“Vincere la medaglia all’Olimpiade è una emozione unica”. Sono le prime parole di Diana Bacosi nella lunga intervista esclusiva concessa a Sportface.it. La campionessa olimpica dello skeet femminile a Rio de Janeiro 2016 rivive quei momenti unici, l’attesa prima della finale, il duello con Chiara Cainero all’ultimo piattello e l’amicizia che le lega fuori dalla pedana. Perché vincere un oro olimpico è una cosa speciale, un avvenimento che ti cambia la vita: “Ho capito di aver vinto solamente dopo sei mesi”, ha ammesso Diana, che adesso guarda solamente avanti. All’orizzonte c’è Tokyo 2020, la seconda Olimpiade della vita della ragazza nata a Città della Pieve: confermarsi in Giappone sarà più difficile ma gli obiettivi della Bacosi sono sempre ambiziosi, “perché avere una medaglia al collo è un sogno che si avvera”.
Sono passati sedici mesi dall’Olimpiade di Rio: ripensando a quel giorno, qual è l’immagine che ti è rimasta impressa?
“Vincere l’Olimpiade alla prima partecipazione olimpica è una emozione indescrivibile. Ricordo perfettamente tutto dal primo all’ultimo piattello, è stata davvero unico. Ogni volta che guardo la medaglia penso: ‘Sì, ce l’ho fatta, è mia e adesso non me la toglie più nessuno'”.
Il giorno dopo cosa hai pensato?
“Ho capito di aver vinto all’inizio di quest’anno, alla presentazione della Coppa del Mondo, quando mi hanno presentato come la campionessa olimpica in carica. Ho guardato la medaglia, non credevo ce l’avessi fatta perché è talmente un percorso lungo, pieno di insidie, pieno di vittorie e di sconfitte. Quando si avvera un sogno, è normale chiedersi: ‘Ma è successo davvero?'”.
Arrivata in finale che cosa hai pensato? Hai parlato con Chiara Cainero?
“Sì, certo. Siamo amiche anche al di fuori del campo da tiro, ci sentiamo tutti i giorni. C’è sempre stato un grandissimo rispetto reciproco: ci siamo sempre dette che fuori dalla pedana siamo amiche, ma dentro non ci si conosce. In quegli attimi a Rio tra semifinale e finale ci siamo dette che, qualunque cosa fossa successa, tra noi non sarebbe cambiato niente”.
E dopo la finale?
“Abbiamo pianto, tanto. Non ci rendevamo conto di quello che avevamo fatto, siamo entrate nella storia. La sera le medaglie stavano sopra il comodino e le guardavamo incredule. E’ stato veramente bello finire questo percorso con lei. Ora ne stiamo cominciando uno nuovo verso Tokyo”.
L’Italia primeggia da sempre nel tiro a volo: cosa abbiamo in più rispetto agli stranieri?
“Sicuramente abbiamo del talento naturale, abbiamo grande tradizione nella caccia e nel tiro, come nella mia famiglia. A Rio abbiamo ottenuto risultati incredibili grazie al supporto della federazione e dei tecnici, un aiuto fondamentale”.
Dopo la medaglia olimpica è cambiato il tuo modo di affrontare le gare? Hai più pressione?
“Quest’anno sinceramente ho sentito molto di più la pressione perché sapevo di essere la campionessa olimpica in carica e volevo dimostrare che meritavo quel titolo. Quando mi sono lasciata andare, quando ho deciso di non pensarci più, allora sono arrivati i risultati”.
Prima di Tokyo qual è il tuo obiettivo?
“Abbiamo il Mondiale in Corea, il prossimo agosto, dove ci saranno i primi pass olimpici per l’Olimpiade del 2020. L’obiettivo è riuscire a entrare nelle prime tre del Mondiale per guadagnare la qualificazione in anticipo”.
Sognando Tokyo, qual è il tuo primo pensiero?
“Ad un’altra medaglia (ride ndr)”.
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