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E’ stato un 2021 unico e irripetibile. Funestato dal Covid, sì, ma a livello sportivo per l’Italia sono stati dodici mesi semplicemente da urlo. Di gioia, spesso e volentieri, e anche in quelle che potrebbero sembrare sconfitte si è vissuta una pagina di storia. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo i momenti migliori – in ordine cronologico – di un anno che è destinato a restare nei ricordi di tutti e al termine del quale è davvero complicato selezionare alcuni eventi e risultati a discapito di altri. Ci proviamo, non prima di ribadire quanto orgoglio ci sia nel sentire, dalle parole del presidente del Coni Giovanni Malagò, che quest’anno il Bel Paese è stata la seconda potenza mondiale per quantità di successi e medaglie, alle spalle soltanto degli Usa che per ovvi motivi non saranno mai raggiungibili, ma davanti alle altre superpotenze rivali come Cina, Russia, Francia o Germania.
L’inverno scalda i cuori degli appassionati dello sci, visto che ai Mondiali di Cortina c’è lo splendido oro di Marta Bassino nel parallelo. Alla rassegna iridata in Italia manca la sfortunatissima Sofia Goggia, che si fa male e deve rinunciare al grande appuntamento. Nonostante l’infortunio, si aggiudica la coppa del mondo di specialità della discesa, così come la stessa Bassino porta a casa quella di gigante. Dalle nevi alle acque, con la magia di Luna Rossa che prima vince la Prada Cup, poi va a un passo dal sogno in America’s Cup a marzo, venendo sconfitta per un soffio ma tornando competitiva come non capitava da tantissimo tempo.
L’estate ci fa letteralmente sognare e lo fa con quella che in fin dei conti è una sconfitta, se si guarda al dato nudo e crudo, ma rappresenta una pagina di sport epocale. Non era mai successo in 134 edizioni, infatti, che un italiano potesse raggiungere la finale a Wimbledon: ci riesce Matteo Berrettini, che si arrende in finale a Djokovic ma regalando un sogno all’Italia. Nello stesso giorno, siamo campioni d’Europa nel calcio: la Nazionale di Mancini, dopo una splendida cavalcata, batte l’Inghilterra in finale a casa loro a Wembley e alza per la seconda volta nella sua storia il trofeo continentale.
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Nemmeno il tempo di smaltire la sbornia e di festeggiare coi caroselli facendo alzare i contagi ma anche la passione sportiva, ecco che due settimane dopo ci sono le Olimpiadi di Tokyo. Partono in sordina dal punto di vista degli ori, ma non dei podi, visto che, ed è un record, alla fine portiamo a casa 40 medaglie e senza un giorno in cui non ne arrivi nemmeno una. Quelle che ci restano nella mente, senza fare un torto alle altre, le due nel giro di dieci minuti, conquistate da Gianmarco Tamberi nel salto in alto e da Marcell Jacobs nella gara regina dei 100 metri piani l’1 agosto, oltre all’oro della 4×100 della velocità e al record del mondo per i velocisti del ciclismo su pista capitanati da Ganna. Si resta a Tokyo per un’altra grande soddisfazione, quella delle Paralimpiadi, in cui grazie alla forte spinta del nuoto portiamo a casa qualcosa come 69 medaglie.
E nella carrellata dei ricordi, Camila Giorgi che diventa la seconda italiana di sempre a vincere un “1000”, i due italiani, restando al tennis, nella stessa edizione delle Atp Finals, anche se con l’amarezza di Berrettini rimpiazzato da Sinner per le ultime due partite, e a proposito i quattro tornei portati a casa dall’altoatesino che ha scalato le classifiche arrivando in top-10. A settembre gli ultimi botti di una certa importanza: dopo le delusioni alle Olimpiadi, la Nazionale maschile e quella femminile di volley, a stretto giro di posta, vincono gli Europei e fanno esaltare tutti gli appassionati.
C’è spazio anche per il ciclismo su strada, visto che uno strepitoso Sonny Colbrelli, nel giro di pochi giorni, vince gli Europei e poi fa sua la Parigi-Roubaix finendo al traguardo tutto infangato. E’ lo specchio dell’Italia, la voglia di lottare, la capacità di non mollare mai: lo hanno fatto per un ventennio o quasi Federica Pellegrini e Valentino Rossi, le due leggende che hanno detto stop in quest’anno, in sordina ma da campioni non solo di nuoto e motori, ma nella vita. E in coda, il nostro grazie va anche a loro.
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