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Nell’immaginario collettivo, i Giochi Olimpici sono un’avventura appassionante che ogni atleta sogna di vivere almeno una volta nella vita. Non esiste un altro evento in grado di entusiasmare, tenere col fiato sospeso e regalare emozioni, non c’è manifestazione che celebri meglio lo sport e i suoi protagonisti. Un percorso lungo quattro anni racchiuso in un paio di settimane, in cui si fondono gioie e dolori, paure e speranze. Come gli eroi dell’Antica Grecia, forti, leali e coraggiosi, tanto belli quanto virtuosi, gli atleti di ieri e di oggi incarnano quell’ideale di perfezione che tutti cercano di imitare.
La riscoperta di Olimpia – Il viaggio olimpico è lungo quasi ventotto secoli. La sua idea nasce, si sviluppa, muore e risorge in Grecia, culla della civiltà occidentale. Olimpiade era il termine usato anticamente per designare il periodo di quattro anni che intercorreva tra una celebrazione e l’altra degli agoni dedicati a Zeus, organizzati nella città di Olimpia fin dal 776 a.C. Erano competizioni riservate a cittadini maschi liberi, adulti e di stirpe greca e comprendevano nove discipline: stadion (i moderni 200 metri piani), diaulos (400 metri), dolichos (4440 metri), corsa nei carri, lotta libera, pugilato, pancrazio, pentathlon e corsa con le armi. Questa tradizione millenaria fu interrotta dall’Imperatore romano Teodosio I, nel 393 d.C.: decisiva fu l’influenza del vescovo di Milano, Ambrogio, impegnato nella lotta contro le manifestazioni pagane. Ma i Giochi stavano già attraversando una fase di declino, di profonda crisi, a causa dei tanti avvenimenti che hanno portato al tramonto delle tradizioni classiche e allo svilimento della figura dell’atleta. I Giochi, così, cessarono di raccontare le loro meravigliose storie per quasi 1500 anni, fino a quando alcuni scavi, effettuati dalla spedizione comandata dal docente di filologia e archeologia all’Università di Berlino, Ernst Curtius, riportarono alla luce i resti di Olimpia, sotterrata da un devastante terremoto o da un violento tsunami nel VI secolo. Questa “scoperta”, unita alla diffusione della corrente del neoclassicismo, contribuì all’organizzazione di competizioni ispirate al Giochi di un tempo. Le più importanti ebbero luogo proprio in Grecia, volute da Evangelis Zappas, che mise a disposizione un’ingente somma di denaro; con l’aiuto di re Ottone I, nel 1859 Zappas riuscì a creare il primo Concorso olimpico, che si disputò nelle vie e nelle piazze di Atene. L’idea, per quanto apprezzabile, mostrava diverse falle organizzative e la sua risonanza fu minima, limitata ai confini nazionali. Il mecenate morì qualche anno dopo, lasciando una cospicua eredità che servì per la ricostruzione dello stadio Panathinaiko, dove si tennero i successivi Concorsi e, in seguito, i Giochi della I Olimpiade moderna.
De Coubertin, il padre dei Giochi – La svolta decisiva fu attuata solo qualche anno più tardi, grazie all’opera infaticabile del pedagogista francese Pierre de Fredi, barone de Coubertin. Egli considerava l’educazione sportiva come uno strumento necessario per la crescita dei giovani; mosso da una visione utopistica della società, in cui tutti dovrebbero rispettarsi e comportarsi lealmente, il barone fu il primo a intravedere nello sport e nella filosofia dell’olimpismo delle potenzialità mai riconosciute prima. Per favorire la diffusione di questo messaggio, sarebbe stato necessario regalare alla gioventù di tutto il mondo un’occasione per incontrarsi e vivere insieme un’autentica festa di sport. Già nel 1892 De Coubertin aveva trasmesso la sua idea di far rinascere i Giochi Olimpici in chiave moderna, ma la proposta fu accolta con poco entusiasmo, perché si scontrava con la “nobiltà” di alcune discipline e con i soliti nazionalismi difficili da abbattere. Il discendente del celebre spadaccino Cyrano de Bergerac, però, dimostrò una perseveranza e una tenacia fuori dal comune, sfruttando con grande arguzia le successive occasioni. E Il 16 giugno 1894, durante il primo Congresso Olimpico della storia, fu l’artefice della rinascita dei Giochi. De Coubertin con un colpo da maestro, era riuscito a inserire all’ordine del giorno la sua proposta, che venne finalmente accettata.
Sette giorni dopo, a conclusione del Congresso, fu istituito il Comitato Internazionale dei Giochi Olimpici, con il compito di organizzare la prima Olimpiade dell’era moderna. L’idea iniziale era di assegnare la manifestazione alla città di Parigi, nel 1900, in contemporanea con l’Esposizione universale. La paura che il pubblico perdesse interesse per la “novità”, però, portò De Coubertin ad anticipare i tempi e a designare Atene come città ospitante, nel 1896. Il resto è storia.
