Molti sportivi sono visti dagli appassionati delle varie discipline come dei veri e propri superuomini, di un altro livello rispetto a noi “comuni mortali” e spesso a ragion veduta. Pochissimi atleti però possono davvero ritenersi degni di entrare a far parte dell’Olimpo dello sport: Ole Einar Bjoerndalen, che si è ritirato oggi ad oltre 44 anni, è senza dubbio uno di questi. Sarebbe troppo semplicistico e banale ridurre tutto soltanto ai successi conquistati in 25 anni di carriera dal “Re” del biathlon, ma i numeri effettivamente possono davvero far capire a molti la grandezza di un’autentica leggenda.
NUMERI DA RECORD – Bjoerndalen è ad oggi l’uomo più medagliato nella storia dei Giochi Olimpici invernali, con 13 medaglie (di cui otto d’oro): nel cuore di molti è entrata la vittoria della sprint olimpica di Sochi 2014, a 40 anni suonati e a 16 anni dal primo alloro olimpico. Ha raggiunto l’impressionante quota di 95 vittorie e 179 podi in Coppa del Mondo, risultati che gli hanno permesso di conquistare per sei volte la sfera di cristallo generale e ben 20 “coppette” di specialità. Impressionanti i numeri per quanto riguarda i Mondiali di biathlon, che a differenza di altre discipline invernali si svolgono in tutti gli anni non olimpici: la bacheca di casa Bjoerndalen (probabilmente ce ne sono diverse, una sola non potrebbe contenere tutti questi allori) vanta 45 medaglie iridate, con 20 ori.
UN SOLO AVVERSARIO PIU’ FORTE – Nel corso degli anni Ole ha affrontato in pista e al poligono campionissimi del calibro di Sven Fischer e Raphael Poirèe, con cui ha dato vita a duelli epici. Tra gli altri ancora in attività ovviamente ci sono Emil Hegle Svendsen e Martin Fourcade, con quest’ultimo che nei prossimi anni potrebbe togliere a Bjoerndalen alcuni dei suoi record ma difficilmente potrà scalzarlo da quel posto speciale nel cuore degli appassionati. Alla fine però l’unico avversario che non si batte mai è il tempo, che scorre e fa segnare sulla carta d’identità e sul fisico un conto da pagare. E così Bjoerndalen oggi ha confessato di aver sofferto di aritmie cardiache negli ultimi mesi, una problematica che da vero campione ha affrontato nel silenzio continuando a cullare quel sogno chiamato PyeongChang 2018. Purtroppo però le sue prestazioni non sono state ritenute sufficienti dallo staff norvegese per essere in gara alla sua settima Olimpiade, una decisione che forse ha privato tutti di un’ennesima, ultima e indimenticabile pagina di questa Storia.
UN NUOVO CAPITOLO – Ci sono ancora dubbi da dissipare sul futuro di Bjoerndalen, che in Corea abbiamo visto nelle vesti di “coach” della moglie e punta della Bielorussia Darya Domracheva. Per il momento Ole ha confermato che non ricoprirà il ruolo di allenatore in nessun contesto, norvegese o bielorusso che sia. Certamente però il mondo del biathlon sarà sempre pronto ad accogliere la sua leggenda più grande. Nel frattempo la coppia d’oro degli sport invernali potrà crescere la piccola Xenia, nata nell’ottobre 2016. E chissà che quell’epoca pronta oggi a chiudersi non possa riaprirsi tra qualche anno, con una giovane Bjoerndalen in pista e il leggendario papà al suo fianco. Alla fine, non può che essere il sogno di tutti.