[the_ad id=”10725″]
“A Rio sarà un sogno, ma non mi pongo obiettivi né voglio montarmi la testa, se sarò tra le prime cinque sarà per me già un successo. E poi ci saranno 8000 persone a vedere le nostre gare, ma quando mai?!”. Stefanie Horn si racconta in esclusiva, a cuore aperto, ai microfoni di Sportface.it. L’atleta italo-tedesca, attualmente nella sua settimana di scarico in montagna perché, come dice, “nel nostro sport abbiamo tre settimane di carico e una di scarico”, sarà la rappresentante italiana nella specialità Canoa Slalom K1. Argento agli europei assoluti, oro agli europei under 23 e argento ai mondiali under 23, Steffi (come la chiamano tutti) si è qualificata per la sua prima Olimpiade a Rio 2016, ed è orgogliosa di rappresentare i colori italiani.
Pass strappato per Rio 2016 con l’Europeo in Slovacchia, che gara è stata?
“Sì, in realtà le gare per la qualificazione a Rio erano tre: quella in Slovacchia era l’ultima, quella che ufficialmente ci dava il pass per l’Olimpiade. Io ho vinto le prime due gare utili per la qualificazione quindi le altre ragazze non potevano più battermi, solamente che il nome della qualificata usciva solo dopo la terza gara.
Quindi, arrivata a Liptovsky Mikulas, sapevi già di essere qualificata?
“Sì… (sorride, ndr). Solo che non era ufficiale, ma io potevo gareggiare più tranquilla”.
È stato facile, allora?
“Beh, facile no, in fondo erano sempre i campionati europei. E sono stata un po’ triste perché alla fine nella finale ho fatto una brutta gara e sono arrivata ottava. Qui da noi (nella Canoa Slalom, ndr) partono per primi gli ultimi delle semifinali, a differenza dello sci. Io avevo vinto la semifinale e sono partita per ultima, mi è saltata un po’ la testa e sono finito ottava”.
Eri già a Rio con la testa…
“Dai diciamo così…”.
Sei la rappresentante per l’Italia a Rio 2016 nella specialità Canoa Slalom K1, vuoi parlarci un po’ di questo sport? Magari non tutti lo conoscono.
“Volentieri. Noi gareggiamo nel fiume, ormai sono tutti canali artificiali. Facciamo gare di 90/100 secondi (una manche) e devi scendere facendo delle porte: le porte verdi le fai in direzione della corrente, le porte rosse contro corrente, sono 6 porte rosse e 14/16 porte verdi. E devi essere la più veloce. Io sono seduta nella barca, il kayak, e ho una pagaia con due fogli. Poi c’è la Canadian dove si sta in ginocchio, e hai solo un lato della pagaia e poi c’è Canadian 2 dove sono in due seduti”.
Sarà la tua prima Olimpiade, d’altronde sei giovanissima…
“Si sarà la prima esperienza olimpica. Ho 25 anni (classe ’91, ndr). C’è gente che ha già fatto anche la sua prima Olimpiade a quest’età, ma diciamo che è un’età media per i Giochi Olimpici, io son soddisfatta”.
Raccontaci il tuo palmares.
“Fino al 2012 gareggiavo per la Germania, sotto la cui bandiera avevo vinto a livello juniores la medaglia d’argento agli europei e ai mondiali. Poi nel 2013 ho cambiato nazionalità e sono arrivata seconda agli europei assoluti, poi ho vinto gli europei under 23, e seconda ai mondiali under 23”.
Quali dunque le tue origini e come sei diventata cittadina italiana?
“Io sono di origine tedesca, i miei genitori sono tedeschi e sono nata in Westfalia. Mi sono sposata con un italiano e per il matrimonio e per merito sportivo ho preso la cittadinanza italiana”.
Hai scelto tu di gareggiare per l’Italia, o dopo il matrimonio viene automatico?
“Beh, la scelta è dell’atleta, io avevo scelto di vivere in Italia perché mio marito è italiano. Lui aveva scelto di studiare agricoltura legata alle montagne. In Westfalia montagne non ce ne sono così come, quindi, offerte di lavoro. E poi adesso è comandante nella Forestale, quindi ha il lavoro qua in Italia”.
Quindi, Italia per amore?
“Sì, sia per mio marito sia perché mi piace vivere qua e amo questo paese. Tra l’altro lui prima gareggiava e essendo italiano era più facile stare insieme, quando sono venuta qua (in Italia, ndr) lui faceva ancora sport, allora viaggiavamo spesso e volentieri insieme, se sei di due nazioni diverse non è facile vedersi spesso. Lui non fa più sport, ma il fratello viene con me a Rio a gareggiare nel K1 (Giovanni de Gennaro, ndr)”.
La Canoa Slalom, uno sport affascinante quanto poco noto, specialmente nel nostro paese, come hai scoperto questa disciplina?