Dopo aver ripercorso insieme le varie fasi che hanno caratterizzato il lungo percorso di rinascita dei Giochi Olimpici, proviamo a stilare una raccolta delle parole che contraddistinguono la più grande manifestazione sportiva del mondo.
CIO – Il Comitato Olimpico Internazionale è l’organizzazione non governativa creata da Pierre de Coubertin nel 1894 per far rinascere i Giochi olimpici dell’antica Grecia. È il massimo organismo sportivo mondiale. Il primo presidente fu il greco Dimitrios Vikelas, quello attuale è il tedesco Thomas Bach. Il barone fu a capo del Comitato dal 1896 al 1925.
Olimpismo – È la filosofia alla base del Movimento Olimpico. Il Comitato ne dà questa definizione: “Esalta e combina in modo equilibrato le qualità del corpo, della volontà e della mente. Ha l’obiettivo di fondere sport ed educazione, cercando di creare uno stile di vita basato sulla soddisfazione tratta dall’impegno, sul valore educativo del buon esempio e sul rispetto per i principi etici fondamentali. Lo scopo finale è quello di incoraggiare l’instaurarsi di una società pacifica preoccupata della conservazione della dignità umana”.
Congresso – Voluto da De Coubertin, è un evento straordinario, un’occasione in cui poter discutere i problemi del movimento olimpico. Si è tenuto 13 volte: durante il primo, dal 16 al 24 giugno 1894, si è deciso di riproporre i Giochi. L’ultimo è quello che ha avuto luogo a Copenhagen, nel 2009.
Carta – Una sorta di Costituzione del movimento olimpico. Fissa principi e norme che governano il CIO e tutte le manifestazioni. Fu adottata per la prima volta nel 1908, anche se fu chiamata “Carta” solo nel 1978.
Bandiera – L’idea del vessillo olimpico fu del CIO ma nessuno, all’interno del Comitato, presentò un progetto valido. Ci pensò De Coubertin, nel 1913, a disegnare i celebri cinque anelli incrociati, disposti su due file, su uno sfondo bianco. I sei colori (quelli dei cerchi simboleggiano i continenti) sono quelli delle bandiere di tutto il mondo. Il drappo fu approvato un anno dopo e fece la sua prima comparsa ad Anversa, nel 1920.
Cerimonie – Sono regolamentate dalla norma 69 della Carta olimpica, e riguardano apertura e chiusura di ogni singola edizione, oltre alla consegna dei premi. La cerimonia d’apertura è quella più significativa e comincia con l’arrivo del Capo dello Stato del Paese ospitante, accompagnato dal presidente del CIO e da quello del Comitato organizzatore. Poi è la volta della parata, in ordine alfabetico (la prima a sfilare è la Grecia), delle varie Nazioni, ciascuna con un alfiere e un portabandiera in testa a rappresentarla e tutta la delegazione al seguito. Il Paese ospitante sfila per ultimo; quando tutti hanno fatto il loro ingresso nello stadio, il presidente del CIO invita il capo dello Stato a recitare la formula “Dichiaro aperti i Giochi di (nome città), in celebrazione della (numero edizione) Olimpiade dell’era moderna”. Infine, entra il tedoforo con la torcia e viene acceso il braciere con il fuoco sacro, accompagnato da un volo di colombe che simboleggiano la pace.
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Giuramento – Nel corso degli anni, la formula è cambiata più volte, fino ad arrivare a quella attuale, introdotta nel 1999 in vista dei Giochi di Sydney: “A nome di tutti gli atleti prometto che parteciperemo ai Giochi, rispettando e osservando le norme che li regolano, impegnandoci verso uno sport senza doping e senza droghe, in autentico spirito di sportività, per la gloria dello sport e l’onore delle nostre squadre”. A quello riservato agli atleti, nel 1972, si è aggiunto anche il giuramento per i giudici.
Motto – “Citius, altius, fortius” (più velocemente, più in alto, con più forza). Fu adottato a partire dal 1894 da de Coubertin, che trasse ispirazione dal suo consigliere spirituale, il padre domenicano Henri Martin Didon.
Messaggio – Da non confondersi con il motto è il messaggio olimpico: “L’importante nell’Olimpiade non è vincere, ma partecipare. L’essenziale non è affermarsi, ma battersi bene”. Un pensiero, diffuso a partire da Los Angeles 1932, che molti pensano sia stato inventato da De Coubertin, ma che in realtà appartiene a un arcivescovo americano, Ethelbert Talbot. Il barone cambiò solo qualcosa rispetto alla versione originale: “L’importante nella vita non è solo vincere, ma aver dato il massimo. Vincere senza combattere non è vincere”.
