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Sveglia alle 8.15, sole che splende, il cielo è azzurro. La colazione stamattina prevede il salmone. Doccia rapida e, zaino in spalla, si parte in direzione Roland Garros. Oggi un solo grande obiettivo: la prima qualificazione Slam di Flavio Cobolli. È impegnato sul campo 14, quello in questi giorni abbiamo ridefinito ‘il centralino delle quali’, contro il giocatore di casa Laurent Lokoli.
Flashback. Lokoli mi riporta indietro nel tempo al 2014, al suo match di primo turno contro Steve Johnson. Vado a cercare un mio vecchio diario di bordo da Spazio Tennis. Ecco cosa avevo scritto all’epoca:
“Spettacolo straordinario sulle tribune del campo numero 7, durante il match tra Laurent Lokoli e Steve Johnson, interrotto per oscurità sul punteggio di 6-4 7-6 6-7 3-6 1-3 in favore dello statunitense. A parte il match, che ha visto Lokoli ad un passo dalla vittoria con occasioni clamorose sprecate (tra cui alcuni match point) e ora Johnson molto vicino alla altrettanto clamorosa rimonta, lo show è stato sugli spalti. Una cinquantina di tifosi provenienti dalla Corsica (foto a destra), isola natia di Lokoli, hanno incitato il loro beniamino con cori da stadio durante tutto il match. Un paio sono stati in piedi per le quasi quattro ore di match in stile capo ultras. Le bandiere del Bastia alle loro spalle stanno a dimostrare che probabilmente erano veramente dei capi della curva della compagine corsa”.
Ma torniamo all’attualità. Arrivo al Roland Garros alle 10.20, ho appuntamento con Marco Panichi, preparato fisico di Novak Djokovic dal 2017 e tra gli organizzatori del PL Open Tournament al Forum Sport Center ($25.000 che inizia a Roma domenica). Domani, a proposito di tutto ciò, troverete la mia intervista a Marco sul Corriere dello Sport. Passo al volo vicino allo Chatrier per salutare Sergio Giorgi e poi si va a passo svelto verso il campo 14 per il match di Flavio.
È vicino al tutto esaurito. Si sta giocando il primo game. Entro sul campo e mi piazzo in un distinto. Il pubblico è ovviamente al 99% francese ed è pronto a sostenere Lokoli. Parlo di 99%, non 100%. Dalla mia posizione riesco a individuare l’1%: oltre ovviamente al team di Flavio (il papà allenatore Stefano Cobolli, l’assistant coach Matteo Fago e il preparatore fisico Francesco Cerrai), abbiamo due ragazze alla mia destra con tanto di bandierina italiana, un ragazzo che incita Flavio dalle ultime file alle spalle della giudice di sedia e il collega Enrico Milani che si trova nell tribuna di fronte all’arbitro. Spoiler: il pubblico non riuscirà mai a entrare nel match, soprattutto per merito di Cobolli.
Si parte. Una palla break a testa nei primi due giochi. Poi sul 3-3 l’allungo di Flavio, che realizza il break per poi andare a servire per il set sul 5-4. Qui arriva l’unico momento di leggera indecisione di Cobolli, che si ritrova 15-40 con un paio di gratuiti. Si porta sul 40-40, ma due vincenti (dritto anomalo e risposta vincente di rovescio lungolinea) regalano il break (che sarà poi l’unico del match) a Lokoli. Flavio non si scompone. La sensazione da fuori è che sia superiore in tutto: tecnica, tattica e velocità di piedi. Anche il servizio, che è molto migliorato, dà una mano con 6 ace e l’80% di punti vinti con la prima. Nel secondo set l’unico brivido arriva sul 3-2 e servizio, quando Flavio, sul 30-30, gioca uno dei punti più belli del match con uno strettino di rovescio in slice.
Sul 7-5 4-3 Lokoli tenta la carta del MTO. Ma Flavio rientra in campo dopo 5 minuti di pausa come niente fosse. Il triplo urlo al match point racconta la gioia, pura, di una qualificazione che era sfuggita due volte (a Melbourne e a New York) all’ultimo turno di qualificazioni. Abbraccia una ragazza con la maglia della Roma, saluta tutti, sorride. Un momento emozionante, bellissimo. Anche per chi, come me, ha realmente visto crescere dai 9 anni sino a oggi questo ragazzo.
LEGGI L’INTERVISTA A FLAVIO COBOLLI
Pranzo rapido con Enrico Milani, comprensivo di caffè pagato come fosse oro, e mi dirigo a casa. Oggi giornata corta, ma significativa. La sera, mi concedo una cena con team Cobolli e team Vavassori. Incontriamo anche Matteo Arnaldi. Ma, come spiegavo a Francesco Cerrai, io scrivo solo il 5% di quello che so. È la mia regola aurea da anni. Quindi, della cena, non saprete nulla. Si torna a casa, è tardi, domani arriva Theo. Buonanotte.
Anzi, no. Secondo flashback. La memoria è andata inevitabilmente alle prime volte in cui ho visto giocare Flavio Cobolli. Parliamo di Lemon Bowl, era under 10. Vedere per credere al minuto 2.55 di questo video (se vi va guardatevelo tutto, troverete qualche volto, oggi, noto).
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