“È un po’ strano, io come detto sono della Westfalia, non ci sono montagne né grandi fiumi, però lo faceva mio padre, lui faceva Canadian 2 e quando ero piccola mi ha messo davanti alla barca con il salvagente, allora ho iniziato a pagaiare”.
Solo canoa, quindi, fin da subito?
“Ho provato anche il nuoto, perché la mia mamma nuotava, ma la canoa all’aria aperta con i suoni della natura mi ha appassionato di più, piuttosto del nuoto dentro una palestra”.
Sei una grande amante della natura…
“Sì, adesso sono in montagna nella mia settimana di scarico. Appena posso ci vado. Nel nostro sport, abbiamo tre settimane di carico e una di scarico”.
Chi è Steffi Horn, fuori dal kayak?
“Ripeto, mi piace tanto andare in montagna, sciare, arrampicarmi, la mountain bike. Amo viaggiare, scoprire nuove culture anche dal punto di vista culinario. Mi piace anche cucinare, infatti”.
Altrimenti non avresti scelto l’Italia…
“Esatto! (ride, ndr). Mi piace anche studiare. Imparare le lingue. L’italiano però non l’ho studiato, l’ho imparato parlando, con l’esperienza. Poi parlo anche inglese, spagnolo, francese e ovviamente tedesco”.
Sei una studiosa?
“Mi sto laureando in Scienze e Tecnologie Alimentari a Milano. Mi ero già laureata in Germania e ora mi sto specializzando”.
Riesci a studiare e allenarti?
“Adesso sono ferma, faccio gli esami quando ho tempo. A settembre o ottobre ricomincerò”.
Quindi vita da atleta e non solo?
“Sì, in più sono in Marina Militare da dicembre, nel centro sportivo”.
Quindi una scelta in funzione dello sport?
“Sì, nello sport c’è la possibilità di entrare nelle forze dello stato. Per la Canoa c’è la possibilità solo per Marina, o la Forestale o la Polizia Penitenziaria”.
E come mai non hai scelto la forestale? Saresti stata collega con tuo marito…
“(sorride… ndr) Perché la forestale ha chiuso, non prende più atleti. Anche per la mia laurea sarebbe stato migliore la Forestale, però nella Marina c’è l’elemento dell’acqua. Poi non devo stare in caserma, ovviamente nella Canoa Slalom è difficilissimo stare in caserma, mentre ad esempio nel canottaggio è più facile perché si va in acqua piatta. Io ho la possibilità di stare a casa per allenarmi meglio. Chiaro che devo dire dove sono, non posso andare dove voglio, devo comunicarlo”.
Com’è il movimento in Italia di questo sport?
“A livello femminile purtroppo siamo in pochissime, ci sono una o due ragazze che potrebbero prendere una medaglia in futuro. Ad esempio Chiara Sabatini, spero che almeno a livello Under possa raggiungere obiettivi importante e vincere qualcosa. Invece a livello di K1 maschile abbiamo tanti giovani, un bel gruppo di ragazzi. In Germania o Repubblica Ceca c’è un sacco di gente che fa questo sport e se tu ti qualifichi è bellissimo perché è così difficile. Nazioni, anche forti, hanno solo un posto perché le Olimpiadi sono universali e ha il posto garantito anche l’Oceania, ad esempio. Per assurdo è più facile arrivare in finale all’Olimpiade che al Mondiale, per il quale, invece, vi sono 3 posti per paese”.
E gli atleti che non vanno nelle Forze dello Stato, si allenano altrove?
“In Italia è difficilissimo, abbiamo solo un posto per allenarci che è a Ivrea, ma in pochi viviamo lì. Gli altri ragazzi si allenano sull’acqua piatta, purtroppo…”.
Quindi ci sono difficoltà concrete per questo sport?
“Sì, poi è anche uno sport molto costoso. Devi cambiare un po’ la tua vita. Il fatto che sia caro è un po’ la conseguenza dei pochi posti per allenarsi. Una canoa costa 2000€, poi la pagaia l’abbigliamento tecnico e i viaggi… e viaggiare in macchina è caro, non è che puoi trasportare una canoa sul treno”.
Sei pronta per Rio?
“Adesso faccio una piccola pausa, ho lavorato tantissimo le ultime tre settimane. Però sì, sono abbastanza pronta. A Rio sarà un sogno, ma non mi pongo obiettivi né voglio montarmi la testa”.
Obiettivi? Pensi alla medaglia?
“Io vorrei arrivare tra le prime cinque, però comunque l’Olimpiade è un’altra gara. Ci sarà tanta gente a vederci, un background gigante di persone che ci guardano”.
Entreranno in gioco altri fattori, l’emotività ad esempio?
“Mi hanno detto che hanno preparato una tribuna per 8000 persone a vederci. Ma quando mai?! (sorride umilmente, ndr) Di solito alle gare gli spettatori sono pochissimi”.