Inno – Composto in occasione della prima edizione, svoltasi ad Atene nel 1896. L’autore della musica è il greco Spyridon Samaras, mentre il testo appartiene al poeta Kostis Palamas. Fu eseguito per la prima volta in occasione della cerimonia d’apertura, il 6 aprile 1896, suonato da nove complessi bandistici e intonato da 150 coristi. Fino al 1960 furono adottate altre composizioni, ma da Roma in poi si è tornati alle origini.
Fiamma – Il sacro fuoco fece la sua prima comparsa a Berlino, nei Giochi del 1936. L’idea fu di Carl Diem, dal 1917 al 1933 segretario del Comitato tedesco per l’educazione fisica. La cerimonia ha inizio nell’Altis, il luogo in cui sorgeva il sacro recinto di Olimpia, dove una donna vestita da antica sacerdotessa accende il fuoco con uno specchio e i raggi del sole.
Torcia – È il mezzo di trasporto della fiamma dal luogo dell’accensione a quello della manifestazione.
Braciere – Chiamato anche tripode, è la “grande torcia” accesa durante la cerimonia di apertura dei Giochi e dove arde il sacro fuoco, che non si spegne mai durante tutta la manifestazione. Si trova nello stadio olimpico e viene acceso dall’ultimo tedoforo. La sua prima apparizione è datata 1928.
Staffetta – Trae la propria origine dalla corsa dei giovani per consegnare il fuoco alla sacerdotessa di Era, moglie di Zeus, per dare inizio al sacrificio. La durata delle frazioni e la distanza da percorrere per i tedofori non è fissa: in diverse occasioni, la torcia ha attraversato più di un continente (nel caso di Atene 2004 tutti e cinque) prima di giungere a destinazione, nel Paese ospitante.
Podio – È la piattaforma su cui gli atleti classificati nelle prime tre posizioni sono premiati al termine di ogni gara. Ha tre piazze: quella centrale è la più alta ed è riservata al vincitore.
Medaglie – Sono i premi principali consegnati agli atleti capaci di occupare i primi tre posti di una competizione. Da tradizione, sono così suddivise: medaglia d’oro per il vincitore, d’argento per il secondo e di bronzo per il terzo classificato. La pratica della distribuzione delle tre medaglie esiste dai Giochi di Londra 1908; ad Atene furono consegnate medaglie solo per i primi due posti, mentre le due successive (Parigi e Saint Louis) videro l’assegnazione di coppe ed altri premi. Da Roma 1960 vengono poste al collo con un nastro, mentre prima erano consegnate all’interno di cofanetti. Hanno diametro minimo di 60 mm e spessore non inferiore a 3 mm. Sono disegnate dal comitato organizzatore e approvate dall’esecutivo del CIO. Nel 1964 è stata introdotta anche la Medaglia De Coubertin, considerata il più grande premio che un atleta possa ricevere, la più alta onorificenza del CIO. È assegnata a quegli atleti che dimostrano uno spirito di sportività nei Giochi olimpici. Il primo a riceverla è stato il bobbista italiano Eugenio Monti.
Coppa – È il riconoscimento istituito da De Coubertin nel 1906, per premiare enti o associazioni che abbiano dimostrato merito e integrità nello sviluppo del Movimento olimpico. Negli scorsi giorni è stata assegnata all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Dopo il successo di Rio 2016, a giugno sarà annunciata la nuova squadra dei rifugiati che parteciperà ai Giochi di Tokyo.
Ordine – Insieme alla Medaglia de Coubertin, è la più alta onorificenza olimpica. È stata istituita nel 1975 ed è assegnata a chi si è particolarmente distinto nello sport o ha contribuito alla diffusione delle Olimpiadi e dell’attività sportiva. In origine era suddivisa in tre gradi di benemerenza: il collare d’oro, d’argento e di bronzo. Dal 1984, però quest’ultimo non viene praticamente più utilizzato.
Emblema – Il logo olimpico combina i cinque cerchi con elementi che rappresentano la città o il paese organizzatore. Il primo è apparso nel 1924, per l’Olimpiade di Parigi.
Mascotte – Introdotta nel 1968, in occasione dei Giochi olimpici invernali di Grenoble, rappresenta di solito un animale o una figura rappresentativa del luogo in cui si svolge la manifestazione.
Poster – Da non confondersi con il logo, è il manifesto ufficiale dei Giochi. Esiste dalla prima edizione ed è disegnato da artisti delle Nazioni organizzatrici.
Film – La tradizione fu introdotta a Berlino 1936, quando il Reich affidò a Leni Riefenstahl la realizzazione di “Olympia”. Tra le pellicole più famose c’è sicuramente quella sui Giochi di Roma 1960, girata da Romolo Marcellini e dal titolo “La Grande Olimpiade”
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