione.
“Avevo due o tre anni. In sella ad un pony che si chiama Clair de Lune, ho fatto una gimkana al canile sull’Appia Antica: un ricordo fantastico perché è stato davvero molto divertente”.
Quando hai capito che l’Equitazione sarebbe stata più di uno sport per te.
“In realtà non prestissimo. Ho iniziato a montare “seriamente” tra gli otto e i dodici anni e ho capito che l’Equitazione sarebbe stata anche un lavoro intorno ai sedici-diciassette anni quando ho iniziato a fare anche l’istruttore, andando avanti con questo percorso di insegnamento insieme a tutta l’attività agonistica, in cui mi sono mano a mano sempre più affermato”.
Perché l’Equitazione ?
“Sono nato in scuderia di famiglia, ho l’equitazione nel sangue: mio padre Federico Euro medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca, mia madre Antonella doveva andare alle Olimpiadi di Atlanta, mio fratello Luca con cui ho partecipato a Campionati Europei e Olimpiadi di Rio de Janeiro… ci sono nato! L’Equitazione non è stata assolutamente una forzatura, è stata una scelta più semplice”.
Perché il Concorso Completo (disciplina olimpica che prevede lo svolgimento di tre prove: Dressage, Cross-Country e Salto Ostacoli) ?
“Più o meno la risposta è la stessa: mio padre completista, mia madre completista, ma oltre a questo, il completo mi affascina molto. Credo che formi il binomio a trecentosessanta gradi e ritengo che sia utile per tutti i giovani cavalieri iniziare con una preparazione basata sul Completo e poi magari spostarsi verso altre specialità… oppure restare completisti”.
Tra Dressage, Cross-Country e Salto Ostacoli, qual è la disciplina che parla più di te e su quale, invece senti di dover lavorare di più ?
“Sicuramente il Cross-Country è “il mio”: sono sempre stato portato, veloce e i miei cavalli molto adatti. E’ la disciplina che preferisco, quando l’adrenalina si fa sentire di più. Dovremmo migliorare (stiamo già un po’ migliorando – sorride – ) nel Salto Ostacoli. Nel Dressage abbiamo già buoni risultati, Il Cross-Country è, come dicevo, un po’ il punto di forza con tutti i cavalli, nel Salto Ostacoli dobbiamo fare di più!”
Il tuo ricordo più bello.
“La mia prima vittoria ai Campionati Italiani Assoluti! Insieme a Barraduff (cavallo di punta e del cuore di Pietro) nel 2014. Dopo un anno non fantastico dal punto di vista agonistico, in quanto poco prima dei Campionati il mio cavallo ha avuto un leggero infortunio, pensavo non potesse più partecipare alla manifestazione in scena a Ravenna. Dopo poco lavoro e situazioni leggermente “arrabattate” (ride) abbiamo vinto, con un parterre di avversari molti preparati e di livello”.
Una delusione sportiva.
“La prova di Dressage ai Mondiali di Tryon nel 2018. Dopo un anno super in questa specialità, purtroppo in quell’importante occasione abbiamo preso un punteggio basso. Mi sono focalizzato troppo, invece avrei dovuto continuare a lavorare come di consueto su diversi aspetti non così specifici. Un errore da cui ho imparato”.
Abbiamo parlato di gioie e delusioni: qual è il tuo più grande obiettivo?
“Una medaglia olimpica!”.
Hai partecipato ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, insieme a tuo fratello Luca. Raccontaci questa emozione.
“Si, è stata un’emozione fantastica e sicuramente irripetibile, perché mio fratello Luca ha smesso di montare a cavallo. Vivere un’Olimpiade con lui, nella squadra azzurra, avendo la possibilità di replicare quanto fatto da mio padre e mio zio nel 1980 è stato incredibile, porterò questa esperienza sempre con me. Le Olimpiadi sono il sogno di ogni atleta e parteciparvi è… strano! Oltre alla competizione, l’aspetto più bello è essere al pari di quelli che tu reputi i migliori atleti del mondo nei vari sport: ti trovi nella mensa insieme a Rafael Nadal, a Usain Bolt e sono seduti lì, insieme a te… sei uno di loro”.
Ti ricordi cosa hai pensato prima di entrare nel Cross-Country di Rio de Janeiro?
“Nel gabbiotto di partenza del Cross-Country di Rio ho pensato che avremmo dovuto fare ciò che facciamo di solito, nulla di stravagante. E che avrei dovuto fidarmi delle capacità del mio cavallo e delle mie”.
Se ti immagini a Tokyo, dove ti vedi?
“Se sogno… sogno un podio”.
Se non avessi praticato l’Equitazione, quale sport avresti provato?
“Sono molto affascinato dal Tennis. Mi piace e lo seguo”.
Raccontaci la tua giornata tipo.
“Ultimamente è cambiata, nel senso che stiamo dormendo… ma dormendo un po’ meno, perché abbiamo appena avuto un secondo bambino (Pietro è papà di due bellissimi bambini, Leone e Lapo, avuti da sua moglie Francesca, istruttrice di equitazione, che lavora insieme a lui) e dobbiamo incastrare bene impegni ed orari. Non è facile conciliare sport, lavoro e vita privata, serve molto impegno da parte di tutti i membri della famiglia, in primis di mia moglie Francesca che in questo è fantastica perché sa perfettamente conciliare tutto, è una figura instancabile, non si ferma mai. Devo ringraziarla per molti dei miei risultati, sportivi e personali.
Ti piacerebbe che i tuoi bambini andassero a cavallo?
“In realtà… no. O meglio, se volessero andare a cavallo sarei estremamente felice di poterli aiutare e di dar loro tutte le opportunità che scuderia come questa offre, ma quando smetterò di fare il cavaliere, perché prima o poi accadrà, la domenica mi piacerebbe poter andare a vedere non le competizioni di Equitazione dei miei bambini, ma magari di un altro sport”.
Le tue domeniche sono spesso in concorso, dopo tutta la settimana di lavoro qui in scuderia. Riesci ad avere del tempo libero oppure si parla sempre di cavalli?
“Si parla sempre di cavalli! Cerchiamo di ritagliarci del tempo libero, magari delle vacanze, soprattutto nel periodo invernale quando non è stagione di Completi. Vacanze estive mai, può “scappare” un fine settimana ogni tanto, ma è più complesso. Adoro sia il mare che la montagna, non amo però il mare in estate, quindi cerchiamo il caldo nel periodo invernale, oppure andiamo in montagna per far sciare mio figlio Leone: ha iniziato due anni fa a Livigno e mi piacerebbe che continuasse”.
In vacanza telefono acceso o spento?
“Telefono acceso… il giusto. Sicuramente non si parla di lavoro o cavalli, cerchiamo di riposare e di goderci il relax”.
I cavalli, però, sono in scuderia. Chi si occupa di loro quando non ci sei?
“C’è sempre un team al lavoro in cui ripongo la mia massima fiducia: i groom di scuderia, a contatto con i cavalli per la maggior parte del tempo ed delle ragazze che mi aiutano a montarli e mantenerli in condizione agonistica nelle giornate in cui sono assente”.
Prima parlavamo di tuo padre, Federico Euro, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca. Quanto è stato importante nella tua formazione e com’è lavorare insieme oggi?
“Mio padre è stato fondamentale, la base di tutti i miei risultati sportivi. Mi ha dato una formazione solida e mi ha fatto credere molto in me stesso. Lavorare con lui oggi è sicuramente meno impegnativo di prima, perchè sono cresciuto, mi sono affermato e ho sviluppato delle mie idee molto personali che possono anche distogliersi leggermente da quelle di mio padre. C’è un grande rispetto da questo punto di vista da parte di entrambi e continuiamo a lavorare insieme in modo molto proficuo”.
Tua moglie Francesca è amazzone ed istruttrice. Vi siete conosciuti in ambito equestre?
“Ci siamo conosciuti in ambito equestre. La conosco da tempo, inizialmente come fidanzata del migliore amico di mio fratello, ma questo non significa che mi sia comportato male! (ride). Era il 2006, lei doveva partecipare a Campionati Italiani Young Rider in Repubblica Ceca, io ero ancora Junior e avrei dovuto prendere parte agli Europei di categoria, ma non mi sono qualificato all’ultimo e così sono andato a fare la gara con formato più corto agli Europei Under 21 perché lì c’era mio fratello. In quell’occasione Francesca ed io ci siamo conosciuti un po’ meglio e… da lì è andata avanti.
Fino ad oggi, con i vostri due bambini, quale cartone animato vi fanno guardare a ripetizione?
“Ho ricomprato tutti i cartoni animati “classici“ e mi è capitato addirittura di emozionarmi un po’: ho pianto con La Valle Incantata! Leone spesso mi chiede di vedere i cartoni di oggi, noi cerchiamo di proporgli documentari e contenuti educativi”.
A cosa pensi quando “il gioco si fa duro” in gara?
” Che dobbiamo iniziare a giocare”.
Un collega, ambito equestre o di altri sport, che stimi.
“Sicuramente Steve Guerdat del Salto Ostacoli per quanto riguarda l’Equitazione. Lo stimo per il suo impegno, la sua eleganza e per il metodo che usa. In altri sport, Roger Federer, padre e sportivo ai massimi livelli, umile e il migliore al mondo”.
Il consiglio che dai più spesso ai tuoi allievi.
“Spesso ricordo ai miei allievi, ma anche a me stesso, di essere sempre audaci e pensare in grande. E una volta raggiunti i propri sogni, puntare ancora più in alto”.
Siamo a fine anno, cosa ti aspetti dal 2020?
“Le vacanze! (ride) e i Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Un regalo di Natale che ti piacerebbe ricevere.
“Purtroppo è impossibile, ma un clone del mio cavallo Barraduff. Un cavallo che ha diciassette anni ed entra nei diciotto, diventa “maggiorenne”. Lo abbiamo preso più di dieci anni fa e lo conosco alla perfezione. In questi molti anni insieme abbiamo costruito un binomio unico e un’affinità speciale. Pur non avendo tutte le caratteristiche che definiscono un cavallo ai massimi livelli, ha una testa e un cuore che gli permettono di essere competitivo con i migliori binomi del mondo”.
Cosa rende un cavallo veramente competitivo?
“Tralasciando le caratteristiche fisiche, la testa. Come per noi atleti: ci sono sportivi che hanno una fisicità perfetta per una determinata disciplina, ma se la testa non regge non riescono ad ottenere un risultato. Direi testa e carattere, sono fondamentali e rendono il cavallo unico”.